Molto è stato detto su Alice’s Adventures in Wonderland, Through the Looking Glass and What Alice Found There, Jabberwocky e le loro molteplici traduzioni. Scopo di questo contributo non è tuttavia quello di contribuire alla critica stilistica e letteraria dei testi, quanto quello di utilizzare i testi stessi (originale e traduzioni) per condurre una riflessione attenta sulla creatività morfologica della lingua, o, in altre parole, sulla flessibilità del sistema e sul ruolo giocato dalla motivazione fonologica. Si tratta infatti di testi nonsensici, che danno pieno diritto di cittadinanza a grammatica della fantasia, language play e innovazione, garantendo la presenza di «tutti gli usi della parola», in quanto espressione di immaginazione e creatività. In particolare, l’analisi ha permesso di distinguere due tipi principali di creazioni morfologiche, che si allontanano in vario modo da processi di formazione grammaticali, produttivi e prevedibili. Da un lato, la motivazione fonologica è alla base della selezione di tecniche di modificazione di forme specifiche per scopi ludici e nonsensici. È l’affinità fonologica a determinare il piacere per la reduplicazione (es. Ingl. Humpty Dumpty, It. Bindolo Dondolo) come anche la presenza di alienazioni ortografiche e sostituzioni fonetiche (es. Ingl. Reeling and Writhing, It. pinna e calamaro). L’errore ortografico diventa errore creativo e porta alla selezione di nuove relazioni semantiche e nuovi sensi per referenti nuovi o meno. Questo è tuttavia possibile solamente nella misura in cui percepiamo e identifichiamo deformazioni e alienazioni in relazione al lessico conosciuto. Dall’altro lato, nel blending lessicale la motivazione fonologica è di nuovo all’opera, accanto alla motivazione semantica. Contrariamente all’opinione condivisa nella letterature pertinente, innovazioni e occasionalismi nei testi nonsensici hanno permesso di evidenziare come, nel rispetto della fonotassi della lingua, anche l’italiano preferisca a forme correlate (es. acronimi e clipping) tecniche di blending sofisticate e ingegnose, se stilisticamente motivate (ovvero motivate in relazione agli scopi del genere). Nessun atto creativo è tuttavia libero da vincoli: pur violando le regole (grammaticali) della lingua e, in primo luogo, la generale tendenza della lingua a perseguire scelte relativamente naturali e trasparenti, i blend lessicali sono soggetti a una serie di vincoli che ne garantiscono la codifica in virtù della riconoscibilità dei costituenti, e, dunque, della loro analizzabilità, che deve risultare non immediata. Questa “aura di mistero” che avvolge i blend e ci sollecita a scioglierli, a scoprirne le basi, è parte del gioco: si tratta in breve, anche nel caso di formazioni creative quali il blending lessicale, di trovare il senso nascosto del nonsense.
Mimsy e mélacri: tradurre la creatività morfologica nei viaggi di Alice / Cacchiani, Silvia. - STAMPA. - Il lettore di provincia, 138, anno XLIII, gennaio/giugno 2012:(2012), pp. 49-63.
Mimsy e mélacri: tradurre la creatività morfologica nei viaggi di Alice
CACCHIANI, Silvia
2012
Abstract
Molto è stato detto su Alice’s Adventures in Wonderland, Through the Looking Glass and What Alice Found There, Jabberwocky e le loro molteplici traduzioni. Scopo di questo contributo non è tuttavia quello di contribuire alla critica stilistica e letteraria dei testi, quanto quello di utilizzare i testi stessi (originale e traduzioni) per condurre una riflessione attenta sulla creatività morfologica della lingua, o, in altre parole, sulla flessibilità del sistema e sul ruolo giocato dalla motivazione fonologica. Si tratta infatti di testi nonsensici, che danno pieno diritto di cittadinanza a grammatica della fantasia, language play e innovazione, garantendo la presenza di «tutti gli usi della parola», in quanto espressione di immaginazione e creatività. In particolare, l’analisi ha permesso di distinguere due tipi principali di creazioni morfologiche, che si allontanano in vario modo da processi di formazione grammaticali, produttivi e prevedibili. Da un lato, la motivazione fonologica è alla base della selezione di tecniche di modificazione di forme specifiche per scopi ludici e nonsensici. È l’affinità fonologica a determinare il piacere per la reduplicazione (es. Ingl. Humpty Dumpty, It. Bindolo Dondolo) come anche la presenza di alienazioni ortografiche e sostituzioni fonetiche (es. Ingl. Reeling and Writhing, It. pinna e calamaro). L’errore ortografico diventa errore creativo e porta alla selezione di nuove relazioni semantiche e nuovi sensi per referenti nuovi o meno. Questo è tuttavia possibile solamente nella misura in cui percepiamo e identifichiamo deformazioni e alienazioni in relazione al lessico conosciuto. Dall’altro lato, nel blending lessicale la motivazione fonologica è di nuovo all’opera, accanto alla motivazione semantica. Contrariamente all’opinione condivisa nella letterature pertinente, innovazioni e occasionalismi nei testi nonsensici hanno permesso di evidenziare come, nel rispetto della fonotassi della lingua, anche l’italiano preferisca a forme correlate (es. acronimi e clipping) tecniche di blending sofisticate e ingegnose, se stilisticamente motivate (ovvero motivate in relazione agli scopi del genere). Nessun atto creativo è tuttavia libero da vincoli: pur violando le regole (grammaticali) della lingua e, in primo luogo, la generale tendenza della lingua a perseguire scelte relativamente naturali e trasparenti, i blend lessicali sono soggetti a una serie di vincoli che ne garantiscono la codifica in virtù della riconoscibilità dei costituenti, e, dunque, della loro analizzabilità, che deve risultare non immediata. Questa “aura di mistero” che avvolge i blend e ci sollecita a scioglierli, a scoprirne le basi, è parte del gioco: si tratta in breve, anche nel caso di formazioni creative quali il blending lessicale, di trovare il senso nascosto del nonsense.File | Dimensione | Formato | |
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