l materiale malacologico rinvenuto durante gli scavi alla periferia meridionale di Spilamberto (MO) presenta una notevole uniformità tasso- nomica, essendo formato per la maggior parte da piccoli frammenti (da 1 a circa 4 cm di diametro massimo) di bivalvi attribuibili al genere Pecten. Fra questi sono da segnalare: a) un grosso frammento di Pecten, lungo circa 6 cm e largo circa 2,5 cm, di colore bianco (US 115 REP 9), caratterizzato da dettagli morfologici differenti rispetto agli altri frammenti attribuiti allo stesso genere (fig. 1). b) le conchiglie rinvenute nelle tombe 20 e 24, anch’esse attribuibili al genere Pecten e simili per morfologia e colore al frammento di cui sopra. Fa eccezione invece il reperto (US 61 REP9 9), un frammento di gasteropode della Famiglia Turridae, attribuito dubitativamente al genere Bathytoma. L’interpretazione parte da alcune considerazioni generali a proposito delle conchiglie del genere Pecten che verosimilmente possono essere state raccolte e utilizzate in epoca medievale. Secondo Dijkstra (1999) la specie Pecten maximus (LINNAEUS 1758) ha conchiglia grande (da 5 fino a 15 cm di diametro massimo), con valva sinistra piatta e valva destra convessa, entrambe ornate da 12-17 coste radiali arrotondate, mentre la specie Pecten jacobaeus (LINNAEUS 1758) ha conchiglia ancora grande (da 3 a 15 cm di diametro massi- mo), valva sinistra piatta e valva destra convessa, entrambe ornate da 14-17 coste radiali, arrotondate sulla valva sinistra ma fortemente angolari sulla valva destra. La distribuzione geografica delle due specie è considerata chiaramente distinta1, essendo P. maximus una specie essenzialmente atlantica, con qualche popolazione mediterranea limitata soltan- to alla costa meridionale della Spagna, mentre P. jacobaeus si trova unicamente in Mediterraneo. Le conchiglie rinvenute negli scavi dell’Ospitale di Spilamberto sono per la maggior parte attribuibili a P. jacobaeus sulla base della forma delle coste radiali. Soltanto il frammento di US 115 REP 9 e le con- chiglie rinvenute nelle tombe 20 e 24 (figg. 1-2) si possonoidentificareconvalvedestrediP.maximus sulla base delle dimensioni generali e di forma e numero di coste radiali. Questi tre reperti, riferibili ad una specie atlantica, rafforzano l’ipotesi del loro uso come testimonianza di un pellegrinaggio avvenuto in località del nord della Spagna. Più problematica è l’interpretazione delle altre conchiglie, tutte rinvenute all’interno dell’Ospita- le. L’ipotesi di un uso alimentare delle conchiglie appare poco sostenibile data la dimensione decisamente ridotta di almeno alcune di esse (meno di 3 cm; fig. 1). Inoltre, il frammento di gasteropode, anche se troppo limitato per dare indicazioni cer- te, presenta morfologia compatibile con la specie estinta Bathytoma cataphracta (BROCCHI 1814)2. Considerandochenegliaffioramentipliocenici negli immediati dintorni di Spilamberto Pecten jacobaeus e Bathytoma cataphracta sono fossili decisamente comuni e solitamente in ottimo stato di conservazione, si può avanzare l’ipotesi che le conchiglie rinvenute negli scavi siano state raccolte dai frequentatori dell’Ospitale nel greto del Panaro o sulle colline adiacenti. L’uso plausibile in questo caso sarebbe quello ornamentale, essendo per ovvi motivi da escludere quello alimentare.

Materiali malacologici dell’Ospitale medievale di Spilamberto / Papazzoni, Cesare Andrea; Vescogni, Alessandro. - STAMPA. - 32:(2013), pp. 59-60.

Materiali malacologici dell’Ospitale medievale di Spilamberto

PAPAZZONI, Cesare Andrea;VESCOGNI, Alessandro
2013

Abstract

l materiale malacologico rinvenuto durante gli scavi alla periferia meridionale di Spilamberto (MO) presenta una notevole uniformità tasso- nomica, essendo formato per la maggior parte da piccoli frammenti (da 1 a circa 4 cm di diametro massimo) di bivalvi attribuibili al genere Pecten. Fra questi sono da segnalare: a) un grosso frammento di Pecten, lungo circa 6 cm e largo circa 2,5 cm, di colore bianco (US 115 REP 9), caratterizzato da dettagli morfologici differenti rispetto agli altri frammenti attribuiti allo stesso genere (fig. 1). b) le conchiglie rinvenute nelle tombe 20 e 24, anch’esse attribuibili al genere Pecten e simili per morfologia e colore al frammento di cui sopra. Fa eccezione invece il reperto (US 61 REP9 9), un frammento di gasteropode della Famiglia Turridae, attribuito dubitativamente al genere Bathytoma. L’interpretazione parte da alcune considerazioni generali a proposito delle conchiglie del genere Pecten che verosimilmente possono essere state raccolte e utilizzate in epoca medievale. Secondo Dijkstra (1999) la specie Pecten maximus (LINNAEUS 1758) ha conchiglia grande (da 5 fino a 15 cm di diametro massimo), con valva sinistra piatta e valva destra convessa, entrambe ornate da 12-17 coste radiali arrotondate, mentre la specie Pecten jacobaeus (LINNAEUS 1758) ha conchiglia ancora grande (da 3 a 15 cm di diametro massi- mo), valva sinistra piatta e valva destra convessa, entrambe ornate da 14-17 coste radiali, arrotondate sulla valva sinistra ma fortemente angolari sulla valva destra. La distribuzione geografica delle due specie è considerata chiaramente distinta1, essendo P. maximus una specie essenzialmente atlantica, con qualche popolazione mediterranea limitata soltan- to alla costa meridionale della Spagna, mentre P. jacobaeus si trova unicamente in Mediterraneo. Le conchiglie rinvenute negli scavi dell’Ospitale di Spilamberto sono per la maggior parte attribuibili a P. jacobaeus sulla base della forma delle coste radiali. Soltanto il frammento di US 115 REP 9 e le con- chiglie rinvenute nelle tombe 20 e 24 (figg. 1-2) si possonoidentificareconvalvedestrediP.maximus sulla base delle dimensioni generali e di forma e numero di coste radiali. Questi tre reperti, riferibili ad una specie atlantica, rafforzano l’ipotesi del loro uso come testimonianza di un pellegrinaggio avvenuto in località del nord della Spagna. Più problematica è l’interpretazione delle altre conchiglie, tutte rinvenute all’interno dell’Ospita- le. L’ipotesi di un uso alimentare delle conchiglie appare poco sostenibile data la dimensione decisamente ridotta di almeno alcune di esse (meno di 3 cm; fig. 1). Inoltre, il frammento di gasteropode, anche se troppo limitato per dare indicazioni cer- te, presenta morfologia compatibile con la specie estinta Bathytoma cataphracta (BROCCHI 1814)2. Considerandochenegliaffioramentipliocenici negli immediati dintorni di Spilamberto Pecten jacobaeus e Bathytoma cataphracta sono fossili decisamente comuni e solitamente in ottimo stato di conservazione, si può avanzare l’ipotesi che le conchiglie rinvenute negli scavi siano state raccolte dai frequentatori dell’Ospitale nel greto del Panaro o sulle colline adiacenti. L’uso plausibile in questo caso sarebbe quello ornamentale, essendo per ovvi motivi da escludere quello alimentare.
2013
L'Ospitale di San Bartolomeo di Spilamberto (MO) - Archeologia, storia e antropologia di un insediamento medievale
9788878145832
All'Insegna del Giglio
ITALIA
Materiali malacologici dell’Ospitale medievale di Spilamberto / Papazzoni, Cesare Andrea; Vescogni, Alessandro. - STAMPA. - 32:(2013), pp. 59-60.
Papazzoni, Cesare Andrea; Vescogni, Alessandro
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

Licenza Creative Commons
I metadati presenti in IRIS UNIMORE sono rilasciati con licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal, mentre i file delle pubblicazioni sono rilasciati con licenza Attribuzione 4.0 Internazionale (CC BY 4.0), salvo diversa indicazione.
In caso di violazione di copyright, contattare Supporto Iris

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/984507
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact