Il problema della globalizzazione non interessa solo le scienze economiche e sociali, ma anche le discipline filosofiche in generale e l’estetica in particolare. Negli ultimi decenni, l’estetica ha ampliato il proprio territorio d’indagine, trattando questioni come l’impatto estetico dei media tecnologici, la riconfigurazione del nesso natura-cultura, il significato delle tradizioni locali, l’estetizzazione della realtà e del quotidiano; il settore dell’estetica comparata ha adottato una prospettiva transculturale, non limitandosi più a operare un confronto tra le arti o tra i diversi modelli di pensiero estetico, ma ricercandone le sotterranee convergenze nel quadro di una civiltà estetica globale. Mentre la nozione di esperienza estetica è divenuta sempre più problematica, è sorto un vivace dibattito circa le modalità con cui ripensare lo statuto della disciplina. In tale dibattito, molto articolato e complesso, possiamo rintracciare due orientamenti contrapposti: da un lato, vi sono coloro che, guardando con sospetto ogni indiscriminato allargamento dell’estetica, considerano il mondo dell’arte come l’oggetto privilegiato, se non esclusivo, della ricerca estetica; dall’altro lato, vi sono coloro che, ridimensionando o addirittura rifiutando ogni filosofia dell’arte, intendono spostare il fuoco dell’analisi ora verso il problema della conoscenza sensibile, ora verso quello - più inclusivo - di una radicale esteticità dell’esperienza . Va aggiunto che i sostenitori del primo orientamento tendono generalmente ad adottare una prospettiva di tipo storico, mentre i sostenitori del secondo sono talvolta d’accordo con i teorici del post-moderno nel registrare la «fine della storia» e il confluire di diverse tradizioni culturali in un’esteticità diffusa e dai contorni sempre meno identificabili . Sullo sfondo si profila poi un’altra questione, comune a entrambi gli orientamenti: è ancora possibile conferire all’esperienza estetica un valore di verità? E, se sì, come? Ancorandola a un sistema di pensiero che sappia operarne il riconoscimento univoco e certo, oppure preservandone al contrario il carattere opaco, problematico, persino enigmatico?Nella prima parte del presente articolo, viene analizzata la nozione di estetizzazione della vita o del quotidiano, per verificare la sua capacità di spiegare certi processi legati alla globalizzazione. Nella seconda parte, ci si chiede quale concezione dell’estetica sia più adatta a interpretare le nuove funzioni riservate all’esperienza estetico-artistica in una società globalizzata. Infine, l'articolo cerca di comprendere se, e a quali condizioni, l’arte possa offrire un significativo contributo al realizzarsi di una «globalizzazione estetica» che connetta fra loro i differenti universi culturali pur salvaguardandone le rispettive specificità.

L'esperienza estetica nel tempo della globalizzazione / Contini, Annamaria. - In: ESTETICA. - ISSN 1824-3126. - STAMPA. - 2:(2003), pp. 103-112.

L'esperienza estetica nel tempo della globalizzazione

CONTINI, Annamaria
2003

Abstract

Il problema della globalizzazione non interessa solo le scienze economiche e sociali, ma anche le discipline filosofiche in generale e l’estetica in particolare. Negli ultimi decenni, l’estetica ha ampliato il proprio territorio d’indagine, trattando questioni come l’impatto estetico dei media tecnologici, la riconfigurazione del nesso natura-cultura, il significato delle tradizioni locali, l’estetizzazione della realtà e del quotidiano; il settore dell’estetica comparata ha adottato una prospettiva transculturale, non limitandosi più a operare un confronto tra le arti o tra i diversi modelli di pensiero estetico, ma ricercandone le sotterranee convergenze nel quadro di una civiltà estetica globale. Mentre la nozione di esperienza estetica è divenuta sempre più problematica, è sorto un vivace dibattito circa le modalità con cui ripensare lo statuto della disciplina. In tale dibattito, molto articolato e complesso, possiamo rintracciare due orientamenti contrapposti: da un lato, vi sono coloro che, guardando con sospetto ogni indiscriminato allargamento dell’estetica, considerano il mondo dell’arte come l’oggetto privilegiato, se non esclusivo, della ricerca estetica; dall’altro lato, vi sono coloro che, ridimensionando o addirittura rifiutando ogni filosofia dell’arte, intendono spostare il fuoco dell’analisi ora verso il problema della conoscenza sensibile, ora verso quello - più inclusivo - di una radicale esteticità dell’esperienza . Va aggiunto che i sostenitori del primo orientamento tendono generalmente ad adottare una prospettiva di tipo storico, mentre i sostenitori del secondo sono talvolta d’accordo con i teorici del post-moderno nel registrare la «fine della storia» e il confluire di diverse tradizioni culturali in un’esteticità diffusa e dai contorni sempre meno identificabili . Sullo sfondo si profila poi un’altra questione, comune a entrambi gli orientamenti: è ancora possibile conferire all’esperienza estetica un valore di verità? E, se sì, come? Ancorandola a un sistema di pensiero che sappia operarne il riconoscimento univoco e certo, oppure preservandone al contrario il carattere opaco, problematico, persino enigmatico?Nella prima parte del presente articolo, viene analizzata la nozione di estetizzazione della vita o del quotidiano, per verificare la sua capacità di spiegare certi processi legati alla globalizzazione. Nella seconda parte, ci si chiede quale concezione dell’estetica sia più adatta a interpretare le nuove funzioni riservate all’esperienza estetico-artistica in una società globalizzata. Infine, l'articolo cerca di comprendere se, e a quali condizioni, l’arte possa offrire un significativo contributo al realizzarsi di una «globalizzazione estetica» che connetta fra loro i differenti universi culturali pur salvaguardandone le rispettive specificità.
2003
2
103
112
L'esperienza estetica nel tempo della globalizzazione / Contini, Annamaria. - In: ESTETICA. - ISSN 1824-3126. - STAMPA. - 2:(2003), pp. 103-112.
Contini, Annamaria
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