Gli autori, anche tramite metodiche di scansione elettronica e di microanalisi per “salto quantico” intendono analizzare la possibile dispersione tissutale di elementi a partire da impianti e placche con viti per fissazione interna rigida. La ricerca evidenzia un esteso quadro di diffusione di microcostituenti dai materiali analizzati. In questo ambito i materiali diffusi tendono ad essere rilevati con una particolare “mappatura” tissutale la cui identificazione etiopatologica dovrà essere oggetto di successive ricerche. Secondo il punto di vista clinico, da questi dati preliminari, la diffusione di microcostituenti appare essere spesso indipendente da coesistenti segni clinici di flogosi tissutale. 32) Bertoldi C., Zaffe D., Bellini P., Consolo U.: Elementi metallici nei tessuti circondanti dispositivi per fissazione interna rigida (FIR). Minerva Stomatologica 2001; 50(5): 121-32. – ISSN: 0026-4970 L’impiego di dispositivi alloplastici al riguardo del distretto oro-maxillo-facciale è sempre più diffuso in rapporto alle possibilità che la scienza e la ricerca rendono disponibili per le più svariate esigenze cliniche e chirurgiche in campo odontostomatologico e maxillo-facciale. Per quanto riguarda i dispositivi metallici, i diversi elementi che costituiscono le leghe sono stati riscontrati soprattutto in diversi organi, ma, anche se con un minor numero di studi esaurientemente condotti, pure localmente nei tessuti circondanti i dispositivi stessi. Scopo del presente studio è l’analisi dei tessuti circostanti i dispositivi per fissazione interna rigida (FIR), impiegati in chirurgia orale pre-protesica ed in chirurgia maxillo-facciale, al fine di evidenziare la diffusione di elementi, analizzando la morfologia delle particelle liberate e studiando il comportamento dei tessuti. I pazienti furono suddivisi in 5 gruppi in rapporto al grado flogistico rilevato localmente. Il materiale bioptico fu ricavato da 18 pazienti (20-76 anni di età), portatori di griglie, placche e viti per FIR da 4 mesi a 9 anni. La microscopia ottica, a scansione elettronica e la microanalisi a raggi x (EDS system) furono utilizzati nello studio morfologico e nell’identificazione delle particelle metalliche e degli elementi. I risultati indicano chiaramente che particelle metalliche o elementi mobilizzati da placche, viti o griglie possono generare diffusione tissutale e/o uptake cellulare. Non solo cromo, ferro od alluminio ma anche il titanio può facilmente essere rilasciato dai dispositivi ed accumularsi nei tessuti. La diffusione del titanio è particolarmente evidente nel tessuto fibroso circostante i dispositivi per FIR. L’alluminio non solo mostra una maggiore persistenza nel tessuto fibroso, ma sembra esibire un peculiare comportamento di accumulo nell’osso lamellare. Il grado flogistico locale sembra essere strettamente correlato alla metallosi. Non solo cromo, ferro ed alluminio, ma anche il titanio, sebbene con diverso grado, possono originare effetti flogistici. La metallosi e la flogosi danno, probabilmente, origine ad un processo a cascata nel quale possono essere sia causa che effetto allo stesso tempo. Il deciso rilascio di titanio, che normalmente non sembra produrre effetti flogistici clinici (come quelli, per esempio mediati dall’alluminio) così come il modello di diffusione dell’alluminio in ambito osseo, necessitano senz’altro di ulteriori approfondimenti circa i loro effetti su tessuti e cellule.

Element embedding in soft and hard tissues surrounding medical devices / Zaffe, Davide; Bertoldi, Carlo; Consolo, Ugo. - In: ITALIAN JOURNAL OF ANATOMY AND EMBRYOLOGY. - ISSN 1122-6714. - STAMPA. - 105 (Suppl. 1):(2000), pp. 247-247. (Intervento presentato al convegno Congresso della Società di Anatomia tenutosi a Firenze nel 21-24 Settembre 2000).

Element embedding in soft and hard tissues surrounding medical devices.

ZAFFE, Davide;BERTOLDI, Carlo;CONSOLO, Ugo
2000

Abstract

Gli autori, anche tramite metodiche di scansione elettronica e di microanalisi per “salto quantico” intendono analizzare la possibile dispersione tissutale di elementi a partire da impianti e placche con viti per fissazione interna rigida. La ricerca evidenzia un esteso quadro di diffusione di microcostituenti dai materiali analizzati. In questo ambito i materiali diffusi tendono ad essere rilevati con una particolare “mappatura” tissutale la cui identificazione etiopatologica dovrà essere oggetto di successive ricerche. Secondo il punto di vista clinico, da questi dati preliminari, la diffusione di microcostituenti appare essere spesso indipendente da coesistenti segni clinici di flogosi tissutale. 32) Bertoldi C., Zaffe D., Bellini P., Consolo U.: Elementi metallici nei tessuti circondanti dispositivi per fissazione interna rigida (FIR). Minerva Stomatologica 2001; 50(5): 121-32. – ISSN: 0026-4970 L’impiego di dispositivi alloplastici al riguardo del distretto oro-maxillo-facciale è sempre più diffuso in rapporto alle possibilità che la scienza e la ricerca rendono disponibili per le più svariate esigenze cliniche e chirurgiche in campo odontostomatologico e maxillo-facciale. Per quanto riguarda i dispositivi metallici, i diversi elementi che costituiscono le leghe sono stati riscontrati soprattutto in diversi organi, ma, anche se con un minor numero di studi esaurientemente condotti, pure localmente nei tessuti circondanti i dispositivi stessi. Scopo del presente studio è l’analisi dei tessuti circostanti i dispositivi per fissazione interna rigida (FIR), impiegati in chirurgia orale pre-protesica ed in chirurgia maxillo-facciale, al fine di evidenziare la diffusione di elementi, analizzando la morfologia delle particelle liberate e studiando il comportamento dei tessuti. I pazienti furono suddivisi in 5 gruppi in rapporto al grado flogistico rilevato localmente. Il materiale bioptico fu ricavato da 18 pazienti (20-76 anni di età), portatori di griglie, placche e viti per FIR da 4 mesi a 9 anni. La microscopia ottica, a scansione elettronica e la microanalisi a raggi x (EDS system) furono utilizzati nello studio morfologico e nell’identificazione delle particelle metalliche e degli elementi. I risultati indicano chiaramente che particelle metalliche o elementi mobilizzati da placche, viti o griglie possono generare diffusione tissutale e/o uptake cellulare. Non solo cromo, ferro od alluminio ma anche il titanio può facilmente essere rilasciato dai dispositivi ed accumularsi nei tessuti. La diffusione del titanio è particolarmente evidente nel tessuto fibroso circostante i dispositivi per FIR. L’alluminio non solo mostra una maggiore persistenza nel tessuto fibroso, ma sembra esibire un peculiare comportamento di accumulo nell’osso lamellare. Il grado flogistico locale sembra essere strettamente correlato alla metallosi. Non solo cromo, ferro ed alluminio, ma anche il titanio, sebbene con diverso grado, possono originare effetti flogistici. La metallosi e la flogosi danno, probabilmente, origine ad un processo a cascata nel quale possono essere sia causa che effetto allo stesso tempo. Il deciso rilascio di titanio, che normalmente non sembra produrre effetti flogistici clinici (come quelli, per esempio mediati dall’alluminio) così come il modello di diffusione dell’alluminio in ambito osseo, necessitano senz’altro di ulteriori approfondimenti circa i loro effetti su tessuti e cellule.
2000
105 (Suppl. 1)
247
247
Zaffe, Davide; Bertoldi, Carlo; Consolo, Ugo
Element embedding in soft and hard tissues surrounding medical devices / Zaffe, Davide; Bertoldi, Carlo; Consolo, Ugo. - In: ITALIAN JOURNAL OF ANATOMY AND EMBRYOLOGY. - ISSN 1122-6714. - STAMPA. - 105 (Suppl. 1):(2000), pp. 247-247. (Intervento presentato al convegno Congresso della Società di Anatomia tenutosi a Firenze nel 21-24 Settembre 2000).
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