Il contributo mostra la rilevanza della riflessione di carattere psicologico presente nella “Ricerca del tempo perduto”: la percezione, la memoria, l’oblio, il sonni, i sogni, lo sdoppiamento della personalità sono alcuni dei temi che Proust incorpora ora nel tessuto del racconto, ora nelle parti più teoriche del romanzo. Diversamente da Bergson, che privilegia un modello unitario dell’io basato sulla continuità della vita interiore, Proust fonda la propria concezione su un principio generale di discontinuità: nella “Ricerca”, la molteplicità che contrassegna la vita dell’io non sfocia in una sintesi unitaria, così come il susseguirsi dei diversi momenti non si traduce – all’interno della coscienza – in un sentimento di continuità temporale, in un fluire di ricordi perfettamente integrati fra di loro e sempre pronti ad essere evocati. Questa concezione lascia trapelare l’influsso esercitato su Proust dalla psicologia sperimentale francese che, indagando fenomeni come l’isteria e la suggestione ipnotica, nella seconda metà dell’Ottocento aveva considerato sotto un’inedita prospettiva i casi di “divisione” o dissociazione dell’io. In Proust, potremmo dire che vi è una radicalizzazione di questo modello, per cui le stesse forme di divisione dell’io che la psicologia dell’epoca riteneva patologiche diventano appannaggio dell’io normale. Su queste basi, Proust elabora una posizione originale, di cui il presente contributo analizza i rapporti non solo con la teoria del sonno e dei sogni, ma anche con quella della memoria involontaria e della creazione letteraria.
Sonno, sogni e discontinuità dell’io nella psicologia di Proust / Contini, A.. - (2021), pp. 237-268.
Sonno, sogni e discontinuità dell’io nella psicologia di Proust
CONTINI, A.
2021
Abstract
Il contributo mostra la rilevanza della riflessione di carattere psicologico presente nella “Ricerca del tempo perduto”: la percezione, la memoria, l’oblio, il sonni, i sogni, lo sdoppiamento della personalità sono alcuni dei temi che Proust incorpora ora nel tessuto del racconto, ora nelle parti più teoriche del romanzo. Diversamente da Bergson, che privilegia un modello unitario dell’io basato sulla continuità della vita interiore, Proust fonda la propria concezione su un principio generale di discontinuità: nella “Ricerca”, la molteplicità che contrassegna la vita dell’io non sfocia in una sintesi unitaria, così come il susseguirsi dei diversi momenti non si traduce – all’interno della coscienza – in un sentimento di continuità temporale, in un fluire di ricordi perfettamente integrati fra di loro e sempre pronti ad essere evocati. Questa concezione lascia trapelare l’influsso esercitato su Proust dalla psicologia sperimentale francese che, indagando fenomeni come l’isteria e la suggestione ipnotica, nella seconda metà dell’Ottocento aveva considerato sotto un’inedita prospettiva i casi di “divisione” o dissociazione dell’io. In Proust, potremmo dire che vi è una radicalizzazione di questo modello, per cui le stesse forme di divisione dell’io che la psicologia dell’epoca riteneva patologiche diventano appannaggio dell’io normale. Su queste basi, Proust elabora una posizione originale, di cui il presente contributo analizza i rapporti non solo con la teoria del sonno e dei sogni, ma anche con quella della memoria involontaria e della creazione letteraria.File | Dimensione | Formato | |
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