La sicurezza del paziente rappresenta oggi, a livello internazionale, uno dei principali temi affrontati dalle istituzioni governative e dalle organizzazioni sanitarie. Sollecitazioni e indicazioni a sviluppare questo aspetto del processo di cura sono presenti nei documenti a livello nazionale e regionale. In letteratura l'importanza di considerare la Cultura della Sicurezza del Paziente (CPS) è ampiamente accettata e ben documentata. Gli autori suggeriscono che la presenza di una cultura orientata a promuovere la sicurezza all’interno dei servizi sanitari sia un importante e necessario precursore per poter migliorare la sicurezza del paziente. La definizione più comunemente usata e ampiamente diffusa di CPS è stata proposta dalla Health Safety Commissionche la definisce come: il prodotto individuale e di gruppo di valori, atteggiamenti, percezioni, competenze e modelli di comportamento che determinano l'impegno e lo stile di una organizzazione della salute nella attuazione dei programmi di sicurezza. Le organizzazioni con una positiva cultura della sicurezza sono caratterizzate da una comunicazione fondata sulla fiducia reciproca, dalla percezione condivisa dell'importanza della sicurezza, e dalla fiducia nella efficacia delle misure preventive. In una recente review sul tema, Feng et al.concludono che c’è consenso sul fatto che la cultura della sicurezza del paziente sia un sottoinsieme della cultura organizzativa e si riferisca specificamente ai valori e alle convinzioni in materia di sicurezza dei pazienti all'interno di organizzazioni di assistenza sanitaria. A causa delle numerose definizioni di cultura della sicurezza proposte in letteratura e della sua natura multidimensionale, non è sorprendente che ci sia poco consenso per quanto riguarda le dimensioni che ne costituiscono il costrutto e che siano presenti differenti approcci di studio. I metodi qualitativi includono osservazioni, focus group, discussioni e studi di casi. Al contrario, attraverso l’approccio quantitativo c’è il tentativo di misurare la cultura della sicurezza secondo procedure spesso altamente standardizzate, utilizzando interviste strutturate e questionari. Tra gli strumenti di natura quantitativa emergono l’Hospital Survey on Patient Safety Culture (HSOPS)7 e il Safety Attitudes Questionnaire (SAQ)8 per le buone proprietà psicometriche, il numero di dimensioni testate e per essere stati provati su larga scala. Sia Sexton JB et al. (2006) che Deilkas and Hofoss (2006) nelle loro ricerche concludono che il SAQ ha buone qualità psicometriche ed in particolare questi ultimi lo ritengono l’unico strumento che misura la cultura della sicurezza i cui risultati siano correlabili agli esiti sui pazienti. In Italia non risultano pubblicazioni relative ad indagini che hanno utilizzato il SAQ, mentre una unica ricerca svolta nel 2007 ha utilizzato una versione tradotta in italiano del questionario HSOPS. In questo scenario, diventa allora pregnante ed auspicabile indagare strumenti e/o percorsi di misurazione della safety culture applicabili al contesto sanitario italiano, per inserirli nell’ambito di tutta la serie di interventi che costituiscano l’approccio proattivo al tema della sicurezza. Per la sicurezza è indispensabile l’apporto di ogni professionista sanitario, il quale è chiamato da un lato a ricoprire un ruolo attivo nell’individuazione e segnalazione delle insufficienze latenti e dei “quasi errori” e dall’altro a contribuire al miglioramento complessivo della qualità delle prestazioni erogate da ogni struttura sanitaria. In questo contesto nasce il presente progetto di ricerca con lo scopo di indagare la cultura della sicurezza e comprendere se e come questa divenga costituente della professionalità agita di alcuni profili professionali.Obiettivi Gli obiettivi della ricerca sono: • esplorare la cultura della sicurezza nei contesti sanitari, rilevando nei professionisti i contenuti della rappresentazione della sicurezza nella pratica professionale; • verificare l’applicabilità alla realtà sanitaria italiana, di uno strumento di analisi della patient safety culture, il Safety Attitudes Questionnaire (SAQ), procedendo, inoltre, ad una prima validazione dello strumento; • studiare se e come la cultura della sicurezza si connetta al percepito professionale degli operatori sanitari e si declini nel loro agito quotidiano. Coerentemente agli obiettivi sopradescritti l’indagine si è svolta integrando metodologie qualitative e quantitative. Lo strumento utilizzato è stato un questionario semi-strutturato composto da tre parti principali. Nella prima parte, attraverso l’utilizzo del metodo della libera associazione, viene esplorato il contenuto ed il campo della rappresentazione della sicurezza chiedendo agli intervistati di esporre per iscritto fino a 10 parole (o brevi frasi) evocate dallo stimolo “Sicurezza è.....”. Nella seconda parte utilizza la scala a 6 dimensioni del SAQ, che misura gli atteggiamenti nei confronti della sicurezza attraverso 63 items. Tra i vari strumenti disponibili è stato scelto il SAQ per le buone qualità psicometriche, l’ampio utilizzo a livello internazionale e la capacità di cogliere la multidimensionalità del costrutto Cultura della Sicurezza. Non essendo ancora disponibile una versione italiana del SAQ si è proceduto alla traduzione del questionario in maniera indipendente da parte di tre membri del gruppo, traduzione che è stata sottoposta alla revisione da parte dell’intero gruppo di ricercatori giungendo così alla versione definitiva. Nella terza parte dello strumento per poter analizzare il percepito professionale e l’agito quotidiano è stato chiesto all’intervistato, dato un elenco di otto comportamenti professionali, di ordinarli secondo un criterio di importanza (1 più importante – 8 meno importante). Tale elenco è stato poi riproposto all’intervistato con la richiesta di indicare secondo una scala Likert con che frequenza riesce ad attuare i comportamenti professionali definiti. A completamento dello strumento sono stati richiesti alcuni dati socio-anagrafici e descrittivi dei partecipanti. La versione definitiva del questionario è stata realizzata dopo test pilota nelle Aziende coinvolte, al fine di valutare la comprensibilità degli item ed i tempi di compilazione.I partecipanti individuati attraverso un campionamento per quote nell’ambito di 5 Aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna (Azienda USL di Bologna, Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia ed Aziende Ospedaliero-Universitarie di Ferrara, Modena e Parma) sono stati reperiti all’interno di quattro macro aree: chirurgica, sale operatorie, medica e materno-infantile. Il questionario è stato somministrato a tutti gli operatori sanitari di ogni Unità Operativa scelta, che erano dipendenti di ruolo, svolgevano la propria attività in una delle Unità Operative selezionate, anche se sottoforma di consulenza, da almeno un mese ed erano Infermieri, Ostetriche o Fisioterapisti. La distribuzione dei questionari, autosomministrati, è stata fatta dai ricercatori nelle proprie Aziende. Il tasso di risposta medio è stato del 70,1%.Nel campione dei 686 rispondenti il 15.7% sono maschi e il 79.9% femmine (30 partecipanti non hanno riportato il sesso). Il 20.1% dei partecipanti hanno un’età compresa fra i 20 e i 30 anni, il 42.1% fra 31 e i 40 anni, il 31.5% fra 41 e 50 anni mentre il 4.2% hanno un’età superiore ai 50 anni (20 non hanno riportato la propria età). La maggior parte dei rispondenti è infermiere.Rispetto alla prima parte del questionario riferita alle libere associazioni evocate dalla parola sicurezza, dei 686 questionari ritirati 508 riportavano compilata tale sessione, ed è su questi ultimi che sono state effettuate tramite T-Lab alcune analisi lessicali. Il vocabolario che ne scaturisce è costituito da 4.225 parole raggruppabili in 1.282 forme. Considerando una soglia di frequenza maggiore di 28 occorrenze, emergono 19 parole chiave.Per quanto concerne i dati raccolti attraverso il SAQ, dei 686 questionari ritirati, i validi elaborati sono stati 660. Come si può notare, la consistenza interna delle scale rilevata nel nostro studio è buona e del tutto sovrapponibile a quella dello studio utilizzato per la validazione dello strumento. Tuttavia, l’analisi fattoriale delle componenti principali (con rotazione varimax) non mostra la struttura attesa. Abbiamo, quindi, provveduto a realizzare analisi fattoriali successive riducendo il numero di fattori fino al raggiungimento di una soluzione soddisfacente al modello teorico. La soluzione più soddisfacente è a tre fattori che spiegano il 40% della varianza totale. Nella terza parte del questionario che indagava se e come l’orientamento alla sicurezza entra a far parte della professionalità percepita ed agita dai Professionisti Sanitari, dei 686 questionari ritirati, i validi elaborati sono stati 510. Come si può notare valutare i bisogni assistenziali e stabilirne le priorità rappresenta l’attività che viene considerata come di estrema importanza.Il presente studio è uno dei pochi realizzati in Italia che abbia esplorato la Cultura della Sicurezza legandola alla percezione di professionalità degli operatori sanitari, per questo motivo i dati presentati necessitano di ulteriori approfondimenti. Tuttavia offrono interessanti spunti di riflessione utili all’implementazione di azioni volte alla diffusione della Cultura della Sicurezza.

Capitolo 9. La cultura della sicurezza nei contesti sanitari: quale atteggiamento dei professionisti? / Alfonso, Sollami; Monica, Bianconcini; Ferri, Paola; Maria Pia, Padalino; Cinzia, Guidi; Marina, Iemmi; Ermina, Melegari; Sonia, Bellini; Carmen, Prandi; Chiara, Taffurelli; Luca, Caricati. - STAMPA. - (2013), pp. 141-153.

Capitolo 9. La cultura della sicurezza nei contesti sanitari: quale atteggiamento dei professionisti?

FERRI, Paola;
2013

Abstract

La sicurezza del paziente rappresenta oggi, a livello internazionale, uno dei principali temi affrontati dalle istituzioni governative e dalle organizzazioni sanitarie. Sollecitazioni e indicazioni a sviluppare questo aspetto del processo di cura sono presenti nei documenti a livello nazionale e regionale. In letteratura l'importanza di considerare la Cultura della Sicurezza del Paziente (CPS) è ampiamente accettata e ben documentata. Gli autori suggeriscono che la presenza di una cultura orientata a promuovere la sicurezza all’interno dei servizi sanitari sia un importante e necessario precursore per poter migliorare la sicurezza del paziente. La definizione più comunemente usata e ampiamente diffusa di CPS è stata proposta dalla Health Safety Commissionche la definisce come: il prodotto individuale e di gruppo di valori, atteggiamenti, percezioni, competenze e modelli di comportamento che determinano l'impegno e lo stile di una organizzazione della salute nella attuazione dei programmi di sicurezza. Le organizzazioni con una positiva cultura della sicurezza sono caratterizzate da una comunicazione fondata sulla fiducia reciproca, dalla percezione condivisa dell'importanza della sicurezza, e dalla fiducia nella efficacia delle misure preventive. In una recente review sul tema, Feng et al.concludono che c’è consenso sul fatto che la cultura della sicurezza del paziente sia un sottoinsieme della cultura organizzativa e si riferisca specificamente ai valori e alle convinzioni in materia di sicurezza dei pazienti all'interno di organizzazioni di assistenza sanitaria. A causa delle numerose definizioni di cultura della sicurezza proposte in letteratura e della sua natura multidimensionale, non è sorprendente che ci sia poco consenso per quanto riguarda le dimensioni che ne costituiscono il costrutto e che siano presenti differenti approcci di studio. I metodi qualitativi includono osservazioni, focus group, discussioni e studi di casi. Al contrario, attraverso l’approccio quantitativo c’è il tentativo di misurare la cultura della sicurezza secondo procedure spesso altamente standardizzate, utilizzando interviste strutturate e questionari. Tra gli strumenti di natura quantitativa emergono l’Hospital Survey on Patient Safety Culture (HSOPS)7 e il Safety Attitudes Questionnaire (SAQ)8 per le buone proprietà psicometriche, il numero di dimensioni testate e per essere stati provati su larga scala. Sia Sexton JB et al. (2006) che Deilkas and Hofoss (2006) nelle loro ricerche concludono che il SAQ ha buone qualità psicometriche ed in particolare questi ultimi lo ritengono l’unico strumento che misura la cultura della sicurezza i cui risultati siano correlabili agli esiti sui pazienti. In Italia non risultano pubblicazioni relative ad indagini che hanno utilizzato il SAQ, mentre una unica ricerca svolta nel 2007 ha utilizzato una versione tradotta in italiano del questionario HSOPS. In questo scenario, diventa allora pregnante ed auspicabile indagare strumenti e/o percorsi di misurazione della safety culture applicabili al contesto sanitario italiano, per inserirli nell’ambito di tutta la serie di interventi che costituiscano l’approccio proattivo al tema della sicurezza. Per la sicurezza è indispensabile l’apporto di ogni professionista sanitario, il quale è chiamato da un lato a ricoprire un ruolo attivo nell’individuazione e segnalazione delle insufficienze latenti e dei “quasi errori” e dall’altro a contribuire al miglioramento complessivo della qualità delle prestazioni erogate da ogni struttura sanitaria. In questo contesto nasce il presente progetto di ricerca con lo scopo di indagare la cultura della sicurezza e comprendere se e come questa divenga costituente della professionalità agita di alcuni profili professionali.Obiettivi Gli obiettivi della ricerca sono: • esplorare la cultura della sicurezza nei contesti sanitari, rilevando nei professionisti i contenuti della rappresentazione della sicurezza nella pratica professionale; • verificare l’applicabilità alla realtà sanitaria italiana, di uno strumento di analisi della patient safety culture, il Safety Attitudes Questionnaire (SAQ), procedendo, inoltre, ad una prima validazione dello strumento; • studiare se e come la cultura della sicurezza si connetta al percepito professionale degli operatori sanitari e si declini nel loro agito quotidiano. Coerentemente agli obiettivi sopradescritti l’indagine si è svolta integrando metodologie qualitative e quantitative. Lo strumento utilizzato è stato un questionario semi-strutturato composto da tre parti principali. Nella prima parte, attraverso l’utilizzo del metodo della libera associazione, viene esplorato il contenuto ed il campo della rappresentazione della sicurezza chiedendo agli intervistati di esporre per iscritto fino a 10 parole (o brevi frasi) evocate dallo stimolo “Sicurezza è.....”. Nella seconda parte utilizza la scala a 6 dimensioni del SAQ, che misura gli atteggiamenti nei confronti della sicurezza attraverso 63 items. Tra i vari strumenti disponibili è stato scelto il SAQ per le buone qualità psicometriche, l’ampio utilizzo a livello internazionale e la capacità di cogliere la multidimensionalità del costrutto Cultura della Sicurezza. Non essendo ancora disponibile una versione italiana del SAQ si è proceduto alla traduzione del questionario in maniera indipendente da parte di tre membri del gruppo, traduzione che è stata sottoposta alla revisione da parte dell’intero gruppo di ricercatori giungendo così alla versione definitiva. Nella terza parte dello strumento per poter analizzare il percepito professionale e l’agito quotidiano è stato chiesto all’intervistato, dato un elenco di otto comportamenti professionali, di ordinarli secondo un criterio di importanza (1 più importante – 8 meno importante). Tale elenco è stato poi riproposto all’intervistato con la richiesta di indicare secondo una scala Likert con che frequenza riesce ad attuare i comportamenti professionali definiti. A completamento dello strumento sono stati richiesti alcuni dati socio-anagrafici e descrittivi dei partecipanti. La versione definitiva del questionario è stata realizzata dopo test pilota nelle Aziende coinvolte, al fine di valutare la comprensibilità degli item ed i tempi di compilazione.I partecipanti individuati attraverso un campionamento per quote nell’ambito di 5 Aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna (Azienda USL di Bologna, Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia ed Aziende Ospedaliero-Universitarie di Ferrara, Modena e Parma) sono stati reperiti all’interno di quattro macro aree: chirurgica, sale operatorie, medica e materno-infantile. Il questionario è stato somministrato a tutti gli operatori sanitari di ogni Unità Operativa scelta, che erano dipendenti di ruolo, svolgevano la propria attività in una delle Unità Operative selezionate, anche se sottoforma di consulenza, da almeno un mese ed erano Infermieri, Ostetriche o Fisioterapisti. La distribuzione dei questionari, autosomministrati, è stata fatta dai ricercatori nelle proprie Aziende. Il tasso di risposta medio è stato del 70,1%.Nel campione dei 686 rispondenti il 15.7% sono maschi e il 79.9% femmine (30 partecipanti non hanno riportato il sesso). Il 20.1% dei partecipanti hanno un’età compresa fra i 20 e i 30 anni, il 42.1% fra 31 e i 40 anni, il 31.5% fra 41 e 50 anni mentre il 4.2% hanno un’età superiore ai 50 anni (20 non hanno riportato la propria età). La maggior parte dei rispondenti è infermiere.Rispetto alla prima parte del questionario riferita alle libere associazioni evocate dalla parola sicurezza, dei 686 questionari ritirati 508 riportavano compilata tale sessione, ed è su questi ultimi che sono state effettuate tramite T-Lab alcune analisi lessicali. Il vocabolario che ne scaturisce è costituito da 4.225 parole raggruppabili in 1.282 forme. Considerando una soglia di frequenza maggiore di 28 occorrenze, emergono 19 parole chiave.Per quanto concerne i dati raccolti attraverso il SAQ, dei 686 questionari ritirati, i validi elaborati sono stati 660. Come si può notare, la consistenza interna delle scale rilevata nel nostro studio è buona e del tutto sovrapponibile a quella dello studio utilizzato per la validazione dello strumento. Tuttavia, l’analisi fattoriale delle componenti principali (con rotazione varimax) non mostra la struttura attesa. Abbiamo, quindi, provveduto a realizzare analisi fattoriali successive riducendo il numero di fattori fino al raggiungimento di una soluzione soddisfacente al modello teorico. La soluzione più soddisfacente è a tre fattori che spiegano il 40% della varianza totale. Nella terza parte del questionario che indagava se e come l’orientamento alla sicurezza entra a far parte della professionalità percepita ed agita dai Professionisti Sanitari, dei 686 questionari ritirati, i validi elaborati sono stati 510. Come si può notare valutare i bisogni assistenziali e stabilirne le priorità rappresenta l’attività che viene considerata come di estrema importanza.Il presente studio è uno dei pochi realizzati in Italia che abbia esplorato la Cultura della Sicurezza legandola alla percezione di professionalità degli operatori sanitari, per questo motivo i dati presentati necessitano di ulteriori approfondimenti. Tuttavia offrono interessanti spunti di riflessione utili all’implementazione di azioni volte alla diffusione della Cultura della Sicurezza.
2013
La ricerca psicosociale per le professioni sanitarie. Dalla metodologia all'esperienza
9788879597593
EdiSES
ITALIA
Capitolo 9. La cultura della sicurezza nei contesti sanitari: quale atteggiamento dei professionisti? / Alfonso, Sollami; Monica, Bianconcini; Ferri, Paola; Maria Pia, Padalino; Cinzia, Guidi; Marina, Iemmi; Ermina, Melegari; Sonia, Bellini; Carmen, Prandi; Chiara, Taffurelli; Luca, Caricati. - STAMPA. - (2013), pp. 141-153.
Alfonso, Sollami; Monica, Bianconcini; Ferri, Paola; Maria Pia, Padalino; Cinzia, Guidi; Marina, Iemmi; Ermina, Melegari; Sonia, Bellini; Carmen, Prandi; Chiara, Taffurelli; Luca, Caricati
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