La presente ricerca muove da una sperimentazione didattica in corso dal 2006 presso l’insegnamento di Processi e Dinamiche di Gruppo a Reggio Emilia (Mineo, 2007): accanto al corso obbligatorio per gli iscritti al II anno di Scienze dell’Educazione, viene offerto un percorso ‘avanzato’ con la possibilità di sperimentare de vivo le dinamiche evolutive dei gruppi di grande formato e, attraverso la conoscenza analitica dei processi sottesi al funzionamento degli stessi, la formazione in un contesto a conduzione psicodinamica.Il focus della ricerca è quello di esplorare e ripensare il metodo di intervento con i grandi gruppi, ritenendo inadeguata la letteratura sulle finalità e sugli obiettivi di tali dispositivi, che elude un ragionamento approfondito sulle dinamiche proprie della fondazione dei gruppi e sulle motivazioni che la sottendono. Tali dinamiche, nel gruppo di formazione, rimandano alla questione del primary task (Miller & Rice, 1990): compito che si declina a seconda dello stadio evolutivo del gruppo (Tuckman, 1965), del set/ting specifico (Lo Verso, 1994) e dello “spazio mentale ed esperenziale che coinvolge gli universi soggettivi e transpersonali” dei partecipanti e dei conduttori (Di Maria, Formica, 2009, p.101).La sperimentazione didattica, che deve fare i conti con un curricolo accademico e una dimensione istituzionale che marginalizza la psicologia dinamica nel profilo in uscita, consta di tre fasi: nella prima, lo studente, oltre ad assistere alle lezioni frontali che inquadrano i temi della psicodinamica in una cornice teorica e metodologica che va da Lewin a Bion, da Foulkes a Kaes, dalla Klein a Rice, partecipa a gruppi mediani ed allargati, lavora in piccoli gruppi alla presentazione di approfondimenti tematici e si incontra su un forum online moderato dalla docente. Nella seconda fase, intraprende un percorso di osservazione dei gruppi, offre consulenza agli studenti junior sui lavori di piccolo gruppo e partecipa ad un gruppo di supervisione. Nella terza infine, co-conduce i gruppi e partecipa alle sessioni di supervisione. Il percorso formativo, dunque, prevede un graduale passaggio da ruoli discenti a ruoli di co-responsabilità dei contenuti del corso, offrendo l’opportunità di giocare ruoli diversi e differenziati, a servizio del gruppo: in questa altalena di funzioni, si attiva un processo di esplorazione e di contaminazione di attese, desideri, ansie, consapevolezze e tecniche, che diventano oggetto del percorso individuale di crescita e formazione alla conduzione di gruppi educativi.Rimane da verificare quanto il percorso formativo sia sufficiente all’elaborazione di un profilo di educatore in grado di progettare e realizzare gruppi a vertice psicodinamico.Tuttavia, l’opportunità di esplorare il campo controtransferale da una molteplicità di punti di vista –partecipante, osservatore, co-conduttore, facilitatore, esperto, consulente-, attiva ed esplicita un pensiero riflessivo sulle relazioni inter-soggettive, sui fenomeni di risonanza, sui rispecchiamenti, sulle co-responsabilità del processo e dei compiti. Il gruppo di formazione diventa così uno spazio di transito, di elaborazione rituale di eventi critici, e “assume una valenza emotiva e una presenza tanto più forte quanto più nel sociale sembrano scomparire i luoghi culturalmente deputati all’organizzazione e ritualizzazione dei passaggi evolutivi del singolo e della comunità” (Profita et al., 2007, p.118).
COMPETENZE PSICOLOGICHE DEGLI EDUCATORI E CONDUZIONE DI GRUPPO / Mineo, Roberta; E., Stefanini. - ELETTRONICO. - IV:(2011), pp. 100-110. (Intervento presentato al convegno Insegnare psicologia, formare gli psicologi: continuità o contrasto tenutosi a padova nel 25-26 Febbraio 2011).
COMPETENZE PSICOLOGICHE DEGLI EDUCATORI E CONDUZIONE DI GRUPPO
MINEO, Roberta;
2011
Abstract
La presente ricerca muove da una sperimentazione didattica in corso dal 2006 presso l’insegnamento di Processi e Dinamiche di Gruppo a Reggio Emilia (Mineo, 2007): accanto al corso obbligatorio per gli iscritti al II anno di Scienze dell’Educazione, viene offerto un percorso ‘avanzato’ con la possibilità di sperimentare de vivo le dinamiche evolutive dei gruppi di grande formato e, attraverso la conoscenza analitica dei processi sottesi al funzionamento degli stessi, la formazione in un contesto a conduzione psicodinamica.Il focus della ricerca è quello di esplorare e ripensare il metodo di intervento con i grandi gruppi, ritenendo inadeguata la letteratura sulle finalità e sugli obiettivi di tali dispositivi, che elude un ragionamento approfondito sulle dinamiche proprie della fondazione dei gruppi e sulle motivazioni che la sottendono. Tali dinamiche, nel gruppo di formazione, rimandano alla questione del primary task (Miller & Rice, 1990): compito che si declina a seconda dello stadio evolutivo del gruppo (Tuckman, 1965), del set/ting specifico (Lo Verso, 1994) e dello “spazio mentale ed esperenziale che coinvolge gli universi soggettivi e transpersonali” dei partecipanti e dei conduttori (Di Maria, Formica, 2009, p.101).La sperimentazione didattica, che deve fare i conti con un curricolo accademico e una dimensione istituzionale che marginalizza la psicologia dinamica nel profilo in uscita, consta di tre fasi: nella prima, lo studente, oltre ad assistere alle lezioni frontali che inquadrano i temi della psicodinamica in una cornice teorica e metodologica che va da Lewin a Bion, da Foulkes a Kaes, dalla Klein a Rice, partecipa a gruppi mediani ed allargati, lavora in piccoli gruppi alla presentazione di approfondimenti tematici e si incontra su un forum online moderato dalla docente. Nella seconda fase, intraprende un percorso di osservazione dei gruppi, offre consulenza agli studenti junior sui lavori di piccolo gruppo e partecipa ad un gruppo di supervisione. Nella terza infine, co-conduce i gruppi e partecipa alle sessioni di supervisione. Il percorso formativo, dunque, prevede un graduale passaggio da ruoli discenti a ruoli di co-responsabilità dei contenuti del corso, offrendo l’opportunità di giocare ruoli diversi e differenziati, a servizio del gruppo: in questa altalena di funzioni, si attiva un processo di esplorazione e di contaminazione di attese, desideri, ansie, consapevolezze e tecniche, che diventano oggetto del percorso individuale di crescita e formazione alla conduzione di gruppi educativi.Rimane da verificare quanto il percorso formativo sia sufficiente all’elaborazione di un profilo di educatore in grado di progettare e realizzare gruppi a vertice psicodinamico.Tuttavia, l’opportunità di esplorare il campo controtransferale da una molteplicità di punti di vista –partecipante, osservatore, co-conduttore, facilitatore, esperto, consulente-, attiva ed esplicita un pensiero riflessivo sulle relazioni inter-soggettive, sui fenomeni di risonanza, sui rispecchiamenti, sulle co-responsabilità del processo e dei compiti. Il gruppo di formazione diventa così uno spazio di transito, di elaborazione rituale di eventi critici, e “assume una valenza emotiva e una presenza tanto più forte quanto più nel sociale sembrano scomparire i luoghi culturalmente deputati all’organizzazione e ritualizzazione dei passaggi evolutivi del singolo e della comunità” (Profita et al., 2007, p.118).File | Dimensione | Formato | |
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