Nel seguente lavoro l'autore compie uno studio su diversi tipi di fissazione osteosintetica in rapporto a differenti situazioni e necessità tissutali ed analizza il comportamento, come mezzo osteosintetico di un biomateriale (co-polimero dell’acido glicolico – carbonato di trimetilene) lavorato come filo riassorbibile a lungo termine. Per osteosintesi si intende comunemente la fissazione chirurgica dei monconi ossei fratturati allo scopo di ottenere una riabilitazione anatomo-funzionale precoce e fisiologica dell'ambito scheletrico trattato. Quindi, ogni qualvolta ci si trovi impegnati nella terapia di un processo fratturativo osseo si devono tener ben presenti le relative realtà meccaniche ed anche tutti quegli eventi fisiopatologici che sovrintendono alla guarigione, sia in rapporto a fasi accrescitive corporee che nell'adulto. Per tale motivo in questo lavoro vengono dettagliatamente studiati tutti i processi accrescitivi Cranio-Maxillo-Facciali, i limiti strutturali, intesi come i vettori ed i moduli di forza, che possono essere subiti od espressi, senza conseguenze, dai vari tessuti che compongono l'entità anatomica suddetta (osso, cartilagine, muscolatura, A.T.M., Parodonto, ecc.). Vengono pure studiate le caratteristiche evolutive e funzionali, centrali e periferiche (afferenti ed efferenti) del sistema nervoso nella sua parte deputata ai processi di deglutizione, masticazione, fonazione e respirazione. Si individuano anche le caratteristiche bio-meccaniche dei tessuti riparativi e, in tale ambito, soprattutto quelle proprie del callo osseo nelle sue varie fasi. Vengono, quindi, analizzate le caratteristiche principali dei vari mezzi osteosintetici, oggi a disposizione, in rapporto alle necessità bio-meccaniche dei tessuti rispetto ai quali sono chiamati ad operare . Lo studio, infatti, non vuole essere limitato alla valutazione dell'impiego di un particolare filo o di un particolare mezzo osteosintetico, ma confrontare ed individuare i pregi ed eventuali difetti di diversi strumenti di contenzione e fissazione rapportandone la rigidità prodotta rispetto alle fisiologiche necessità tissutali. Ne emerge una "galassia" di possibilità intermedie tra i vari estremi e si dimostra che non esiste una singola "ricetta" adatta a tutti i casi in cui occorra eseguire un'osteosintesi ma ad ognuno di essi corrisponde una terapia che può essere correttamente scelta solo conoscendo l'ambito bio-meccanico dell'area di tessuto coinvolto. In particolare, i mezzi osteosintetici in grado di produrre fissazione interna rigida in Chirurgia Ortognatodontica, soprattutto per quel che riguarda l'osteosintesi mandibolare (basata, in sostanza, su viti e placche), consentono una riabilitazione quasi immediata ponendo, però, a prova maggiore i sistemi adattativi tissutali locali (muscolatura, strutture ossee ed articolari) e centrali (pattern di senso/movimento nervoso). I sistemi imperniati sui fili e sul bloccaggio bi-mascellare non consentono la riabilitazione immediata e necessitano, quasi sempre, di ginnastica masticatoria successiva allo sbloccaggio. Permetterebbero, tuttavia, se lo si considera desiderabile, un meno traumatico e più graduale adattamento fisiologico al nuovo schema anatomico conseguito con l'intervento. L’impiego di mezzi in grado di generare eccessiva rigidità by-passano i moduli vettoriali di forza che dovrebbero incidere sui capi fratturativi (rischio di stress shielding ), mentre un mezzo che non assicura la dovuta stabilità (ma, sempre in rapporto all’area trattata) potrebbe ingenerare un insieme di alterazioni nella guarigione; fino alla pseudoartrosi. L'uso di fili riassorbibili a lungo termine, costituiti da co-polimeri dell'acido Glicolico, non presenta alcuna controindicazione particolare (se si escludono le allergie e una leggera irritazione tissutale derivata dal loro riassorbimento) quando posti in rapporto alle necessità bio-meccaniche tissutali meccanicamente opportune ed usati correttamente (magari assieme ad altri sistemi di fissaggio). Lo studio dimostra la necessità della conoscenza esauriente del “tissue engineering” delle varie componenti biologiche, di volta in volta, interessate negli interventi odontoiatrici e maxillo-facciali, al fine di scegliere i biomateriali più opportuni in rapporto ad esse.

Utilizzo di filo riassorbibile a lungo termine come mezzo di osteosintesi in chirurgia maxillo-facciale: indicazioni ed esperienze cliniche / Bertoldi, Carlo. - In: ODONTOSTOMATOLOGIA E IMPLANTOPROTESI. - ISSN 0391-3783. - STAMPA. - 1-2:(1992), pp. 18-45.

Utilizzo di filo riassorbibile a lungo termine come mezzo di osteosintesi in chirurgia maxillo-facciale: indicazioni ed esperienze cliniche

BERTOLDI, Carlo
1992

Abstract

Nel seguente lavoro l'autore compie uno studio su diversi tipi di fissazione osteosintetica in rapporto a differenti situazioni e necessità tissutali ed analizza il comportamento, come mezzo osteosintetico di un biomateriale (co-polimero dell’acido glicolico – carbonato di trimetilene) lavorato come filo riassorbibile a lungo termine. Per osteosintesi si intende comunemente la fissazione chirurgica dei monconi ossei fratturati allo scopo di ottenere una riabilitazione anatomo-funzionale precoce e fisiologica dell'ambito scheletrico trattato. Quindi, ogni qualvolta ci si trovi impegnati nella terapia di un processo fratturativo osseo si devono tener ben presenti le relative realtà meccaniche ed anche tutti quegli eventi fisiopatologici che sovrintendono alla guarigione, sia in rapporto a fasi accrescitive corporee che nell'adulto. Per tale motivo in questo lavoro vengono dettagliatamente studiati tutti i processi accrescitivi Cranio-Maxillo-Facciali, i limiti strutturali, intesi come i vettori ed i moduli di forza, che possono essere subiti od espressi, senza conseguenze, dai vari tessuti che compongono l'entità anatomica suddetta (osso, cartilagine, muscolatura, A.T.M., Parodonto, ecc.). Vengono pure studiate le caratteristiche evolutive e funzionali, centrali e periferiche (afferenti ed efferenti) del sistema nervoso nella sua parte deputata ai processi di deglutizione, masticazione, fonazione e respirazione. Si individuano anche le caratteristiche bio-meccaniche dei tessuti riparativi e, in tale ambito, soprattutto quelle proprie del callo osseo nelle sue varie fasi. Vengono, quindi, analizzate le caratteristiche principali dei vari mezzi osteosintetici, oggi a disposizione, in rapporto alle necessità bio-meccaniche dei tessuti rispetto ai quali sono chiamati ad operare . Lo studio, infatti, non vuole essere limitato alla valutazione dell'impiego di un particolare filo o di un particolare mezzo osteosintetico, ma confrontare ed individuare i pregi ed eventuali difetti di diversi strumenti di contenzione e fissazione rapportandone la rigidità prodotta rispetto alle fisiologiche necessità tissutali. Ne emerge una "galassia" di possibilità intermedie tra i vari estremi e si dimostra che non esiste una singola "ricetta" adatta a tutti i casi in cui occorra eseguire un'osteosintesi ma ad ognuno di essi corrisponde una terapia che può essere correttamente scelta solo conoscendo l'ambito bio-meccanico dell'area di tessuto coinvolto. In particolare, i mezzi osteosintetici in grado di produrre fissazione interna rigida in Chirurgia Ortognatodontica, soprattutto per quel che riguarda l'osteosintesi mandibolare (basata, in sostanza, su viti e placche), consentono una riabilitazione quasi immediata ponendo, però, a prova maggiore i sistemi adattativi tissutali locali (muscolatura, strutture ossee ed articolari) e centrali (pattern di senso/movimento nervoso). I sistemi imperniati sui fili e sul bloccaggio bi-mascellare non consentono la riabilitazione immediata e necessitano, quasi sempre, di ginnastica masticatoria successiva allo sbloccaggio. Permetterebbero, tuttavia, se lo si considera desiderabile, un meno traumatico e più graduale adattamento fisiologico al nuovo schema anatomico conseguito con l'intervento. L’impiego di mezzi in grado di generare eccessiva rigidità by-passano i moduli vettoriali di forza che dovrebbero incidere sui capi fratturativi (rischio di stress shielding ), mentre un mezzo che non assicura la dovuta stabilità (ma, sempre in rapporto all’area trattata) potrebbe ingenerare un insieme di alterazioni nella guarigione; fino alla pseudoartrosi. L'uso di fili riassorbibili a lungo termine, costituiti da co-polimeri dell'acido Glicolico, non presenta alcuna controindicazione particolare (se si escludono le allergie e una leggera irritazione tissutale derivata dal loro riassorbimento) quando posti in rapporto alle necessità bio-meccaniche tissutali meccanicamente opportune ed usati correttamente (magari assieme ad altri sistemi di fissaggio). Lo studio dimostra la necessità della conoscenza esauriente del “tissue engineering” delle varie componenti biologiche, di volta in volta, interessate negli interventi odontoiatrici e maxillo-facciali, al fine di scegliere i biomateriali più opportuni in rapporto ad esse.
1992
1-2
18
45
Utilizzo di filo riassorbibile a lungo termine come mezzo di osteosintesi in chirurgia maxillo-facciale: indicazioni ed esperienze cliniche / Bertoldi, Carlo. - In: ODONTOSTOMATOLOGIA E IMPLANTOPROTESI. - ISSN 0391-3783. - STAMPA. - 1-2:(1992), pp. 18-45.
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