La conservazione del germoplasma vegetale prevede approcci diversi e l’adozione di strategie integrate in situ/ex situ che tengano conto delle diverse criticità e delle complesse relazioni ecologiche che gli organismi vegetali stabiliscono negli ambienti naturali. Per quanto riguarda la conservazione ex situ, a partire dagli anni ‘70 è iniziata la raccolta e la conservazione in Banche del germoplasma vegetale, attualmente diffuse in tutto il mondo; le Banche del seme, in particolare, rappresentano la più comune e diffusa modalità di conservazione del germoplasma vegetale. Più di recente sono state introdotte tecniche di conservazione a –196 °C, in N liquido, che permettono lo stoccaggio di semi non ortodossi, propaguli, linee cellulari, tessuti e organi (1); questa metodica ha mostrato inoltre ottime potenzialità nella conservazione di semi e protocormi di orchidee terrestri ed epifite (2, 3, 4). La crioconservazione non si sovrappone ma si affianca ed integra le tradizionali forme di conservazione, consentendo il mantenimento del materiale vegetale in uno stato di quiescenza per tempi teoricamente illimitati (1). Nell’ambito del progetto “Criobanca del Germoplasma UNIMORE”, è iniziata la messa a punto di protocolli per la crioconservazione di semi e protocormi di orchidee spontanee. Come è noto, per consentire la crioconservazione è necessario pre-trattare il materiale vegetale, per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio extra e intra-cellulari e la conseguente morte cellulare. Protocormi di Anacamptis laxiflora, A. fragrans e Himantoglossum robertianum, ottenuti da semi maturi in vitro, sono stati mantenuti su terreno di coltura BM1 a 4 °C per una settimana e poi sottoposti a progressiva disidratazione, utilizzando soluzioni vitrificanti crioprotettive in accordo con quanto proposto da Sakai et al. (5). Parallelamente al congelamento dei protocormi “nudi” è stato anche testato l’incapsulamento dei protocormi in matrice di alginato (seme sintetico). Dopo congelamento in N liquido i protocormi sono stati scongelati rapidamente a bagno-maria a 40°C per 2 minuti e quindi reidratati con soluzioni a concentrazioni decrescenti di saccarosio. Per verificare l’assenza di tossicità delle soluzioni vitrificanti e l’efficacia dei trattamenti effettuati, sono state allestite prove di vitalità utilizzando test con fluoresceina diacetato (FDA) prima e dopo il congelamento. I risultati ottenuti dopo le prime prove hanno dimostrato che percentuali variabili tra l’83 e il 96 % dei protocormi sopravvive alla crioconservazione (sopravvivenza valutata con il test FDA), con lievi differenze tra protocormi nudi e incapsulati. Sono in corso verifiche per valutare tempi e percentuali di ripresa dello sviluppo e della crescita in vitro.

Conservazione ex situ di orchidee spontanee: primi risultati dell'applicazione di protocolli di crioconservazione / Sgarbi, Elisabetta; M., Carretti. - STAMPA. - (2010), pp. 116-116.

Conservazione ex situ di orchidee spontanee: primi risultati dell'applicazione di protocolli di crioconservazione.

SGARBI, Elisabetta;
2010

Abstract

La conservazione del germoplasma vegetale prevede approcci diversi e l’adozione di strategie integrate in situ/ex situ che tengano conto delle diverse criticità e delle complesse relazioni ecologiche che gli organismi vegetali stabiliscono negli ambienti naturali. Per quanto riguarda la conservazione ex situ, a partire dagli anni ‘70 è iniziata la raccolta e la conservazione in Banche del germoplasma vegetale, attualmente diffuse in tutto il mondo; le Banche del seme, in particolare, rappresentano la più comune e diffusa modalità di conservazione del germoplasma vegetale. Più di recente sono state introdotte tecniche di conservazione a –196 °C, in N liquido, che permettono lo stoccaggio di semi non ortodossi, propaguli, linee cellulari, tessuti e organi (1); questa metodica ha mostrato inoltre ottime potenzialità nella conservazione di semi e protocormi di orchidee terrestri ed epifite (2, 3, 4). La crioconservazione non si sovrappone ma si affianca ed integra le tradizionali forme di conservazione, consentendo il mantenimento del materiale vegetale in uno stato di quiescenza per tempi teoricamente illimitati (1). Nell’ambito del progetto “Criobanca del Germoplasma UNIMORE”, è iniziata la messa a punto di protocolli per la crioconservazione di semi e protocormi di orchidee spontanee. Come è noto, per consentire la crioconservazione è necessario pre-trattare il materiale vegetale, per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio extra e intra-cellulari e la conseguente morte cellulare. Protocormi di Anacamptis laxiflora, A. fragrans e Himantoglossum robertianum, ottenuti da semi maturi in vitro, sono stati mantenuti su terreno di coltura BM1 a 4 °C per una settimana e poi sottoposti a progressiva disidratazione, utilizzando soluzioni vitrificanti crioprotettive in accordo con quanto proposto da Sakai et al. (5). Parallelamente al congelamento dei protocormi “nudi” è stato anche testato l’incapsulamento dei protocormi in matrice di alginato (seme sintetico). Dopo congelamento in N liquido i protocormi sono stati scongelati rapidamente a bagno-maria a 40°C per 2 minuti e quindi reidratati con soluzioni a concentrazioni decrescenti di saccarosio. Per verificare l’assenza di tossicità delle soluzioni vitrificanti e l’efficacia dei trattamenti effettuati, sono state allestite prove di vitalità utilizzando test con fluoresceina diacetato (FDA) prima e dopo il congelamento. I risultati ottenuti dopo le prime prove hanno dimostrato che percentuali variabili tra l’83 e il 96 % dei protocormi sopravvive alla crioconservazione (sopravvivenza valutata con il test FDA), con lievi differenze tra protocormi nudi e incapsulati. Sono in corso verifiche per valutare tempi e percentuali di ripresa dello sviluppo e della crescita in vitro.
2010
Milano
25-28 agosto 2010
Sgarbi, Elisabetta; M., Carretti
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