L'articolo si propone di mettere a fuoco il significato che il Vaticano II assume nell’evoluzione della comunità riformata ed ecumenica di Taizé: una comunità che nei primi anni '60 si presenta ormai come numerosa (poco meno di una settantina di frères nel 1965) e matura, che segue le successive fasi dell’evento conciliare attraverso il decisivo filtro del modo in cui le vive e le racconta il suo priore, Roger Schutz. Per l’evoluzione comunitaria l’esperienza conciliare risulta infatti decisiva: dall’entusiasmo degli inizi e dalla “scoperta” di un’inedita dimensione di cattolicità allo smarrimento seguito alla morte di Giovanni XXIII; dalle speranze di un’unità imminente cui quest’ultimo ed Athenagoras avevano dato slancio alla “dinamica della pazienza” del finire del ’63, quando il fondatore di Taizé inizia a cogliere l’ingresso in una fase di “coesistenza pacifica”; dalla dinamica della pazienza, quindi, a quella del “provvisorio” del 1965, quando alla soddisfazione per i risultati raggiunti si affianca crescentemente il timore che i «parallélismes confessionnels» e un dialogo protratto indefinitamente aggiornino di fatto "sine die" l’oradell'unità. Da qui una precoce dilatazione degli orizzonti in cui la comunità inizia a muoversi negli anni del concilio – specie in America Latina – e un’esigenza più stringente di segni, scelte e tentativi “anticipatori”.
Anni di concilio a Taizé / Scatena, Silvia. - In: CRISTIANESIMO NELLA STORIA. - ISSN 0393-3598. - STAMPA. - 34:1(2013), pp. 315-390.
Anni di concilio a Taizé
SCATENA, Silvia
2013
Abstract
L'articolo si propone di mettere a fuoco il significato che il Vaticano II assume nell’evoluzione della comunità riformata ed ecumenica di Taizé: una comunità che nei primi anni '60 si presenta ormai come numerosa (poco meno di una settantina di frères nel 1965) e matura, che segue le successive fasi dell’evento conciliare attraverso il decisivo filtro del modo in cui le vive e le racconta il suo priore, Roger Schutz. Per l’evoluzione comunitaria l’esperienza conciliare risulta infatti decisiva: dall’entusiasmo degli inizi e dalla “scoperta” di un’inedita dimensione di cattolicità allo smarrimento seguito alla morte di Giovanni XXIII; dalle speranze di un’unità imminente cui quest’ultimo ed Athenagoras avevano dato slancio alla “dinamica della pazienza” del finire del ’63, quando il fondatore di Taizé inizia a cogliere l’ingresso in una fase di “coesistenza pacifica”; dalla dinamica della pazienza, quindi, a quella del “provvisorio” del 1965, quando alla soddisfazione per i risultati raggiunti si affianca crescentemente il timore che i «parallélismes confessionnels» e un dialogo protratto indefinitamente aggiornino di fatto "sine die" l’oradell'unità. Da qui una precoce dilatazione degli orizzonti in cui la comunità inizia a muoversi negli anni del concilio – specie in America Latina – e un’esigenza più stringente di segni, scelte e tentativi “anticipatori”.File | Dimensione | Formato | |
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