Nel saggio, l’esame della disciplina ordinaria in materia di riduzione e riorganizzazione dell’orario di lavoro è preceduto da un’analisi della normativa comunitaria contenuta nella direttiva n. 93/104. Sulla scorta di questa analisi, l’A. procede all’esame della legislazione interna oggi vigente. Il fatto di dedicare attenzione, nella parte centrale del saggio, alle riforme legislative e contrattuali volte ad introdurre strumenti di riorganizzazione e flessibilizzazione temporale della prestazione idonei a soddisfare esigenze produttive, non implica la condivisione, da parte dell’A., di atteggiamenti diffusi tendenti a trascurare quello che è tuttora uno dei profili essenziali di qualsiasi regolamentazione legislativa della materia, il limite temporale (giornaliero) e conseguentemente la reale portata della “costituzionalizzazione” del principio stabilito dall’art. 36, co. 2, Cost. Al contrario, per il fatto stesso di invocare un contenimento della durata della giornata lavorativa, l’art. 36, co. 2, Cost. indica un percorso normativo al cui interno ben può collocarsi, oltre che un intervento volto a garantire la protezione dell’integrità psico-fisica del soggetto debole nel rapporto di lavoro subordinato (e quindi, anche ad assicurare a quel soggetto la cura dei propri interessi personali, familiari e sociali), una regolamentazione diretta a predisporre le condizioni per una diversa distribuzione del lavoro disponibile al fine di espandere i livelli occupazionali. Per altro verso, si evidenzia nel saggio come le stesse politiche comunitarie (prescrizioni della direttiva n. 93/104 comprese) confermino l’idoneità intrinseca delle discipline sull’orario di lavoro ad incidere, in via diretta o mediata, su esigenze diverse da quelle che si sostanziano nella tutela della salute e della sicurezza. L’ultima parte del saggio è dedicata alle riforme legislative e contrattuali volte a rivalutare la libertà del singolo nella “scelta” dei propri tempi di lavoro. E’ infatti comune convincimento che la tematica dell’orario di lavoro non si limiti alla riduzione e riorganizzazione dell’orario di lavoro nelle unità produttive, perché abbraccia, invece, il ben più ampio e complesso argomento dei rapporti fra tempi di vita e tempi di lavoro, comprensivo di problematiche quali il lavoro a tempo parziale, le cure parentali, la formazione permanente, il pensionamento progressivo
Riduzione e flessibilità dell'orario di lavoro / Allamprese, Andrea. - In: GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1720-4321. - STAMPA. - 1:(2001), pp. 97-148.
Riduzione e flessibilità dell'orario di lavoro
ALLAMPRESE, Andrea
2001
Abstract
Nel saggio, l’esame della disciplina ordinaria in materia di riduzione e riorganizzazione dell’orario di lavoro è preceduto da un’analisi della normativa comunitaria contenuta nella direttiva n. 93/104. Sulla scorta di questa analisi, l’A. procede all’esame della legislazione interna oggi vigente. Il fatto di dedicare attenzione, nella parte centrale del saggio, alle riforme legislative e contrattuali volte ad introdurre strumenti di riorganizzazione e flessibilizzazione temporale della prestazione idonei a soddisfare esigenze produttive, non implica la condivisione, da parte dell’A., di atteggiamenti diffusi tendenti a trascurare quello che è tuttora uno dei profili essenziali di qualsiasi regolamentazione legislativa della materia, il limite temporale (giornaliero) e conseguentemente la reale portata della “costituzionalizzazione” del principio stabilito dall’art. 36, co. 2, Cost. Al contrario, per il fatto stesso di invocare un contenimento della durata della giornata lavorativa, l’art. 36, co. 2, Cost. indica un percorso normativo al cui interno ben può collocarsi, oltre che un intervento volto a garantire la protezione dell’integrità psico-fisica del soggetto debole nel rapporto di lavoro subordinato (e quindi, anche ad assicurare a quel soggetto la cura dei propri interessi personali, familiari e sociali), una regolamentazione diretta a predisporre le condizioni per una diversa distribuzione del lavoro disponibile al fine di espandere i livelli occupazionali. Per altro verso, si evidenzia nel saggio come le stesse politiche comunitarie (prescrizioni della direttiva n. 93/104 comprese) confermino l’idoneità intrinseca delle discipline sull’orario di lavoro ad incidere, in via diretta o mediata, su esigenze diverse da quelle che si sostanziano nella tutela della salute e della sicurezza. L’ultima parte del saggio è dedicata alle riforme legislative e contrattuali volte a rivalutare la libertà del singolo nella “scelta” dei propri tempi di lavoro. E’ infatti comune convincimento che la tematica dell’orario di lavoro non si limiti alla riduzione e riorganizzazione dell’orario di lavoro nelle unità produttive, perché abbraccia, invece, il ben più ampio e complesso argomento dei rapporti fra tempi di vita e tempi di lavoro, comprensivo di problematiche quali il lavoro a tempo parziale, le cure parentali, la formazione permanente, il pensionamento progressivoFile | Dimensione | Formato | |
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