Dall’anno accademico 1992/93 la formazione dell’infermiere si realizza in ambito universitario, dapprima con un Corso di Diploma Universitario e poi a seguito dell’emanazione del Decreto MURST 509/99 e dei Decreti Interm. 02/04/2001, attraverso un Corso di Laurea triennale, che abilita all’esercizio della professione. La trasformazione del Corso, da Diploma Universitario a Laurea, attivo nella sede di Modena dal 2002, ha richiesto dei cambiamenti significativi nell’ordinamento didattico, nel regolamento e nella struttura organizzativa del corso.Questo articolo presenta i risultati di una ricerca realizzata nel 2006, riguardante i primi 250 laureati in infermieristica, degli accademici 2003/04 e 2004/05, del Corso di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Gli scopi dell’indagine sono stati i seguenti: a) identificare le principali conoscenze ed abilità che la frequenza del Corso di Laurea in Infermieristica consente di sviluppare;b) individuare le potenzialità, le opportunità professionali, le frustrazioni e le difficoltà legate al primo impiego dei laureati;c) conoscere il loro punto di vista rispetto alla formazione teorica e pratica ricevuta, in funzione della esperienza professionale acquisita ed identificare i punti di forza e di debolezza del corso;d) indagare la soddisfazione relativa alla scelta professionale ed i fattori che ne hanno eventualmente provocato l’abbandono;e) accertare lo sviluppo formativo successivo alla acquisizione del titolo di studio;f) costruire un database dei laureati, come base per uno studio longitudinale del progresso di carriera.Il disegno della ricerca ed il campione Per raggiungere gli scopi della ricerca e sulle base delle evidenze della letteratura, si è scelto di realizzare una indagine, il cui campione è formato dai primi 250 laureati, della sede formativa di Modena, relativi agli anni accademici 2003/04 e 2004/05.Le modalità di raccolta datiLa raccolta dei dati è avvenuta mediante la somministrazione di un questionario anonimo, inviato per posta, scelta metodologica in sintonia con gli studi sui laureati.Lo strumentoIl questionario semistrutturato, costruito a partire dall’analisi della letteratura, si compone di 30 quesiti, comprendendo domande aperte e chiuse. Per la validazione, lo strumento è stato sottoposto ad un panel di esperti, mentre la comprensione è stata valutata mediante una indagine pilota su 10 infermieri laureati dell’Università di Brescia, sezione di Mantova. RisultatiIl tasso di rispostaIl numero dei rispondenti è stato di 225 su un totale di 250 laureati, corrispondente ad un tasso di risposta complessivo del 90%.La distribuzione per sesso ed etàIl campione è composto da un 65% di soggetti di sesso femminile. L’età media di ingresso al corso è 23 anni, con un range dai 18 ai 52 anni. La qualifica di operatore sanitarioL’11% degli infermieri oggetto dello studio, dichiara di essere stato in possesso della qualifica di operatore tecnico addetto all’assistenza o di operatore sociosanitario, al momento dell’iscrizione al corso. L’Impiego professionaleLa quasi totalità dei rispondenti (97%) sta svolgendo la professione di infermiere. Circa la metà è assunta con un contratto a tempo determinato. Una ampia maggioranza (88%) degli infermieri è impiegata nel Servizio Sanitario Nazionale, contro l’11% del settore privato. I laureati sono occupati in un ampio range di specialità, l’area maggiormente rappresentata è quella critica, con un 30% degli impiegati. Come si può osservare nella Figura 1, una percentuale del 93% svolge la propria attività professionale nella Provincia di Modena, mentre come emerge dalla successiva Figura 2, solo il 62% vi è residente. Tra le regioni di residenza, diverse dalla Emilia Romagna, la più rappresentata è la Puglia con 43 residenti.La soddisfazione professionaleIl 97% dei laureati si dichiarano soddisfatti della scelta professionale e alla domanda “Quale è la prima ragione per la quale rimane nel Nursing?” riportano una miriade di risposte, dalle quali emerge un dato comune, l’entusiasmo e la soddisfazione per la scelta intrapresa. L’analisi dei dati da noi raccolti ed il confronto con i risultati di studi precedenti, ci permettono di trarre le seguenti conclusioni:1)La quasi totalità dei laureati entra nella professione infermieristica;2)La maggior parte sceglie una carriera nel nursing clinico;3)Molti tendono a conseguire qualificazioni post-laurea;4)Tra i principali contributi che i laureati offrono alla pratica clinica infermieristica, vi è il provvedere ad una assistenza olistica ed il mentoring nei confronti degli studenti;5) I vantaggi della formazione infermieristica universitaria, sono il conseguimento di un livello superiore di conoscenze e le maggiori opportunità di tipo esperienziale.Infine, sono importanti le criticità segnalate nella fase di transizione da infermiere laureato a professionista. La crescente complessità del sistema delle cure e le problematiche gestionali-organizzative, portano i neofiti a sperimentare un periodo pesante ed impegnativo, caratterizzato dalla percezione di uno scarso supporto nella fase dell’inserimento lavorativo, da un eccessivo carico di lavoro e responsabilità, dalla mancanza di tempo per offrire un’assistenza olistica e personalizzata e dal conflitto tra la pratica ideale insegnata e la situazione assistenziale reale.Poiché, la qualità dell’esperienza di transizione influenza la ritenzione degli infermieri laureati (19,20) e la loro perdita non è sostenibile a causa dei problemi mondiali di carenza infermieristica (21), è necessario pianificare attentamente l’accoglimento del neofita. Programmando, come suggerisce la letteratura (13,22-24), un graduale avvicinamento alle responsabilità ed al carico di lavoro, la standardizzazione del periodo di inserimento, l’impiego di mentori, la limitazione del numero di pazienti da prendere in carico, la non assegnazione ad ambiti specialistici come primo impiego ed al lavoro straordinario.Non esiste in questo momento la possibilità di confrontare i risultati dell’indagine con studi italiani simili, rispetto ai quali il confronto sarebbe significativo e produttivo. Il lavoro di ricerca potrebbe essere uno stimolo a replicare l’indagine in altri contesti formativi italiani. Riteniamo, che i risultati di questa indagine offrano spunti di riflessione e forniscano indicazioni su come migliorare i percorsi formativi a tutti coloro che sono impegnati nella formazione dell’infermiere laureato. Le criticità segnalate all’inizio dell’attività lavorativa possono, invece, essere motivo di considerazione, per quanti assumono infermieri formati presso il Corso di Laurea di Modena.

Indagine sulle potenzialità ed opportunità formative e professionali dei laureati in infermieristica / Ferri, Paola; M. L., Cavada; M. E., Zanolin. - In: BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI MODENA. - ISSN 0366-3434. - STAMPA. - 4-6:(2006), pp. 55-61.

Indagine sulle potenzialità ed opportunità formative e professionali dei laureati in infermieristica.

FERRI, Paola;
2006

Abstract

Dall’anno accademico 1992/93 la formazione dell’infermiere si realizza in ambito universitario, dapprima con un Corso di Diploma Universitario e poi a seguito dell’emanazione del Decreto MURST 509/99 e dei Decreti Interm. 02/04/2001, attraverso un Corso di Laurea triennale, che abilita all’esercizio della professione. La trasformazione del Corso, da Diploma Universitario a Laurea, attivo nella sede di Modena dal 2002, ha richiesto dei cambiamenti significativi nell’ordinamento didattico, nel regolamento e nella struttura organizzativa del corso.Questo articolo presenta i risultati di una ricerca realizzata nel 2006, riguardante i primi 250 laureati in infermieristica, degli accademici 2003/04 e 2004/05, del Corso di Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Gli scopi dell’indagine sono stati i seguenti: a) identificare le principali conoscenze ed abilità che la frequenza del Corso di Laurea in Infermieristica consente di sviluppare;b) individuare le potenzialità, le opportunità professionali, le frustrazioni e le difficoltà legate al primo impiego dei laureati;c) conoscere il loro punto di vista rispetto alla formazione teorica e pratica ricevuta, in funzione della esperienza professionale acquisita ed identificare i punti di forza e di debolezza del corso;d) indagare la soddisfazione relativa alla scelta professionale ed i fattori che ne hanno eventualmente provocato l’abbandono;e) accertare lo sviluppo formativo successivo alla acquisizione del titolo di studio;f) costruire un database dei laureati, come base per uno studio longitudinale del progresso di carriera.Il disegno della ricerca ed il campione Per raggiungere gli scopi della ricerca e sulle base delle evidenze della letteratura, si è scelto di realizzare una indagine, il cui campione è formato dai primi 250 laureati, della sede formativa di Modena, relativi agli anni accademici 2003/04 e 2004/05.Le modalità di raccolta datiLa raccolta dei dati è avvenuta mediante la somministrazione di un questionario anonimo, inviato per posta, scelta metodologica in sintonia con gli studi sui laureati.Lo strumentoIl questionario semistrutturato, costruito a partire dall’analisi della letteratura, si compone di 30 quesiti, comprendendo domande aperte e chiuse. Per la validazione, lo strumento è stato sottoposto ad un panel di esperti, mentre la comprensione è stata valutata mediante una indagine pilota su 10 infermieri laureati dell’Università di Brescia, sezione di Mantova. RisultatiIl tasso di rispostaIl numero dei rispondenti è stato di 225 su un totale di 250 laureati, corrispondente ad un tasso di risposta complessivo del 90%.La distribuzione per sesso ed etàIl campione è composto da un 65% di soggetti di sesso femminile. L’età media di ingresso al corso è 23 anni, con un range dai 18 ai 52 anni. La qualifica di operatore sanitarioL’11% degli infermieri oggetto dello studio, dichiara di essere stato in possesso della qualifica di operatore tecnico addetto all’assistenza o di operatore sociosanitario, al momento dell’iscrizione al corso. L’Impiego professionaleLa quasi totalità dei rispondenti (97%) sta svolgendo la professione di infermiere. Circa la metà è assunta con un contratto a tempo determinato. Una ampia maggioranza (88%) degli infermieri è impiegata nel Servizio Sanitario Nazionale, contro l’11% del settore privato. I laureati sono occupati in un ampio range di specialità, l’area maggiormente rappresentata è quella critica, con un 30% degli impiegati. Come si può osservare nella Figura 1, una percentuale del 93% svolge la propria attività professionale nella Provincia di Modena, mentre come emerge dalla successiva Figura 2, solo il 62% vi è residente. Tra le regioni di residenza, diverse dalla Emilia Romagna, la più rappresentata è la Puglia con 43 residenti.La soddisfazione professionaleIl 97% dei laureati si dichiarano soddisfatti della scelta professionale e alla domanda “Quale è la prima ragione per la quale rimane nel Nursing?” riportano una miriade di risposte, dalle quali emerge un dato comune, l’entusiasmo e la soddisfazione per la scelta intrapresa. L’analisi dei dati da noi raccolti ed il confronto con i risultati di studi precedenti, ci permettono di trarre le seguenti conclusioni:1)La quasi totalità dei laureati entra nella professione infermieristica;2)La maggior parte sceglie una carriera nel nursing clinico;3)Molti tendono a conseguire qualificazioni post-laurea;4)Tra i principali contributi che i laureati offrono alla pratica clinica infermieristica, vi è il provvedere ad una assistenza olistica ed il mentoring nei confronti degli studenti;5) I vantaggi della formazione infermieristica universitaria, sono il conseguimento di un livello superiore di conoscenze e le maggiori opportunità di tipo esperienziale.Infine, sono importanti le criticità segnalate nella fase di transizione da infermiere laureato a professionista. La crescente complessità del sistema delle cure e le problematiche gestionali-organizzative, portano i neofiti a sperimentare un periodo pesante ed impegnativo, caratterizzato dalla percezione di uno scarso supporto nella fase dell’inserimento lavorativo, da un eccessivo carico di lavoro e responsabilità, dalla mancanza di tempo per offrire un’assistenza olistica e personalizzata e dal conflitto tra la pratica ideale insegnata e la situazione assistenziale reale.Poiché, la qualità dell’esperienza di transizione influenza la ritenzione degli infermieri laureati (19,20) e la loro perdita non è sostenibile a causa dei problemi mondiali di carenza infermieristica (21), è necessario pianificare attentamente l’accoglimento del neofita. Programmando, come suggerisce la letteratura (13,22-24), un graduale avvicinamento alle responsabilità ed al carico di lavoro, la standardizzazione del periodo di inserimento, l’impiego di mentori, la limitazione del numero di pazienti da prendere in carico, la non assegnazione ad ambiti specialistici come primo impiego ed al lavoro straordinario.Non esiste in questo momento la possibilità di confrontare i risultati dell’indagine con studi italiani simili, rispetto ai quali il confronto sarebbe significativo e produttivo. Il lavoro di ricerca potrebbe essere uno stimolo a replicare l’indagine in altri contesti formativi italiani. Riteniamo, che i risultati di questa indagine offrano spunti di riflessione e forniscano indicazioni su come migliorare i percorsi formativi a tutti coloro che sono impegnati nella formazione dell’infermiere laureato. Le criticità segnalate all’inizio dell’attività lavorativa possono, invece, essere motivo di considerazione, per quanti assumono infermieri formati presso il Corso di Laurea di Modena.
2006
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61
Indagine sulle potenzialità ed opportunità formative e professionali dei laureati in infermieristica / Ferri, Paola; M. L., Cavada; M. E., Zanolin. - In: BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI MODENA. - ISSN 0366-3434. - STAMPA. - 4-6:(2006), pp. 55-61.
Ferri, Paola; M. L., Cavada; M. E., Zanolin
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