L’idrossiapatie (HA) è uno dei biomateriali alloplastici più estesamente impiegati in chirurgia rigenerativa orale. Lo studio è stato compiuto su 6 soggetti necessitanti di procedura chirurgica di sinus lift (rialzo maggiore di seno mascellare) per ptosi del pavimento sinusale ma diversamente in buona condizione di salute sistemica e locale. Al fine di stabilizzare il guadagno di spazio implantare ottenuto limitando il riassorbimento dell’osso autologo innestato, a quest’ultimo è stata aggiunta l’HA Osprovit in misura del 50% volumetrico. Il volume corrispondente al guadagno spaziale ottenuto con la procedura di sinu lift era, quindi, costituito nel 50% da osso autologo e nel restante 50% da Osprovit in tutti e 6 i casi clinici. In corrispondenza dell’allocazione impiantare, 6 mesi dopo l’innesto, sono state eseguiti prelievi bioptici in senso vestibolo-linguale in corrispondenza dell’opercolatura laterale. Si è notato un difetto di formazione ossea in rapporto ai granuli di HA con, viceversa una forte attività fosfatasica acida tartrato resistente (TRAP) indicativa di osteoclasia. Non si aveva, poi, nelle stesse zone esperessione della fosfatasi alcalina (TALP). Lontano dai granuli di Osprovit, invece, si riscontava osso neodeposto ed una buona attività TALP che è rapportabile all’azione osteoblastica. Il biomateriale, quindi, aveva successo nel non essere precocemente riassorbito ma in rapporto ad esso non si potevano dimostrare effetti osteogenetici né osteoconduttivi ma solo un dominante stato di osteoclasia. Successive valutazioni eseguite mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) e sonda a raggi X per microanalisi (EDS system) rivelarono la presenza di alluminio nell’osso neoformato ed in particolare rapporto alle lamelle dense acellulari dell’osso lamellare.. Non ostante non fosse dichiarato nella composizione del prodotto, l’alluminio venne riscontrato nell’ Osprovit ed anche nel Biolox che è un prodotto nuovo che ha sostituito l’ Osprovit. L’utilizzo, quindi, di biomateriali al fine di diminuire la morbilità degli interventi e di contrarre il riassorbimento osseo è sicuramente una strategia clinica foriera di sviluppi. Non bisogna, però, dimenticare che le procedure di produzione di alcuni biomaterali possono comportare la formazione o la permanenza di alcuni costituenti che, pur garantendo migliori proprietà meccaniche al biomateriale stesso, potrebbero inficiarne gravemente gli effetti biologici.
Sinus lift, commercia hydroxyapatites and uncommon bone / Zaffe, Davide; Bertoldi, Carlo; Consolo, Ugo. - In: ITALIAN JOURNAL OF ANATOMY AND EMBRYOLOGY. - ISSN 1122-6714. - STAMPA. - 109 (Suppl1):(2004), pp. 210-210. (Intervento presentato al convegno Meeting of the Italian society of anatomy tenutosi a Chieti nel September, 17-19 2004).
Sinus lift, commercia hydroxyapatites and uncommon bone.
ZAFFE, Davide;BERTOLDI, Carlo;CONSOLO, Ugo
2004
Abstract
L’idrossiapatie (HA) è uno dei biomateriali alloplastici più estesamente impiegati in chirurgia rigenerativa orale. Lo studio è stato compiuto su 6 soggetti necessitanti di procedura chirurgica di sinus lift (rialzo maggiore di seno mascellare) per ptosi del pavimento sinusale ma diversamente in buona condizione di salute sistemica e locale. Al fine di stabilizzare il guadagno di spazio implantare ottenuto limitando il riassorbimento dell’osso autologo innestato, a quest’ultimo è stata aggiunta l’HA Osprovit in misura del 50% volumetrico. Il volume corrispondente al guadagno spaziale ottenuto con la procedura di sinu lift era, quindi, costituito nel 50% da osso autologo e nel restante 50% da Osprovit in tutti e 6 i casi clinici. In corrispondenza dell’allocazione impiantare, 6 mesi dopo l’innesto, sono state eseguiti prelievi bioptici in senso vestibolo-linguale in corrispondenza dell’opercolatura laterale. Si è notato un difetto di formazione ossea in rapporto ai granuli di HA con, viceversa una forte attività fosfatasica acida tartrato resistente (TRAP) indicativa di osteoclasia. Non si aveva, poi, nelle stesse zone esperessione della fosfatasi alcalina (TALP). Lontano dai granuli di Osprovit, invece, si riscontava osso neodeposto ed una buona attività TALP che è rapportabile all’azione osteoblastica. Il biomateriale, quindi, aveva successo nel non essere precocemente riassorbito ma in rapporto ad esso non si potevano dimostrare effetti osteogenetici né osteoconduttivi ma solo un dominante stato di osteoclasia. Successive valutazioni eseguite mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) e sonda a raggi X per microanalisi (EDS system) rivelarono la presenza di alluminio nell’osso neoformato ed in particolare rapporto alle lamelle dense acellulari dell’osso lamellare.. Non ostante non fosse dichiarato nella composizione del prodotto, l’alluminio venne riscontrato nell’ Osprovit ed anche nel Biolox che è un prodotto nuovo che ha sostituito l’ Osprovit. L’utilizzo, quindi, di biomateriali al fine di diminuire la morbilità degli interventi e di contrarre il riassorbimento osseo è sicuramente una strategia clinica foriera di sviluppi. Non bisogna, però, dimenticare che le procedure di produzione di alcuni biomaterali possono comportare la formazione o la permanenza di alcuni costituenti che, pur garantendo migliori proprietà meccaniche al biomateriale stesso, potrebbero inficiarne gravemente gli effetti biologici.File | Dimensione | Formato | |
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