Stefania ha 29 anni. Orfana di padre, che soffriva di anoressia nervosa ed è deceduto prematuramente per infarto del miocardio, vive con la madre, che è invece affetta da una grave patologia renale in terapia dialitica 3 volte alla settimana. Si definisce una “bimba grassottella e serena” fino alla prima adolescenza: inizia allora ad acquisire uno stile alimentare restrittivo, con importante dimagramento che rende necessari svariati ricoveri in ambiente psichiatrico. Viene posta diagnosi di anoressia nervosa. In Day Hospital, dove è giunta per un intervento riabilitativo di reinserimento socio-lavorativo, presenta sin dall’inizio uno stile alimentare irregolare e disordinato, estremamente restrittivo da un punto di vista quantitativo ma non qualitativo: tende a saltare i pasti, salvo poi prediligere il consumo di cibi grassi durante le occasioni sociali. Sono evidenti rituali ossessivi di organizzazione dei pasti, su cui è imperniata tutta la sua vita. Estremamente seduttiva nelle relazioni con medici e pazienti, non abbandona neanche dopo mesi le sue abitudini alimentari, non riesce a raggiungere il peso auspicato e non elabora progetti lavorativi di nessun tipo. Anna ha invece 30 anni. Alta, magrissima, bella ragazza alla moda, lavora come commessa ma sogna di diventare una cantante famosa. La sua storia clinica è caratterizzata dal presentarsi e ripresentarsi di sintomi somatici vari, per i quali si sottopone a svariati accertamenti e terapie, tra cui: eritema nodoso; dermatite simil-psoriasica al cuoio capelluto ed acne; disturbi della fonazione; irregolarità mestruali con addominalgie; ed in particolare disturbi intestinali con alvo prevalentemente e marcatamente diarroico. In relazione a quest’ultima sintomatologia, molto invalidante, ed anche con riferimento alla presunta origine allergica dei sintomi cutanei, si sottopone a svariati regimi dietetici, che segue in modo rigido per un certo periodo e che poi abbandona, tornando ad uno stile alimentare irregolare e caotico, che la fa sentire in colpa proprio perché irregolare. Situazione familiare di grande invischiamento, madre ipercontrollante e svalutante, padre assente e inaffidabile. Figlia unica. Il cibo ha un’enorme importanza fisica e simbolica per l’essere umano. Indispensabile per la sopravvivenza, diventa un elemento anche metaforico di benessere ed equilibrio bio-psico-sociale. I due casi clinici presentati forniranno l’opportunità di riflettere sulle potenziali funzioni di prevenzione e terapia che interventi basati sull’alimentazione (psicoeducazione, riabilitazione tramite attività culinaria…) possono avere rispetto al disagio psichico.

Cibo ed emozioni: falsi miti o strumento clinico? / Cameli, Michela; Ferrari, Silvia; N., Colombini; Rigatelli, Marco. - In: MEDICINA PSICOSOMATICA. - ISSN 0025-7893. - STAMPA. - 58:(2013), pp. 19-19. (Intervento presentato al convegno VIII COngresso Nazionale GRP tenutosi a Bologna nel 18.-19 Aprile 2013).

Cibo ed emozioni: falsi miti o strumento clinico?

CAMELI, Michela;FERRARI, Silvia;RIGATELLI, Marco
2013

Abstract

Stefania ha 29 anni. Orfana di padre, che soffriva di anoressia nervosa ed è deceduto prematuramente per infarto del miocardio, vive con la madre, che è invece affetta da una grave patologia renale in terapia dialitica 3 volte alla settimana. Si definisce una “bimba grassottella e serena” fino alla prima adolescenza: inizia allora ad acquisire uno stile alimentare restrittivo, con importante dimagramento che rende necessari svariati ricoveri in ambiente psichiatrico. Viene posta diagnosi di anoressia nervosa. In Day Hospital, dove è giunta per un intervento riabilitativo di reinserimento socio-lavorativo, presenta sin dall’inizio uno stile alimentare irregolare e disordinato, estremamente restrittivo da un punto di vista quantitativo ma non qualitativo: tende a saltare i pasti, salvo poi prediligere il consumo di cibi grassi durante le occasioni sociali. Sono evidenti rituali ossessivi di organizzazione dei pasti, su cui è imperniata tutta la sua vita. Estremamente seduttiva nelle relazioni con medici e pazienti, non abbandona neanche dopo mesi le sue abitudini alimentari, non riesce a raggiungere il peso auspicato e non elabora progetti lavorativi di nessun tipo. Anna ha invece 30 anni. Alta, magrissima, bella ragazza alla moda, lavora come commessa ma sogna di diventare una cantante famosa. La sua storia clinica è caratterizzata dal presentarsi e ripresentarsi di sintomi somatici vari, per i quali si sottopone a svariati accertamenti e terapie, tra cui: eritema nodoso; dermatite simil-psoriasica al cuoio capelluto ed acne; disturbi della fonazione; irregolarità mestruali con addominalgie; ed in particolare disturbi intestinali con alvo prevalentemente e marcatamente diarroico. In relazione a quest’ultima sintomatologia, molto invalidante, ed anche con riferimento alla presunta origine allergica dei sintomi cutanei, si sottopone a svariati regimi dietetici, che segue in modo rigido per un certo periodo e che poi abbandona, tornando ad uno stile alimentare irregolare e caotico, che la fa sentire in colpa proprio perché irregolare. Situazione familiare di grande invischiamento, madre ipercontrollante e svalutante, padre assente e inaffidabile. Figlia unica. Il cibo ha un’enorme importanza fisica e simbolica per l’essere umano. Indispensabile per la sopravvivenza, diventa un elemento anche metaforico di benessere ed equilibrio bio-psico-sociale. I due casi clinici presentati forniranno l’opportunità di riflettere sulle potenziali funzioni di prevenzione e terapia che interventi basati sull’alimentazione (psicoeducazione, riabilitazione tramite attività culinaria…) possono avere rispetto al disagio psichico.
2013
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Cameli, Michela; Ferrari, Silvia; N., Colombini; Rigatelli, Marco
Cibo ed emozioni: falsi miti o strumento clinico? / Cameli, Michela; Ferrari, Silvia; N., Colombini; Rigatelli, Marco. - In: MEDICINA PSICOSOMATICA. - ISSN 0025-7893. - STAMPA. - 58:(2013), pp. 19-19. (Intervento presentato al convegno VIII COngresso Nazionale GRP tenutosi a Bologna nel 18.-19 Aprile 2013).
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