Durante lo scavo archeologico che ha interessato il piano terreno dello stabile dell’ex Monte di Pietà e attuale sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, sono stati prelevati da varie strutture archeologiche campioni di saggio per analisi carpologiche. Lo studio dei semi/frutti e annessi fiorali rinvenuti nei depositi archeologici mantiene un ruolo chiave in tutte quelle ricerche dove l’uomo è l’oggetto centrale, per due motivi: l’uomo è il principale artefice, volontario o involontario, della presenza dei semi/frutti nei siti archeologici; i semi/frutti sono assai significativi dal punto di vista sistematico/tassonomico, per cui quasi sempre ne è possibile l’identificazione a livello di specie, risalendo con grande dettaglio alle piante legate all’uomo. Un buono stato di conservazione permette determinazioni a livello anche sottospecifico, mentre l’abbondanza dei reperti offre un quadro statisticamente valido e quindi permette ricostruzioni più attendibili del rapporto uomo-piante. Tuttavia dati anche quantitativamente modesti danno sempre qualche informazione utile per inquadrare il sito archeologico nel contesto dell’ambiente vegetale strettamente circostante, delle colture attuate nell’area e della raccolta di piante utili sullo spontaneo. Per il sito in esame sono stati considerati sia riempimenti provenienti da depositi di scarico, sia riempimenti di manufatti, come boccali e vasetti, con la speranza che questi ultimi potessero rivelare attraverso il loro contenuto carpologico lo scopo al quale erano stati destinati, come già avvenuto nel caso dei boccali del Convento di S. Antonio a Ferrara, che hanno mostrato la composizione erboristica di preparazioni officinali (Bandini Mazzanti et al., 2006). I dati ottenuti dal sito di Forlì saranno importanti per ampliare il quadro delle conoscenze archeocarpologiche relative all’età medievale/rinascimentale in Emilia Romagna, aggiungendo un nuovo tassello nella prospettiva di una sintesi regionale. Essi infatti si affiancano ai numerosi studi analoghi condotti su altre aree e su diversi siti archeologici, fra cui Argenta, Lugo, Modena, Ferrara, Parma, Imola, Faenza, ecc., per un totale di diversi milioni di reperti carpologici esaminati e studiati.
Analisi carpologiche di saggio nel sito dell'ex Monte di Pietà nel centro storico di Forlì / Bosi, Giovanna; Mazzanti, Marta. - STAMPA. - (2009), pp. 213-219.
Analisi carpologiche di saggio nel sito dell'ex Monte di Pietà nel centro storico di Forlì
BOSI, Giovanna;MAZZANTI, Marta
2009
Abstract
Durante lo scavo archeologico che ha interessato il piano terreno dello stabile dell’ex Monte di Pietà e attuale sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, sono stati prelevati da varie strutture archeologiche campioni di saggio per analisi carpologiche. Lo studio dei semi/frutti e annessi fiorali rinvenuti nei depositi archeologici mantiene un ruolo chiave in tutte quelle ricerche dove l’uomo è l’oggetto centrale, per due motivi: l’uomo è il principale artefice, volontario o involontario, della presenza dei semi/frutti nei siti archeologici; i semi/frutti sono assai significativi dal punto di vista sistematico/tassonomico, per cui quasi sempre ne è possibile l’identificazione a livello di specie, risalendo con grande dettaglio alle piante legate all’uomo. Un buono stato di conservazione permette determinazioni a livello anche sottospecifico, mentre l’abbondanza dei reperti offre un quadro statisticamente valido e quindi permette ricostruzioni più attendibili del rapporto uomo-piante. Tuttavia dati anche quantitativamente modesti danno sempre qualche informazione utile per inquadrare il sito archeologico nel contesto dell’ambiente vegetale strettamente circostante, delle colture attuate nell’area e della raccolta di piante utili sullo spontaneo. Per il sito in esame sono stati considerati sia riempimenti provenienti da depositi di scarico, sia riempimenti di manufatti, come boccali e vasetti, con la speranza che questi ultimi potessero rivelare attraverso il loro contenuto carpologico lo scopo al quale erano stati destinati, come già avvenuto nel caso dei boccali del Convento di S. Antonio a Ferrara, che hanno mostrato la composizione erboristica di preparazioni officinali (Bandini Mazzanti et al., 2006). I dati ottenuti dal sito di Forlì saranno importanti per ampliare il quadro delle conoscenze archeocarpologiche relative all’età medievale/rinascimentale in Emilia Romagna, aggiungendo un nuovo tassello nella prospettiva di una sintesi regionale. Essi infatti si affiancano ai numerosi studi analoghi condotti su altre aree e su diversi siti archeologici, fra cui Argenta, Lugo, Modena, Ferrara, Parma, Imola, Faenza, ecc., per un totale di diversi milioni di reperti carpologici esaminati e studiati.Pubblicazioni consigliate
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