Il saggio indaga il tema del seguito legislativo dato dalle Regioni a statuto ordinario alle pronunce che la Corte costituzionale adotta su ricorso (statale o regionale) in via diretta. L’A. dapprima descrive la situazione preesistente alla riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione in presenza di un controllo sulle delibere legislative regionali di natura preventiva: tenendo distinte, al riguardo, le risposte fornite dal legislatore regionale a seconda delle diverse tipologie di decisioni utilizzate dal giudice costituzionale (manipolative, accoglimento tout court, ecc.).Con il medesimo metodo, poi, viene analizzata la situazione successiva alla novella costituzionale del 2001 in presenza di un controllo di costituzionalità che diviene di natura successiva. Il dato normativo (nuovi Statuti regionali e regolamenti consiliari) nonché l’analisi della prassi consiliare mostra l’esistenza di una mancata razionalizzazione dei rapporti Corte-Consigli regionali, con un conseguente, marcato e censurabile disinteresse, da parte delle Regioni, a dar seguito alle pronunce del giudice delle leggi.L’A. cerca quindi di individuare le cause principali che hanno condotto all’attuale (e per molti versi insoddisfacente) stato di cose per poi concludere indicando alcune proposte de iure condendo atte a favorire, quanto meno sul piano giuridico, un (maggior) collegamento - e quindi dialogo - tra Corte e legislatori regionali.
Il «seguito» legislativo regionale alle pronunce della Corte costituzionale: prime riflessioni su un problema (largamente) sottovalutato / Pinardi, Roberto. - STAMPA. - VI:(2010), pp. 2571-2593.
Il «seguito» legislativo regionale alle pronunce della Corte costituzionale: prime riflessioni su un problema (largamente) sottovalutato
PINARDI, Roberto
2010
Abstract
Il saggio indaga il tema del seguito legislativo dato dalle Regioni a statuto ordinario alle pronunce che la Corte costituzionale adotta su ricorso (statale o regionale) in via diretta. L’A. dapprima descrive la situazione preesistente alla riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione in presenza di un controllo sulle delibere legislative regionali di natura preventiva: tenendo distinte, al riguardo, le risposte fornite dal legislatore regionale a seconda delle diverse tipologie di decisioni utilizzate dal giudice costituzionale (manipolative, accoglimento tout court, ecc.).Con il medesimo metodo, poi, viene analizzata la situazione successiva alla novella costituzionale del 2001 in presenza di un controllo di costituzionalità che diviene di natura successiva. Il dato normativo (nuovi Statuti regionali e regolamenti consiliari) nonché l’analisi della prassi consiliare mostra l’esistenza di una mancata razionalizzazione dei rapporti Corte-Consigli regionali, con un conseguente, marcato e censurabile disinteresse, da parte delle Regioni, a dar seguito alle pronunce del giudice delle leggi.L’A. cerca quindi di individuare le cause principali che hanno condotto all’attuale (e per molti versi insoddisfacente) stato di cose per poi concludere indicando alcune proposte de iure condendo atte a favorire, quanto meno sul piano giuridico, un (maggior) collegamento - e quindi dialogo - tra Corte e legislatori regionali.File | Dimensione | Formato | |
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