L'Autore analizza la sentenza n. 10/2015 della Corte costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità della cd. Robin Hood Tax. In particolare, egli si sofferma sugli aspetti sostanziali, ovvero il bilanciamento che la Corte realizza tra principio del pareggio di bilancio, da un lato, e quello di eguaglianza nonché il diritto di azione in giudizio (quest'ultimo invero trascurato dalla Consulta) dall'altro. Al riguardo l'Autore è critico sulle scelte operate dal giudice delle leggi, poiché esso abbandona il criterio del bilanciamento ineguale e fa prevalere l'equilibrio finanziario sugli interessi contrapposti, anche a discapito del nucleo fondamentale dei diritti, in contrasto con tutta la giurisprudenza pregeressa. Peraltro, a giudizio dell'A., la pronuncia, criticabile in astratto per la compressione eccessiva che in essa la crisi economica giustifica a danno di altri interessi costituzionali, in realtà non è destinata ad avere seguito, poichè diversi elementi inducono a ritenere che la Corte sia stata influenzata dalle enormi conseguenze finanziarie che una pronuncia di accoglimento avrebbe prodotto nel caso specifico, ma verosimilmente in situazioni normali ritornerà sui percorsi giurisprudenziali consolidati.
La Corte tra Robin Hood Tax e legislatore "Senzaterra" / Scagliarini, Simone. - In: CONSULTA ONLINE. - ISSN 1971-9892. - ELETTRONICO. - 2015:1(2015), pp. 232-241.
La Corte tra Robin Hood Tax e legislatore "Senzaterra"
SCAGLIARINI, Simone
2015
Abstract
L'Autore analizza la sentenza n. 10/2015 della Corte costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità della cd. Robin Hood Tax. In particolare, egli si sofferma sugli aspetti sostanziali, ovvero il bilanciamento che la Corte realizza tra principio del pareggio di bilancio, da un lato, e quello di eguaglianza nonché il diritto di azione in giudizio (quest'ultimo invero trascurato dalla Consulta) dall'altro. Al riguardo l'Autore è critico sulle scelte operate dal giudice delle leggi, poiché esso abbandona il criterio del bilanciamento ineguale e fa prevalere l'equilibrio finanziario sugli interessi contrapposti, anche a discapito del nucleo fondamentale dei diritti, in contrasto con tutta la giurisprudenza pregeressa. Peraltro, a giudizio dell'A., la pronuncia, criticabile in astratto per la compressione eccessiva che in essa la crisi economica giustifica a danno di altri interessi costituzionali, in realtà non è destinata ad avere seguito, poichè diversi elementi inducono a ritenere che la Corte sia stata influenzata dalle enormi conseguenze finanziarie che una pronuncia di accoglimento avrebbe prodotto nel caso specifico, ma verosimilmente in situazioni normali ritornerà sui percorsi giurisprudenziali consolidati.File | Dimensione | Formato | |
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