Negli ultimi anni, in Europa come negli Stati Uniti, sono sorte istituzioni museali interamente dedicate alle culture e alle arti non occidentali. La nascita di queste nuove realtà ha messo in discussione i vecchi musei etnografici, suscitando un vivace dibattito sullo statuto – estetico o antropologico – degli oggetti esposti. L’articolo mostra però che il problema delle strategie con cui rappresentare l’alterità non dipende soltanto dall’inevitabile parzialità con cui gli oggetti vengono selezionati e mostrati al pubblico, ma anche dai modi d’intenderli di definirli, cioè dai significati attribuiti alle nozioni di “arte”, “arte primitiva”, “creazione artistica”, “qualità estetica”. Assumendo come caso esemplare il parigino Musée du Quai Branly, l’articolo si propone quindi un duplice obiettivo: 1) evidenziare come i musei consacrati alle arti "degli altri" possano attivare un’istanza critica nei confronti della nozione di arte a cui le istituzioni museali europee hanno fatto lungamente riferimento; 2) sottolineare l’importante contributo che può offrire oggi l’estetica filosofica, nella misura in cui tende a rifiutare una definizione essenzialistica dell’arte, a considerare qualunque concetto o nozione come uno strumento operativo, e a integrare tutte le possibili definizione di arte in un orizzonte di comprensione aperto alla pluralità degli aspetti che concorrono a formarne il senso.
I musei degli altri. Quale concetto di arte per le arti non occidentali? / Contini, Annamaria. - In: STUDI DI ESTETICA. - ISSN 0585-4733. - STAMPA. - 45:(2012), pp. 183-192.
I musei degli altri. Quale concetto di arte per le arti non occidentali?
CONTINI, Annamaria
2012
Abstract
Negli ultimi anni, in Europa come negli Stati Uniti, sono sorte istituzioni museali interamente dedicate alle culture e alle arti non occidentali. La nascita di queste nuove realtà ha messo in discussione i vecchi musei etnografici, suscitando un vivace dibattito sullo statuto – estetico o antropologico – degli oggetti esposti. L’articolo mostra però che il problema delle strategie con cui rappresentare l’alterità non dipende soltanto dall’inevitabile parzialità con cui gli oggetti vengono selezionati e mostrati al pubblico, ma anche dai modi d’intenderli di definirli, cioè dai significati attribuiti alle nozioni di “arte”, “arte primitiva”, “creazione artistica”, “qualità estetica”. Assumendo come caso esemplare il parigino Musée du Quai Branly, l’articolo si propone quindi un duplice obiettivo: 1) evidenziare come i musei consacrati alle arti "degli altri" possano attivare un’istanza critica nei confronti della nozione di arte a cui le istituzioni museali europee hanno fatto lungamente riferimento; 2) sottolineare l’importante contributo che può offrire oggi l’estetica filosofica, nella misura in cui tende a rifiutare una definizione essenzialistica dell’arte, a considerare qualunque concetto o nozione come uno strumento operativo, e a integrare tutte le possibili definizione di arte in un orizzonte di comprensione aperto alla pluralità degli aspetti che concorrono a formarne il senso.File | Dimensione | Formato | |
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