La creazione di valore, realizzata mediante la comunicazione e la combinazione/scambio di risorse fra individui, organizzazioni e istituzioni, rappresenta l’essenza dei processi di sviluppo economico. Nell’analizzare il ruolo a tendere delle risorse intangibili negli strumenti di comunicazione economico-finanziaria predisposti nella prospettiva del valore, occorre considerare alcuni complementari concetti: valore, risorse, comunicazione e conoscenza. Gli asset intangibili (AI) rappresentano il patrimonio di conoscenza di un’organizzazione. In un’accezione ampia, questo patrimonio contiene non solo il know how delle persone ma anche quello proprio dell’impresa, strettamente legato al suo sistema organizzativo, così come tutta una serie di elementi tipizzanti che si sostanziano nella cultura aziendale e nella reputazione dell’azienda nel mercato. Il “bene” intangibile di maggior interesse sia da un punto di vista manageriale sia dal lato dei metodi di misurazione e valorizzazione è senza alcun dubbio il capitale intellettuale (CI). Nella seconda metà degli anni '90 tale nuova nozione è stata proposta al fine di ricondurre ad unità concettuale molteplici asset intangibili; in alcune realtà aziendali internazionali – pionieri in questo caso sono stati i paesi del Nord Europa – si predispongono già da tempo report che comunicano ai diversi stakeholder le caratteristiche e le componenti di tale nuova nozione di capitale. Nel lavoro si analizza lo stato dell'arte nella ricerca sul CI nell’ambito dell'industria dei servizi finanziari (ISF), e si cercano di individuare possibili sentieri evolutivi della teoria e della prassi d'impresa al riguardo. L’obiettivo generale consiste nel fornire alcune prime risposte sul quando, sul cosa, sul perché, sul chi, sul dove e infine sul come relativamente al capitale intellettuale.Nel paragrafo 1 si svolge una sintetica rassegna della letteratura attraverso una descrizione dei più significativi contributi in materia e del sentiero di sviluppo con specifico riferimento agli studi relativi alla ISF; in questo caso l’obiettivo è anche quello di individuare il momento temporale (quando) in cui si inizia a “trattare” il tema del CI nella ISF. Il successivo paragrafo 2 è dedicato al framework concettuale (cosa, perché e chi) attraverso la presentazione di una tassonomia degli elementi del CI teoricamente rilevanti nel settore finanziario, l’analisi del perché tale tema sia importante e l’individuazione delle tipologie di attori economici per cui il CI riveste rilevanza.Il paragrafo 3 è organizzato in due parti. La prima parte è dedicata all’analisi della casistica internazionale in termini di stato dell’arte e di best practices (dove) e agli aspetti di misurazione e reporting (come) attraverso la rilevazione delle migliori pratiche aziendali e delle principali iniziative di studio e di ricerca empirica in corso da parte di organismi nazionali e internazionali; viene inoltre proposto un primo format qualitativo di rappresentazione del capitale intellettuale utile per banche e altri intermediari finanziari.La seconda e ultima parte fornisce indicazioni di sintesi in termini di future direzioni di ricerca e di possibili sviluppi operativi delle pratiche di misurazione e gestione del CI nelle banche italiane. L’obiettivo in questo caso è quello di giungere alla stesura di una sorta di agenda manageriale contenente alcuni passi a nostro avviso necessari per sviluppare un approccio adeguato al CI nelle banche stesse, tenendo conto di alcuni fattori (modello di governance, dimensione e diversificazione del gruppo, pressioni provenienti dal contesto istituzionale e socio-economico) che possono incidere sulle modalità e sui tempi di tale sviluppo.

Vezzani, Paola e Previati, D.. "Gestione, misurazione e reporting del capitale intellettuale nel settore dei servizi finanziari" Working paper, Università L. Bocconi, Newfin - Centro Studi sull'innovazione finanziaria (Working paper), 2004.

Gestione, misurazione e reporting del capitale intellettuale nel settore dei servizi finanziari

VEZZANI, Paola;
2004

Abstract

La creazione di valore, realizzata mediante la comunicazione e la combinazione/scambio di risorse fra individui, organizzazioni e istituzioni, rappresenta l’essenza dei processi di sviluppo economico. Nell’analizzare il ruolo a tendere delle risorse intangibili negli strumenti di comunicazione economico-finanziaria predisposti nella prospettiva del valore, occorre considerare alcuni complementari concetti: valore, risorse, comunicazione e conoscenza. Gli asset intangibili (AI) rappresentano il patrimonio di conoscenza di un’organizzazione. In un’accezione ampia, questo patrimonio contiene non solo il know how delle persone ma anche quello proprio dell’impresa, strettamente legato al suo sistema organizzativo, così come tutta una serie di elementi tipizzanti che si sostanziano nella cultura aziendale e nella reputazione dell’azienda nel mercato. Il “bene” intangibile di maggior interesse sia da un punto di vista manageriale sia dal lato dei metodi di misurazione e valorizzazione è senza alcun dubbio il capitale intellettuale (CI). Nella seconda metà degli anni '90 tale nuova nozione è stata proposta al fine di ricondurre ad unità concettuale molteplici asset intangibili; in alcune realtà aziendali internazionali – pionieri in questo caso sono stati i paesi del Nord Europa – si predispongono già da tempo report che comunicano ai diversi stakeholder le caratteristiche e le componenti di tale nuova nozione di capitale. Nel lavoro si analizza lo stato dell'arte nella ricerca sul CI nell’ambito dell'industria dei servizi finanziari (ISF), e si cercano di individuare possibili sentieri evolutivi della teoria e della prassi d'impresa al riguardo. L’obiettivo generale consiste nel fornire alcune prime risposte sul quando, sul cosa, sul perché, sul chi, sul dove e infine sul come relativamente al capitale intellettuale.Nel paragrafo 1 si svolge una sintetica rassegna della letteratura attraverso una descrizione dei più significativi contributi in materia e del sentiero di sviluppo con specifico riferimento agli studi relativi alla ISF; in questo caso l’obiettivo è anche quello di individuare il momento temporale (quando) in cui si inizia a “trattare” il tema del CI nella ISF. Il successivo paragrafo 2 è dedicato al framework concettuale (cosa, perché e chi) attraverso la presentazione di una tassonomia degli elementi del CI teoricamente rilevanti nel settore finanziario, l’analisi del perché tale tema sia importante e l’individuazione delle tipologie di attori economici per cui il CI riveste rilevanza.Il paragrafo 3 è organizzato in due parti. La prima parte è dedicata all’analisi della casistica internazionale in termini di stato dell’arte e di best practices (dove) e agli aspetti di misurazione e reporting (come) attraverso la rilevazione delle migliori pratiche aziendali e delle principali iniziative di studio e di ricerca empirica in corso da parte di organismi nazionali e internazionali; viene inoltre proposto un primo format qualitativo di rappresentazione del capitale intellettuale utile per banche e altri intermediari finanziari.La seconda e ultima parte fornisce indicazioni di sintesi in termini di future direzioni di ricerca e di possibili sviluppi operativi delle pratiche di misurazione e gestione del CI nelle banche italiane. L’obiettivo in questo caso è quello di giungere alla stesura di una sorta di agenda manageriale contenente alcuni passi a nostro avviso necessari per sviluppare un approccio adeguato al CI nelle banche stesse, tenendo conto di alcuni fattori (modello di governance, dimensione e diversificazione del gruppo, pressioni provenienti dal contesto istituzionale e socio-economico) che possono incidere sulle modalità e sui tempi di tale sviluppo.
2004
Maggio
Vezzani, Paola; D., Previati
Vezzani, Paola e Previati, D.. "Gestione, misurazione e reporting del capitale intellettuale nel settore dei servizi finanziari" Working paper, Università L. Bocconi, Newfin - Centro Studi sull'innovazione finanziaria (Working paper), 2004.
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