Sono qui presentati i risultati di due campagne di indagini geoelettriche condotte nel 2000 e 2001 sulla frana di Corvara, con particolare riferimento alla procedura di elaborazione dati adottata e all’interpretazione geologica dei profili di resistività ottenuti. Questo tipo di indagine geofisica, generalmente poco efficace in situazioni di frana, è stata scelta e sperimentata dopo che una iniziale campagna di rilievi con sismica a rifrazione non aveva prodotto risultati utili e dopo di che l’opzione della sismica a riflessione era stata temporaneamente accantonata per problemi logistici legati anche al trasporto di sorgenti potenti sui terreni impervi da studiare. Detto ciò, un tentativo è stato fatto di superare i limiti insiti in questo metodo sviluppando e adottando una procedura di elaborazione dati inedita in grado di escludere artefatti di resistività e definire i margini di errore del rilievo. La frana oggetto di indagine è uno scivolamento rotazionale - colata di terra attivo, ampio circa 2.5 km2 e profondo fino a oltre 90 m, che, innescatosi all’inizio dell’Olocene, danneggia attualmente linee elettriche, infrastrutture turistiche e una strada statale (CORSINI ET ALII, 1999; CORSINI ET ALII, 2000; CORSINI ET ALII, 2001). Il fenomeno, oggetto di studio dal 1997, è monitorato con un certo numero di inclinometri, cavi TDR e piezometri che hanno permesso di evidenziare le principali superfici di scivolamento. Tali strumentazioni sono stati installati in fori di sondaggio, da cui sono state ricostruite la stratigrafia e le caratteristiche dei materiali di frana, e la profondità del substrato roccioso (CORSINI ET ALII, 2002). Come prevedibile anche prima dell’esecuzione dei rilievi, la frana di Corvara ha rappresentato altresì una difficile prova della capacità dei metodi geoelettrici di essere di supporto alla ricostruzione della stratigrafia del substrato in condizioni topografiche e litologiche difficili. Relativamente a queste ultime, caratterizzate dalla presenza di un litosoma di frana argilloso e di un substrato litologicamente complesso (tipo B1, AGI 1985) e ricco anch’esso di livelli argillosi, la principale difficoltà deriva dalla variabilità dei valori di resistività assunti da materiali simili (in relazione al contenuto d’acqua e al grado di alterazione) che di conseguenza causa anche una convergenza di valori di resistività ottenuti da materiali diversi. Nel complesso sono stati rilevati 10 profili tra trasversali e longitudinali (il più lungo è circa 1100 m, i più corti circa 300 m, e nel complesso si sono coperti circa 6300 metri di profili) utilizzando la configurazione Wenner - Schlum¬berger, 100 nodi, spaziatura degli elettrodi variabile tra 5 e 15 m, e tempi di lettura da un paio d’ore a più di 20 ore. I profili sono stati distribuiti tra l’ area sorgente, quella di trasporto e l’accumulo della frana. La sequenza di elaborazione dati adottata, iniziata con l’inversione dei dati secondo l’algoritmo di Loke (LOKE, 2001), ha permesso di definire il margine di errore medio del rilievo, di raggruppare in classi significative i valori di resistività ottenuti, di creare pseudo sezioni rappresentanti il contributo qualitativo di ciascun blocco del modello e, infine, di realizzare profili di resistività semplificati, ripuliti di artefatti generati da variazioni di resistività inferiori a margine di errore medio del rilievo. Questi profili rielaborati sono stati confrontati e integrati coi dati di sondaggio, permettendo di ottenere un’interpretazione geologica della stratigrafia del substrato di ognuno di essi. Gli aspetti geologici di maggior interesse evidenziati da alcuni profili di qualità, sono il sistema a tre livelli della frana nella zona di trasporto e in quella d’accumulo (ovvero, un livello superiore costituito da colate di terra attive di età più giovane, un livello intermedio costituito da colate di terra quiescenti di età più vecchia e un livello inferiore costituito dal substrato alterato); la morfologia del substrato roccioso al di sotto di una zona critica dell’area sorgente e al di sotto della zona di accumulo; l’incisione del substrato roccioso in corrispondenza della traccia di una faglia neotettonica che si ritiene abbia avuto un ruolo importante nelle prime fasi di sviluppo del fenomeno franoso (PANIZZA ET ALII, 1978). In generale, comunque, si può dire che i profili di resistività ottenuti per la frana di Corvara forniscono informazioni che, in taluni casi, sarebbero state mal interpretate senza il supporto dei dati di sondaggio.

Resistivity profiles of a deep-seated rotational earthslide - earthflow in Corvara in Badia (Dolomites, Italy): data processing and geological interpretation / Corsini, Alessandro; Arndt, R.. - STAMPA. - (2003), pp. 233-244. (Intervento presentato al convegno I° Congresso Nazionale Associazione Nazionale Geologia Applicata (AIGA)a tenutosi a Chieti nel 1-20 Febbraio 2003).

Resistivity profiles of a deep-seated rotational earthslide - earthflow in Corvara in Badia (Dolomites, Italy): data processing and geological interpretation

CORSINI, Alessandro;
2003

Abstract

Sono qui presentati i risultati di due campagne di indagini geoelettriche condotte nel 2000 e 2001 sulla frana di Corvara, con particolare riferimento alla procedura di elaborazione dati adottata e all’interpretazione geologica dei profili di resistività ottenuti. Questo tipo di indagine geofisica, generalmente poco efficace in situazioni di frana, è stata scelta e sperimentata dopo che una iniziale campagna di rilievi con sismica a rifrazione non aveva prodotto risultati utili e dopo di che l’opzione della sismica a riflessione era stata temporaneamente accantonata per problemi logistici legati anche al trasporto di sorgenti potenti sui terreni impervi da studiare. Detto ciò, un tentativo è stato fatto di superare i limiti insiti in questo metodo sviluppando e adottando una procedura di elaborazione dati inedita in grado di escludere artefatti di resistività e definire i margini di errore del rilievo. La frana oggetto di indagine è uno scivolamento rotazionale - colata di terra attivo, ampio circa 2.5 km2 e profondo fino a oltre 90 m, che, innescatosi all’inizio dell’Olocene, danneggia attualmente linee elettriche, infrastrutture turistiche e una strada statale (CORSINI ET ALII, 1999; CORSINI ET ALII, 2000; CORSINI ET ALII, 2001). Il fenomeno, oggetto di studio dal 1997, è monitorato con un certo numero di inclinometri, cavi TDR e piezometri che hanno permesso di evidenziare le principali superfici di scivolamento. Tali strumentazioni sono stati installati in fori di sondaggio, da cui sono state ricostruite la stratigrafia e le caratteristiche dei materiali di frana, e la profondità del substrato roccioso (CORSINI ET ALII, 2002). Come prevedibile anche prima dell’esecuzione dei rilievi, la frana di Corvara ha rappresentato altresì una difficile prova della capacità dei metodi geoelettrici di essere di supporto alla ricostruzione della stratigrafia del substrato in condizioni topografiche e litologiche difficili. Relativamente a queste ultime, caratterizzate dalla presenza di un litosoma di frana argilloso e di un substrato litologicamente complesso (tipo B1, AGI 1985) e ricco anch’esso di livelli argillosi, la principale difficoltà deriva dalla variabilità dei valori di resistività assunti da materiali simili (in relazione al contenuto d’acqua e al grado di alterazione) che di conseguenza causa anche una convergenza di valori di resistività ottenuti da materiali diversi. Nel complesso sono stati rilevati 10 profili tra trasversali e longitudinali (il più lungo è circa 1100 m, i più corti circa 300 m, e nel complesso si sono coperti circa 6300 metri di profili) utilizzando la configurazione Wenner - Schlum¬berger, 100 nodi, spaziatura degli elettrodi variabile tra 5 e 15 m, e tempi di lettura da un paio d’ore a più di 20 ore. I profili sono stati distribuiti tra l’ area sorgente, quella di trasporto e l’accumulo della frana. La sequenza di elaborazione dati adottata, iniziata con l’inversione dei dati secondo l’algoritmo di Loke (LOKE, 2001), ha permesso di definire il margine di errore medio del rilievo, di raggruppare in classi significative i valori di resistività ottenuti, di creare pseudo sezioni rappresentanti il contributo qualitativo di ciascun blocco del modello e, infine, di realizzare profili di resistività semplificati, ripuliti di artefatti generati da variazioni di resistività inferiori a margine di errore medio del rilievo. Questi profili rielaborati sono stati confrontati e integrati coi dati di sondaggio, permettendo di ottenere un’interpretazione geologica della stratigrafia del substrato di ognuno di essi. Gli aspetti geologici di maggior interesse evidenziati da alcuni profili di qualità, sono il sistema a tre livelli della frana nella zona di trasporto e in quella d’accumulo (ovvero, un livello superiore costituito da colate di terra attive di età più giovane, un livello intermedio costituito da colate di terra quiescenti di età più vecchia e un livello inferiore costituito dal substrato alterato); la morfologia del substrato roccioso al di sotto di una zona critica dell’area sorgente e al di sotto della zona di accumulo; l’incisione del substrato roccioso in corrispondenza della traccia di una faglia neotettonica che si ritiene abbia avuto un ruolo importante nelle prime fasi di sviluppo del fenomeno franoso (PANIZZA ET ALII, 1978). In generale, comunque, si può dire che i profili di resistività ottenuti per la frana di Corvara forniscono informazioni che, in taluni casi, sarebbero state mal interpretate senza il supporto dei dati di sondaggio.
2003
I° Congresso Nazionale Associazione Nazionale Geologia Applicata (AIGA)a
Chieti
1-20 Febbraio 2003
233
244
Corsini, Alessandro; Arndt, R.
Resistivity profiles of a deep-seated rotational earthslide - earthflow in Corvara in Badia (Dolomites, Italy): data processing and geological interpretation / Corsini, Alessandro; Arndt, R.. - STAMPA. - (2003), pp. 233-244. (Intervento presentato al convegno I° Congresso Nazionale Associazione Nazionale Geologia Applicata (AIGA)a tenutosi a Chieti nel 1-20 Febbraio 2003).
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