Abbiamo condotto due studi per esaminare la relazione esistente tra attribuzioni di umanità e valore assegnato alla vita di membri dell’outgroup. Nei due studi, abbiamo congiunto l’ambito di ricerca dell’infraumanizzazione (vedi Leyens et al., 2007) con quello della teoria della prospettiva (Kahneman & Tversky, 1979). Tale teoria postula che le persone tra due scelte di guadagno tendano a preferire quella espressa in termini di guadagno sicuro rispetto a quella espressa in termini di guadagno probabile, anche se il risultato vantaggioso è lo stesso. Secondo la teoria, invece, tra due scelte di perdita le persone preferiscono la scelta probabilistica a quella sicura. Tali ipotesi hanno trovato conferma anche in decisioni relative all’ambito sanitario; negli esperimenti eseguiti, il compito dei partecipanti era di compiere delle scelte per programmi sanitari in cui si parlava di perdere o salvare vite umane. Pratto e collaboratori (2006, 2008) hanno applicato la teoria della prospettiva ai rapporti intergruppi, proponendo che, nel caso dell’outgroup, le scelte possano deviare da quelle previste dalla teoria. Nello Studio 1 abbiamo considerato il rapporto intergruppi Italiani/immigrati. I partecipanti (N = 275, studenti italiani di psicologia) compilavano un questionario che conteneva: misure di tratti unicamente umani (i target erano l’ingroup e l’outgroup); scale del differenziale semantico usate per misurare l’atteggiamento verso l’outgroup; due scenari presi dalla teoria della prospettiva che riguardano membri dell’outgroup. In uno scenario il focus era la perdita di vite umane: il partecipante doveva scegliere tra l’alternativa di perdita certa e quella di perdita probabile; nell’altro scenario, il focus era la salvezza di vite umane: il partecipante doveva scegliere tra l’alternativa di salvezza certa e quella di salvezza probabile. Abbiamo verificato un modello di mediazione, in cui l’attribuzione di tratti unicamente umani all’outgroup era la variabile iniziale, la valutazione (atteggiamento) dell’outgroup era il mediatore e le misure relative ai due scenari erano la variabile finale. Abbiamo trovato un effetto di mediazione totale per lo scenario della perdita: maggiore l’attribuzione di tratti unicamente umani agli immigrati, più elevata la loro valutazione, maggiore il valore attribuito alla loro vita (si privilegia la scelta probabile). Lo Studio 2 costituisce una replica dello Studio 1 con un diverso rapporto intergruppi: settentrionali/meridionali (N = 103 studenti universitari settentrionali): si è, anche in questo caso, trovato un effetto di mediazione che riguarda uno dei due scenari (quello di salvezza di vite umane). Le implicazioni pratiche dei due studi saranno analizzate.
Attribuzioni di umanità e valore della vita dell’outgroup: Rapporto Italiani/Immigrati / Capozza, Dora; DI BERNARDO, GIAN ANTONIO; Favara, Irene; Trifiletti, Elena; Visintin, Emilio Paolo. - (2012), pp. 255-264.
Attribuzioni di umanità e valore della vita dell’outgroup: Rapporto Italiani/Immigrati.
DI BERNARDO, GIAN ANTONIO;
2012
Abstract
Abbiamo condotto due studi per esaminare la relazione esistente tra attribuzioni di umanità e valore assegnato alla vita di membri dell’outgroup. Nei due studi, abbiamo congiunto l’ambito di ricerca dell’infraumanizzazione (vedi Leyens et al., 2007) con quello della teoria della prospettiva (Kahneman & Tversky, 1979). Tale teoria postula che le persone tra due scelte di guadagno tendano a preferire quella espressa in termini di guadagno sicuro rispetto a quella espressa in termini di guadagno probabile, anche se il risultato vantaggioso è lo stesso. Secondo la teoria, invece, tra due scelte di perdita le persone preferiscono la scelta probabilistica a quella sicura. Tali ipotesi hanno trovato conferma anche in decisioni relative all’ambito sanitario; negli esperimenti eseguiti, il compito dei partecipanti era di compiere delle scelte per programmi sanitari in cui si parlava di perdere o salvare vite umane. Pratto e collaboratori (2006, 2008) hanno applicato la teoria della prospettiva ai rapporti intergruppi, proponendo che, nel caso dell’outgroup, le scelte possano deviare da quelle previste dalla teoria. Nello Studio 1 abbiamo considerato il rapporto intergruppi Italiani/immigrati. I partecipanti (N = 275, studenti italiani di psicologia) compilavano un questionario che conteneva: misure di tratti unicamente umani (i target erano l’ingroup e l’outgroup); scale del differenziale semantico usate per misurare l’atteggiamento verso l’outgroup; due scenari presi dalla teoria della prospettiva che riguardano membri dell’outgroup. In uno scenario il focus era la perdita di vite umane: il partecipante doveva scegliere tra l’alternativa di perdita certa e quella di perdita probabile; nell’altro scenario, il focus era la salvezza di vite umane: il partecipante doveva scegliere tra l’alternativa di salvezza certa e quella di salvezza probabile. Abbiamo verificato un modello di mediazione, in cui l’attribuzione di tratti unicamente umani all’outgroup era la variabile iniziale, la valutazione (atteggiamento) dell’outgroup era il mediatore e le misure relative ai due scenari erano la variabile finale. Abbiamo trovato un effetto di mediazione totale per lo scenario della perdita: maggiore l’attribuzione di tratti unicamente umani agli immigrati, più elevata la loro valutazione, maggiore il valore attribuito alla loro vita (si privilegia la scelta probabile). Lo Studio 2 costituisce una replica dello Studio 1 con un diverso rapporto intergruppi: settentrionali/meridionali (N = 103 studenti universitari settentrionali): si è, anche in questo caso, trovato un effetto di mediazione che riguarda uno dei due scenari (quello di salvezza di vite umane). Le implicazioni pratiche dei due studi saranno analizzate.Pubblicazioni consigliate
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