Questo lavoro propone un approfondimento sull’inattività femminile in Italia, analizzando la disponibilità a lavorare delle donne inattive. Ciò è reso possibile dalla disponibilità dei dati dell’indagine ISFOL (Area Analisi e Valutazione delle Politiche per l’Occupazione) sull’inattività femminile in Italia il cui questionario contiene domande formulate appositamente per ricavare una stima della disponibilità alavorare (in termini di ore) delle donne inattive e la corrispondente retribuzione alla quale le stesse sarebbero disposte a svolgere un lavoro; informazioni che ci hanno permesso, tra l’altro, di ricavare una stima del salario di riserva. L’analisi che proponiamo, dunque, si sviluppa attraverso un iniziale approfondimentodelle caratteristiche del campione di donne inattive, per evidenziare eventuali differenze produttive rispetto al gruppo di donne occupate e mettere in evidenza la presenza di difficoltà, non solo dal lato della domanda ma anche dal lato dell’offerta, nel consentire alle donne con un’elevata disponibilità a lavorare di inserirsi nel mercato del lavoro. L’analisi si svolge attraverso la presentazione di statistichedescrittive su alcune caratteristiche di capitale umano e prendendo in esame il numero di ore che le inattive dichiarano di essere disposte a lavorare in caso di occupazione e confrontandone la distribuzione con quella delle donne occupate. La seconda parte dello studio è dedicata all’analisi della retribuzione minima dichiarata, alla quale le inattive sarebbero disposte a lavorare. Tale informazione, incrociata al dato sulle ore “potenzialmente” lavorabili, ci permette di calcolare ilsalario di riserva, e di confrontarlo con il salario orario teorico, calcolato applicando alle caratteristiche delle inattive i rendimenti stimati sul campione delle donne occupate. Tale confronto ci permette di evidenziare e studiare la componente del campione di inattive che presenta salari di riserva inferiori al salario teorico,e che secondo uno schema metodologico neoclassico, costituisce un bacino di potenziale attività. Il lavoro si conclude con l’analisi qualitativa delle differenze tra il gruppo delle donne potenzialmente attive e le donne che, diversamente, presentano salari di riserva maggiori del salario orario teorico.
Salario di riserva e attività potenziale / Addabbo, Tindara; D., Favaro. - STAMPA. - (2010), pp. 83-107.
Salario di riserva e attività potenziale
ADDABBO, Tindara;
2010
Abstract
Questo lavoro propone un approfondimento sull’inattività femminile in Italia, analizzando la disponibilità a lavorare delle donne inattive. Ciò è reso possibile dalla disponibilità dei dati dell’indagine ISFOL (Area Analisi e Valutazione delle Politiche per l’Occupazione) sull’inattività femminile in Italia il cui questionario contiene domande formulate appositamente per ricavare una stima della disponibilità alavorare (in termini di ore) delle donne inattive e la corrispondente retribuzione alla quale le stesse sarebbero disposte a svolgere un lavoro; informazioni che ci hanno permesso, tra l’altro, di ricavare una stima del salario di riserva. L’analisi che proponiamo, dunque, si sviluppa attraverso un iniziale approfondimentodelle caratteristiche del campione di donne inattive, per evidenziare eventuali differenze produttive rispetto al gruppo di donne occupate e mettere in evidenza la presenza di difficoltà, non solo dal lato della domanda ma anche dal lato dell’offerta, nel consentire alle donne con un’elevata disponibilità a lavorare di inserirsi nel mercato del lavoro. L’analisi si svolge attraverso la presentazione di statistichedescrittive su alcune caratteristiche di capitale umano e prendendo in esame il numero di ore che le inattive dichiarano di essere disposte a lavorare in caso di occupazione e confrontandone la distribuzione con quella delle donne occupate. La seconda parte dello studio è dedicata all’analisi della retribuzione minima dichiarata, alla quale le inattive sarebbero disposte a lavorare. Tale informazione, incrociata al dato sulle ore “potenzialmente” lavorabili, ci permette di calcolare ilsalario di riserva, e di confrontarlo con il salario orario teorico, calcolato applicando alle caratteristiche delle inattive i rendimenti stimati sul campione delle donne occupate. Tale confronto ci permette di evidenziare e studiare la componente del campione di inattive che presenta salari di riserva inferiori al salario teorico,e che secondo uno schema metodologico neoclassico, costituisce un bacino di potenziale attività. Il lavoro si conclude con l’analisi qualitativa delle differenze tra il gruppo delle donne potenzialmente attive e le donne che, diversamente, presentano salari di riserva maggiori del salario orario teorico.Pubblicazioni consigliate
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