Tutela dei beni giuridici e protezione dal rischio urbano segnano una forte evoluzione, pongono la "questione sicurezza" al centro di un processo di ridefinizione ed impongono sia la ricerca di nuovi strumenti, sia la costruzione di rapporti più stretti fra l'azione di contrasto dello Stato ed il sistema di protezione sociale diffusa, per dare vita alle politiche integrate di sicurezza. La sicurezza urbana si presenta come esigenza della vita delle persone e delle comunità per le relazioni, la convivenza, la coesione sociale. I nodi da sciogliere per individuare il ruolo dei Comuni sono l'extrema ratio nel ricorso al reato ed alla pena e l'individuazione di strumenti che correggono le criticità prescindendo da essi. Occorre evitare la deformazione securitaria ed incidere, con l'azione preventiva, su inciviltà, disturbo e degrado attraverso il coinvolgimento dei Comuni resi capaci di rispondere in maniera puntuale alla domanda "oggettiva" di maggiore vivibilità. Questo deve avvenire assecondando le loro funzioni tipiche ed impedendo che le diverse azioni sulla qualità della vita urbana siano inefficaci contro l'insicurezza perchè il Comune non può assumere, contro di essa, alcun ruolo significativo. Il governo congiunto di prevenzione del rischio urbano e politica criminale conferisce alla sicurezza caratteristiche di uniformità che consentono interventi appropriati perché calibrati e non legati alla sola emergenza. Sino ad oggi le Istituzioni locali hanno dovuto "inseguire" l'esigenza di sicurezza e subire più che governare i programmi e le azioni rivolti ad affrontare il fenomeno, nel costante conflitto fra appropriatezza e consenso. IL coordinamento voluto dalla Costituzione, il ruolo delle Regioni e l'attivismo dei Comuni impongono più stretti legami tra politiche di integrazione, politica criminale e coesione sociale. L'evoluzione dei rapporti i ha trasformato il qiuadro della convivenza e coinvolge un insieme più ampio di situazioni che portano, oltre alla sensazione diffusa, alla spinta rivendicativa di intere comunità che sentono messa in discussione la quotidianità, percependo il rischio di rimanere ai margini di una società che rende vacillanti acquisizioni ritenute definitive. Le letture diversificate dei fenomeni portano a confrontarsi due diverse sensibilità: quella che si livella sui divieti e sul contrasto e quella che vede nella ricostruzione dei legami sociali fra le persone la prospettiva di una sicurezza urbana attenta a rispondere ad un bisogno diffuso.
Diritto penale, azione amministrativa e bisogno di nuove risposte sulla sicurezza urbana / Pighi, Giorgio. - STAMPA. - 1:(2011), pp. 245-270. (Intervento presentato al convegno Sicurezza e diritto penale tenutosi a Modena nel 20-21 marzo 2009).
Diritto penale, azione amministrativa e bisogno di nuove risposte sulla sicurezza urbana
PIGHI, Giorgio
2011
Abstract
Tutela dei beni giuridici e protezione dal rischio urbano segnano una forte evoluzione, pongono la "questione sicurezza" al centro di un processo di ridefinizione ed impongono sia la ricerca di nuovi strumenti, sia la costruzione di rapporti più stretti fra l'azione di contrasto dello Stato ed il sistema di protezione sociale diffusa, per dare vita alle politiche integrate di sicurezza. La sicurezza urbana si presenta come esigenza della vita delle persone e delle comunità per le relazioni, la convivenza, la coesione sociale. I nodi da sciogliere per individuare il ruolo dei Comuni sono l'extrema ratio nel ricorso al reato ed alla pena e l'individuazione di strumenti che correggono le criticità prescindendo da essi. Occorre evitare la deformazione securitaria ed incidere, con l'azione preventiva, su inciviltà, disturbo e degrado attraverso il coinvolgimento dei Comuni resi capaci di rispondere in maniera puntuale alla domanda "oggettiva" di maggiore vivibilità. Questo deve avvenire assecondando le loro funzioni tipiche ed impedendo che le diverse azioni sulla qualità della vita urbana siano inefficaci contro l'insicurezza perchè il Comune non può assumere, contro di essa, alcun ruolo significativo. Il governo congiunto di prevenzione del rischio urbano e politica criminale conferisce alla sicurezza caratteristiche di uniformità che consentono interventi appropriati perché calibrati e non legati alla sola emergenza. Sino ad oggi le Istituzioni locali hanno dovuto "inseguire" l'esigenza di sicurezza e subire più che governare i programmi e le azioni rivolti ad affrontare il fenomeno, nel costante conflitto fra appropriatezza e consenso. IL coordinamento voluto dalla Costituzione, il ruolo delle Regioni e l'attivismo dei Comuni impongono più stretti legami tra politiche di integrazione, politica criminale e coesione sociale. L'evoluzione dei rapporti i ha trasformato il qiuadro della convivenza e coinvolge un insieme più ampio di situazioni che portano, oltre alla sensazione diffusa, alla spinta rivendicativa di intere comunità che sentono messa in discussione la quotidianità, percependo il rischio di rimanere ai margini di una società che rende vacillanti acquisizioni ritenute definitive. Le letture diversificate dei fenomeni portano a confrontarsi due diverse sensibilità: quella che si livella sui divieti e sul contrasto e quella che vede nella ricostruzione dei legami sociali fra le persone la prospettiva di una sicurezza urbana attenta a rispondere ad un bisogno diffuso.File | Dimensione | Formato | |
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