Il problema della contraffazione ha assunto una rilevanza notevole nelle dinamiche economiche globali nel corso degli ultimi 20 anni. I numeri del fenomeno rappresentano probabilmente solo una parte di questa economia sommersa poiché rinvenuta attraverso l’attività di accertamento ed i sequestri messi in atto dalle autorità preposte, a livello locale, nazionale ed internazionale. Le numerose stime induttive che vari istituti hanno sviluppato presentano, infatti, notevole variabilità, sulla base delle metodologie adottate e dei dati di partenza utilizzati. Questa variabilità si trasferisce anche sulla valutazione dell’impatto economico generale della contraffazione, in termini di mancate vendite dei produttori di originale e mancate entrate fiscali per le autorità statali. La misura più citata per quantificare il fenomeno della contraffazione è quella dell’OECD, che stima un valore globale prossimo ai 250 miliardi di dollari (OECD, 2008). Una recente analisi, che tiene conto dei prodotti acquistati sui mercati domestici e i prodotti digitali oggetto di pirateria, eleva la stima precedente ad un intervallo compreso tra i 450 e i 650 milioni di dollari, che è destinato a raddoppiare nel 2015 (BASCP 2011). I dati della Word Customs Organization, che censiscono i prodotti sequestrati dalle autorità doganali a livello mondiale, evidenziano come i settori più afflitti da questa pratica siano proprio quelli in cui operano i più importanti luxury brand: abbigliamento e accessori, scarpe, orologi e gioielli (Tab. 6.1). Mentre negli anni ’80 il settore più colpito dal fenomeno era quello degli orologi, in questi ultimi vent’anni si è assistito ad un’esplosione del commercio di accessori e abbigliamento contraffatto, alimentata dalla produzione di falsi di maggiore qualità rispetto al passato. All’interno del triennio 2008-2010, la World Customs Organization (WCO 2009; 2010; 2011) ha stimato come le marche più colpite, in funzione dei prodotti sequestrati dalle autorità doganali mondiali, siano due grandi griffe del lusso – Gucci e Louis Vuitton – con un valore stimato della sola merce contraffatta che complessivamente supera il miliardo di euro (Tab. 6.2). È evidente, quindi, come queste due maison del lusso siano estremamente esposte al fenomeno della contraffazione, che riguarda soprattutto i modelli flagship delle collezioni di borse. Si tratta, quindi, di un fenomeno che è alimentato dai desideri di un pubblico sempre più sensibile al contenuto emozionale e aspirazionale dei prodotti del lusso che assume una notevole rilevanza se si pensa che tali marchi alimentino efficacemente le dinamiche di mercato e la capacità attrattiva di interi sistemi-Paese, tra cui spiccano in particolare le case di moda del made in Italy e le griffes francesi. L’esplosione della contraffazione è per molti versi facilitata dalla frammentazione della produzione su scala mondiale, che agevola la proliferazione del falso soprattutto sui mercati emergenti. I dati della WCO confermano, infatti, il primato della Cina come principale esportatore mondiale di prodotti contraffatti, sulla base delle nazioni di origine dei prodotti sequestrati dalle autorità doganali (Tab. 6.3).
I riflessi della contraffazione sul valore della marca / Gabrielli, Veronica; Baghi, Ilaria; Grappi, Silvia; Balboni, Bernardo. - STAMPA. - (2013), pp. 125-144.
I riflessi della contraffazione sul valore della marca
GABRIELLI, Veronica;BAGHI, ILARIA;GRAPPI, Silvia;BALBONI, Bernardo
2013
Abstract
Il problema della contraffazione ha assunto una rilevanza notevole nelle dinamiche economiche globali nel corso degli ultimi 20 anni. I numeri del fenomeno rappresentano probabilmente solo una parte di questa economia sommersa poiché rinvenuta attraverso l’attività di accertamento ed i sequestri messi in atto dalle autorità preposte, a livello locale, nazionale ed internazionale. Le numerose stime induttive che vari istituti hanno sviluppato presentano, infatti, notevole variabilità, sulla base delle metodologie adottate e dei dati di partenza utilizzati. Questa variabilità si trasferisce anche sulla valutazione dell’impatto economico generale della contraffazione, in termini di mancate vendite dei produttori di originale e mancate entrate fiscali per le autorità statali. La misura più citata per quantificare il fenomeno della contraffazione è quella dell’OECD, che stima un valore globale prossimo ai 250 miliardi di dollari (OECD, 2008). Una recente analisi, che tiene conto dei prodotti acquistati sui mercati domestici e i prodotti digitali oggetto di pirateria, eleva la stima precedente ad un intervallo compreso tra i 450 e i 650 milioni di dollari, che è destinato a raddoppiare nel 2015 (BASCP 2011). I dati della Word Customs Organization, che censiscono i prodotti sequestrati dalle autorità doganali a livello mondiale, evidenziano come i settori più afflitti da questa pratica siano proprio quelli in cui operano i più importanti luxury brand: abbigliamento e accessori, scarpe, orologi e gioielli (Tab. 6.1). Mentre negli anni ’80 il settore più colpito dal fenomeno era quello degli orologi, in questi ultimi vent’anni si è assistito ad un’esplosione del commercio di accessori e abbigliamento contraffatto, alimentata dalla produzione di falsi di maggiore qualità rispetto al passato. All’interno del triennio 2008-2010, la World Customs Organization (WCO 2009; 2010; 2011) ha stimato come le marche più colpite, in funzione dei prodotti sequestrati dalle autorità doganali mondiali, siano due grandi griffe del lusso – Gucci e Louis Vuitton – con un valore stimato della sola merce contraffatta che complessivamente supera il miliardo di euro (Tab. 6.2). È evidente, quindi, come queste due maison del lusso siano estremamente esposte al fenomeno della contraffazione, che riguarda soprattutto i modelli flagship delle collezioni di borse. Si tratta, quindi, di un fenomeno che è alimentato dai desideri di un pubblico sempre più sensibile al contenuto emozionale e aspirazionale dei prodotti del lusso che assume una notevole rilevanza se si pensa che tali marchi alimentino efficacemente le dinamiche di mercato e la capacità attrattiva di interi sistemi-Paese, tra cui spiccano in particolare le case di moda del made in Italy e le griffes francesi. L’esplosione della contraffazione è per molti versi facilitata dalla frammentazione della produzione su scala mondiale, che agevola la proliferazione del falso soprattutto sui mercati emergenti. I dati della WCO confermano, infatti, il primato della Cina come principale esportatore mondiale di prodotti contraffatti, sulla base delle nazioni di origine dei prodotti sequestrati dalle autorità doganali (Tab. 6.3).File | Dimensione | Formato | |
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