Il capitolo analizza il significato che assume il confronto con il pensiero di Spinoza attivato dal massimo esponente della filosofia della vita francese, Jean-Marie Guyau, un autore assai noto e influente a cavallo tra Otto e Novecento, quando le sue opere venivano tradotte nelle principali lingue europee e le sue tesi discusse da personaggi come Bergson, Nietzsche, Durkheim, Kropotkin. Il capitolo si chiede perché Guyau non riconosca pienamente il proprio debito verso la prospettiva di Spinoza, cioè perché non colga quell’aspetto dinamico del conatus per cui esso tende tanto a conservare quanto ad accrescere l’essere. L’incomprensione risulta così profonda che Guyau, quando individua nella potenza d’agire un primo equivalente del dovere, non sembra nemmeno accorgersi di utilizzare una formula spinoziana, la stessa che tornerà più tardi in Bergson. D’altro canto, il capitolo mostra che Guyau, pur prendendo le distanze proprio dalla tesi spinoziana che era stata maggiormente valorizzata nella cultura positivistica francese (vale a dire la convinzione secondo cui tutte le nostre azioni sarebbero determinate da leggi altrettanto rigorose di quelle che governano gli oggetti della natura), ne assume un principio di fondo: poiché, come sostiene Spinoza, la vita non può costituire nella natura «un impero in un impero», si tratterà non di ricondurre la vita allo sforzo universale delle cose per perseverare nel loro essere, ma di ricondurre viceversa tale sforzo alla vita stessa.
Spinoza nella filosofia della vita dell’Ottocento francese / Contini, A.. - II:(2020), pp. 103-118.
Spinoza nella filosofia della vita dell’Ottocento francese
Contini, A.
2020
Abstract
Il capitolo analizza il significato che assume il confronto con il pensiero di Spinoza attivato dal massimo esponente della filosofia della vita francese, Jean-Marie Guyau, un autore assai noto e influente a cavallo tra Otto e Novecento, quando le sue opere venivano tradotte nelle principali lingue europee e le sue tesi discusse da personaggi come Bergson, Nietzsche, Durkheim, Kropotkin. Il capitolo si chiede perché Guyau non riconosca pienamente il proprio debito verso la prospettiva di Spinoza, cioè perché non colga quell’aspetto dinamico del conatus per cui esso tende tanto a conservare quanto ad accrescere l’essere. L’incomprensione risulta così profonda che Guyau, quando individua nella potenza d’agire un primo equivalente del dovere, non sembra nemmeno accorgersi di utilizzare una formula spinoziana, la stessa che tornerà più tardi in Bergson. D’altro canto, il capitolo mostra che Guyau, pur prendendo le distanze proprio dalla tesi spinoziana che era stata maggiormente valorizzata nella cultura positivistica francese (vale a dire la convinzione secondo cui tutte le nostre azioni sarebbero determinate da leggi altrettanto rigorose di quelle che governano gli oggetti della natura), ne assume un principio di fondo: poiché, come sostiene Spinoza, la vita non può costituire nella natura «un impero in un impero», si tratterà non di ricondurre la vita allo sforzo universale delle cose per perseverare nel loro essere, ma di ricondurre viceversa tale sforzo alla vita stessa.File | Dimensione | Formato | |
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