Il saggio di Annamaria costituisce il capitolo di un volume collettaneo, al quale hanno contribuito filosofi e pedagogisti, e che affronta il rapporto tra estetica e formazione adottando come punto di vista privilegiato il tema complesso e controverso della bellezza. Nei vari saggi che compongono il volume, vengono indagati, da un lato, i modi in cui l’esperienza della bellezza contribuisce alla formazione dell’identità – individuale e comunitaria – e, dall’altro, i possibili percorsi educativi che consentono a tale esperienza di trovare un’espressione più piena e autentica. Il saggio di Annamaria Contini riflette sulla natura della bellezza adottando una prospettiva interculturale, cioè affrontando in questa chiave la vexata questio se essa coincida con qualcosa di universale e oggettivo o non sia variabile in ragione del contesto storico e culturale. È possibile che, al di là della variabilità culturale dei canoni estetici, esista un sentimento universale del bello? Ispirandosi alla visita del Musée Branly di Parigi e dei “musei degli altri”, Contini delinea un’esperienza della bellezza come sentimento di ammirazione per “qualcosa” – non un contenuto atomico, ma un’articolazione complessiva – che desta meraviglia e stupore. In tal senso, possiamo sentirci attratti anche da opere d’arte che non rispecchiano i canoni estetici tipicamente occidentali. La scoperta della bellezza delle arti non occidentali, realizzata dalle avanguardie storiche, mostra anzi che proprio lo scarto dall’ideale di bellezza tradizionale e convenzionale ha permesso in quel momento di rinnovare in profondità il linguaggio artistico occidentale. Più in generale, i tanti “métissages” realizzati in ambito artistico – cioè le pratiche, passate e presenti, basate sulla mescolanza di elementi (materiali, tecniche, codici espressivi) provenienti da diverse culture – sollecitano a pensare la bellezza come interazione, come rapporto con un’alterità alla quale si attribuisce un valore. La “contaminazione” interculturale appare così il cardine di un’educazione estetica orientata a cogliere la bellezza come qualcosa che non è oggettivamente dato, ma intersoggettivamente costruito.
La bellezza alla prova di contesti e problematiche interculturali / Contini, Annamaria. - (2024), pp. 13-32.
La bellezza alla prova di contesti e problematiche interculturali
CONTINI, Annamaria
2024
Abstract
Il saggio di Annamaria costituisce il capitolo di un volume collettaneo, al quale hanno contribuito filosofi e pedagogisti, e che affronta il rapporto tra estetica e formazione adottando come punto di vista privilegiato il tema complesso e controverso della bellezza. Nei vari saggi che compongono il volume, vengono indagati, da un lato, i modi in cui l’esperienza della bellezza contribuisce alla formazione dell’identità – individuale e comunitaria – e, dall’altro, i possibili percorsi educativi che consentono a tale esperienza di trovare un’espressione più piena e autentica. Il saggio di Annamaria Contini riflette sulla natura della bellezza adottando una prospettiva interculturale, cioè affrontando in questa chiave la vexata questio se essa coincida con qualcosa di universale e oggettivo o non sia variabile in ragione del contesto storico e culturale. È possibile che, al di là della variabilità culturale dei canoni estetici, esista un sentimento universale del bello? Ispirandosi alla visita del Musée Branly di Parigi e dei “musei degli altri”, Contini delinea un’esperienza della bellezza come sentimento di ammirazione per “qualcosa” – non un contenuto atomico, ma un’articolazione complessiva – che desta meraviglia e stupore. In tal senso, possiamo sentirci attratti anche da opere d’arte che non rispecchiano i canoni estetici tipicamente occidentali. La scoperta della bellezza delle arti non occidentali, realizzata dalle avanguardie storiche, mostra anzi che proprio lo scarto dall’ideale di bellezza tradizionale e convenzionale ha permesso in quel momento di rinnovare in profondità il linguaggio artistico occidentale. Più in generale, i tanti “métissages” realizzati in ambito artistico – cioè le pratiche, passate e presenti, basate sulla mescolanza di elementi (materiali, tecniche, codici espressivi) provenienti da diverse culture – sollecitano a pensare la bellezza come interazione, come rapporto con un’alterità alla quale si attribuisce un valore. La “contaminazione” interculturale appare così il cardine di un’educazione estetica orientata a cogliere la bellezza come qualcosa che non è oggettivamente dato, ma intersoggettivamente costruito.| File | Dimensione | Formato | |
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