Gli autori propongono uno studio tossicologico basato sull'impiego di colture di cellule epidermiche isolate. Svariati effetti clinicamente patologici a carico del cavo orale pare possano essere indotti dai polimeri acrilici per basi protesiche mentre, per quanto riguarda i cementi vetroionomerici, secondo molti autori, questi parrebbero così privi di effetti collaterali tanto da consigliarli addirittura nelle otturazioni retrograde o quali materiali sostitutivi di altri più tradizionali (es. resine ed amalgami) per ovviare a quei casi che potrebbero essere inquadrabili come patologie iatrogene del cavo orale. I polimeri acrilici, nel tempo, sono stati accusati di essere tra i principali fattori determinanti i più svariati effetti nocivi del cavo orale (dal lichen alle moniliasi). Testando questi due materiali, quindi, massima dovrebbe essere l'esaltazione dell'effetto tossico, trovandosi essi apparentemente così distanti nella scala della biocompatibilità tissutale. La componente tissutale più esposta, di inerenza al cavo orale, è indubbiamente, nel caso di impiego di queste due tipologie di materiali, il tessuto epiteliale gengivo/mucoso. Venne scelto un sistema di testazione tossicologica basato su culture cellulari isolate poichè ci garantiva, più di ogni altro, la semplificazione (eliminazione di interferenze biotissutali ambientali), la standardizzazione e la riproducibilità necessarie. Le alternative, ovvero le colture d'organo e d'espianto, pur presentando una situazione biologica più simile a quella del vivente, non erano in grado di esprimere in maniera sufficiente le tre essenziali caratteristiche suelencate. Gli scopi dello studio erano quelli di creare le basi per la futura messa a punto di coltivazioni di cheratinociti gengivali e di cominciare a capire se esisteva ed, eventualmente, su quali sistemi biologici insisteva, un'eventuale citotossicità acuta diretta da parte dei materiali testati in grado di indurre le patologie di cui eventualmente li si "incriminava". I materiali testati furono la resina SR 3/60® (Ivoclar) ed il cemento vetroionomerico VitremerTM® (3M) consigliato dalla ditta produttrice anche per restauri conservativi su denti decidui e definitivi. Le colture primarie e secondarie furono allestite su feeder layer di fibroblasti murini 3T3 con terreno di coltura prevalentemente basato sul Dulbecco's Modified Eagle's Medium mentre nelle colture terziarie (su cui si doveva condurre la testazione) era impiegato il terreno serum free Keratinocyte Growth Medium® al fine di evitare di impiegare feeder layer cellulari e quindi di avere interferenze nei successivi test. Preparate le colture controllo e quelle campioni furono versati su quest'ultime i materiali di testazione in forma di eluato. I test applicati furono: la conta cellulare ed il test al Trypan Blue come indici di vitalità cellulare, l'incorporazione di Timidina Tritiata per valutare la sintesi attiva del DNA ed il test di assunzione del Rosso Neutro che, invece, era atto a dimostrare la funzionalità del sistema delle membrane cellulari. Le valutazioni furono condotte nel rispetto dei metodi basati su modelli statistici opportuni impiegando i conteggi di Valore di Decremento Percentuale e, ove possibile, l'Analisi della Varianza accoppiata al test per confronti multipli di Student-Neuman-Keuls. Già da questo studio preliminare i risultati emersi furono sorprendenti dimostrando un'indiscussa maggior tossicità del cemento vetroionomerico rispetto alla resina che si discostava solo un poco (ma comunque in modo statisticamente rilevante) dalle colture campione. Questo era da porre sicuramente in relazione anche alla maggiore solubilità dimostrata dal cemento vetroionomerico ed alla sua capacità di alterare in senso acido (pH 5,5) il pH del mezzo. Tali risultati, tuttavia, sembrano ribaltare quello che sembra essere il "luogo comune" (con qualche riserva rimarchevole solo da parte di alcuni autori) della superiore biocompatibilità dei cementi vetroionomerici e, nel contempo, ci fanno pensare di escludere eventuali meccanismi di tossicità diretta alla base delle azioni patologiche dei metacrilici in genere e delle corrispondenti basi protesiche in particolare. Molto probabilmente, in tali casi, quando confermati, solo meccanismi immunitari e/o di infettività potrebbero spiegare il dato patologico. Codice: IT\ICCU\BVE\0101355

Possibili effetti tossici provocati da materiali di comune impiego in ambito odontoiatrico su cheratinociti umani in coltura: uno studio preliminare / Bertoldi, Carlo; Benassi, Luisa; Chiarini, Luigi. - STAMPA. - 1:(1995), pp. 547-551. (Intervento presentato al convegno La salute orale nell'anziano tenutosi a Roma nel 16-19 Marzo 1995).

Possibili effetti tossici provocati da materiali di comune impiego in ambito odontoiatrico su cheratinociti umani in coltura: uno studio preliminare.

BERTOLDI, Carlo;BENASSI, Luisa;CHIARINI, Luigi
1995

Abstract

Gli autori propongono uno studio tossicologico basato sull'impiego di colture di cellule epidermiche isolate. Svariati effetti clinicamente patologici a carico del cavo orale pare possano essere indotti dai polimeri acrilici per basi protesiche mentre, per quanto riguarda i cementi vetroionomerici, secondo molti autori, questi parrebbero così privi di effetti collaterali tanto da consigliarli addirittura nelle otturazioni retrograde o quali materiali sostitutivi di altri più tradizionali (es. resine ed amalgami) per ovviare a quei casi che potrebbero essere inquadrabili come patologie iatrogene del cavo orale. I polimeri acrilici, nel tempo, sono stati accusati di essere tra i principali fattori determinanti i più svariati effetti nocivi del cavo orale (dal lichen alle moniliasi). Testando questi due materiali, quindi, massima dovrebbe essere l'esaltazione dell'effetto tossico, trovandosi essi apparentemente così distanti nella scala della biocompatibilità tissutale. La componente tissutale più esposta, di inerenza al cavo orale, è indubbiamente, nel caso di impiego di queste due tipologie di materiali, il tessuto epiteliale gengivo/mucoso. Venne scelto un sistema di testazione tossicologica basato su culture cellulari isolate poichè ci garantiva, più di ogni altro, la semplificazione (eliminazione di interferenze biotissutali ambientali), la standardizzazione e la riproducibilità necessarie. Le alternative, ovvero le colture d'organo e d'espianto, pur presentando una situazione biologica più simile a quella del vivente, non erano in grado di esprimere in maniera sufficiente le tre essenziali caratteristiche suelencate. Gli scopi dello studio erano quelli di creare le basi per la futura messa a punto di coltivazioni di cheratinociti gengivali e di cominciare a capire se esisteva ed, eventualmente, su quali sistemi biologici insisteva, un'eventuale citotossicità acuta diretta da parte dei materiali testati in grado di indurre le patologie di cui eventualmente li si "incriminava". I materiali testati furono la resina SR 3/60® (Ivoclar) ed il cemento vetroionomerico VitremerTM® (3M) consigliato dalla ditta produttrice anche per restauri conservativi su denti decidui e definitivi. Le colture primarie e secondarie furono allestite su feeder layer di fibroblasti murini 3T3 con terreno di coltura prevalentemente basato sul Dulbecco's Modified Eagle's Medium mentre nelle colture terziarie (su cui si doveva condurre la testazione) era impiegato il terreno serum free Keratinocyte Growth Medium® al fine di evitare di impiegare feeder layer cellulari e quindi di avere interferenze nei successivi test. Preparate le colture controllo e quelle campioni furono versati su quest'ultime i materiali di testazione in forma di eluato. I test applicati furono: la conta cellulare ed il test al Trypan Blue come indici di vitalità cellulare, l'incorporazione di Timidina Tritiata per valutare la sintesi attiva del DNA ed il test di assunzione del Rosso Neutro che, invece, era atto a dimostrare la funzionalità del sistema delle membrane cellulari. Le valutazioni furono condotte nel rispetto dei metodi basati su modelli statistici opportuni impiegando i conteggi di Valore di Decremento Percentuale e, ove possibile, l'Analisi della Varianza accoppiata al test per confronti multipli di Student-Neuman-Keuls. Già da questo studio preliminare i risultati emersi furono sorprendenti dimostrando un'indiscussa maggior tossicità del cemento vetroionomerico rispetto alla resina che si discostava solo un poco (ma comunque in modo statisticamente rilevante) dalle colture campione. Questo era da porre sicuramente in relazione anche alla maggiore solubilità dimostrata dal cemento vetroionomerico ed alla sua capacità di alterare in senso acido (pH 5,5) il pH del mezzo. Tali risultati, tuttavia, sembrano ribaltare quello che sembra essere il "luogo comune" (con qualche riserva rimarchevole solo da parte di alcuni autori) della superiore biocompatibilità dei cementi vetroionomerici e, nel contempo, ci fanno pensare di escludere eventuali meccanismi di tossicità diretta alla base delle azioni patologiche dei metacrilici in genere e delle corrispondenti basi protesiche in particolare. Molto probabilmente, in tali casi, quando confermati, solo meccanismi immunitari e/o di infettività potrebbero spiegare il dato patologico. Codice: IT\ICCU\BVE\0101355
1995
La salute orale nell'anziano
Roma
16-19 Marzo 1995
1
547
551
Bertoldi, Carlo; Benassi, Luisa; Chiarini, Luigi
Possibili effetti tossici provocati da materiali di comune impiego in ambito odontoiatrico su cheratinociti umani in coltura: uno studio preliminare / Bertoldi, Carlo; Benassi, Luisa; Chiarini, Luigi. - STAMPA. - 1:(1995), pp. 547-551. (Intervento presentato al convegno La salute orale nell'anziano tenutosi a Roma nel 16-19 Marzo 1995).
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