L’approccio cognitivo modulare usato dagli studi sull’afasia offre un modello neuropsicologico in grado di rendere conto dell’elaborazione semantico-lessicale di singole parole e di individuare le diverse componenti che vi contribuiscono. Questo permette di mettere a punto strumenti di valutazione volti ad individuare le componenti danneggiate e trattamenti riabilitativi specifici per ciascuna componente. L’utilità di questo approccio ha indotto ad estenderlo ai decifit morfo-sintattici e di interfaccia tra sintassi e pragmatica. Rispetto al modello semantico-lessicale, tuttavia, questa estensione oltre il livello della parola appare più controversa dal punto di vista scientifico e meno soddisfacente sul piano clinico. Diversi tentativi di usare varie teorie sintattiche per spiegare la grammatica degli afasici risultano di qualche utilità clinica per trattare singoli aspetti della produzione, ma non forniscono un modello generale per valutare i molteplici aspetti della competenza sintattica e individuare in modo sistematico le componenti da riabilitare. Il presente contributo propone come quadro teorico per contribuire alla soluzione di questo problema la Teoria della Processabilità (Pienemann 1998; Pienemann, Di Biase e Kawaguchi 2005), secondo la quale. gli stadi universali dello sviluppo linguistico si spiegano in base al costo dell’elaborazione cognitiva richiesta dalla produzione delle strutture grammaticali. L’individuazione di queste procedure di elaborazione che determinano gli stadi permette di predire le sequenze implicazionali in cui vengono apprese le varie strutture linguistiche. Nel contributo viene valutata l’applicabilità delle ipotesi di acquisizione dell’italiano alle condizioni di perdita afasica. Più in dettaglio, viene indagato se le implicazioni tra lo sviluppo morfo-sintattico e quello pragmatico-discorsivo riscontrate per gli apprendenti della L2 valgono anche per sei parlanti agrammatici della L1. I risultati mostrano che, così come nell’apprendimento, anche nell’afasia gioca un ruolo determinante la canonicità dell’allineamento tra le tre gerarchie della struttura argomentale, di quella funzionale e di quella per costituenti: mentre i pazienti producono frasi corrette quando le gerarchie sono allineate in modo canonico (per es. agente = soggetto, in prima posizione), essi presentano notevoli problemi di strutturazione e di accuratezza quando, per scelte pragmatico-discorsive, l’allineamento non è canonico.

Ipotesi per una valutazione dei deficit afasici all’interfaccia tra sintassi e scelte pragmatico-discorsive / C., Bettoni; Favilla, Mariaelena; L., Ferroni. - ELETTRONICO. - II:(2010), pp. 395-402. (Intervento presentato al convegno La comunicazione parlata 3 tenutosi a Napoli nel 23-25 febbraio 2009).

Ipotesi per una valutazione dei deficit afasici all’interfaccia tra sintassi e scelte pragmatico-discorsive

FAVILLA, Mariaelena;
2010

Abstract

L’approccio cognitivo modulare usato dagli studi sull’afasia offre un modello neuropsicologico in grado di rendere conto dell’elaborazione semantico-lessicale di singole parole e di individuare le diverse componenti che vi contribuiscono. Questo permette di mettere a punto strumenti di valutazione volti ad individuare le componenti danneggiate e trattamenti riabilitativi specifici per ciascuna componente. L’utilità di questo approccio ha indotto ad estenderlo ai decifit morfo-sintattici e di interfaccia tra sintassi e pragmatica. Rispetto al modello semantico-lessicale, tuttavia, questa estensione oltre il livello della parola appare più controversa dal punto di vista scientifico e meno soddisfacente sul piano clinico. Diversi tentativi di usare varie teorie sintattiche per spiegare la grammatica degli afasici risultano di qualche utilità clinica per trattare singoli aspetti della produzione, ma non forniscono un modello generale per valutare i molteplici aspetti della competenza sintattica e individuare in modo sistematico le componenti da riabilitare. Il presente contributo propone come quadro teorico per contribuire alla soluzione di questo problema la Teoria della Processabilità (Pienemann 1998; Pienemann, Di Biase e Kawaguchi 2005), secondo la quale. gli stadi universali dello sviluppo linguistico si spiegano in base al costo dell’elaborazione cognitiva richiesta dalla produzione delle strutture grammaticali. L’individuazione di queste procedure di elaborazione che determinano gli stadi permette di predire le sequenze implicazionali in cui vengono apprese le varie strutture linguistiche. Nel contributo viene valutata l’applicabilità delle ipotesi di acquisizione dell’italiano alle condizioni di perdita afasica. Più in dettaglio, viene indagato se le implicazioni tra lo sviluppo morfo-sintattico e quello pragmatico-discorsivo riscontrate per gli apprendenti della L2 valgono anche per sei parlanti agrammatici della L1. I risultati mostrano che, così come nell’apprendimento, anche nell’afasia gioca un ruolo determinante la canonicità dell’allineamento tra le tre gerarchie della struttura argomentale, di quella funzionale e di quella per costituenti: mentre i pazienti producono frasi corrette quando le gerarchie sono allineate in modo canonico (per es. agente = soggetto, in prima posizione), essi presentano notevoli problemi di strutturazione e di accuratezza quando, per scelte pragmatico-discorsive, l’allineamento non è canonico.
2010
La comunicazione parlata 3
Napoli
23-25 febbraio 2009
II
395
402
C., Bettoni; Favilla, Mariaelena; L., Ferroni
Ipotesi per una valutazione dei deficit afasici all’interfaccia tra sintassi e scelte pragmatico-discorsive / C., Bettoni; Favilla, Mariaelena; L., Ferroni. - ELETTRONICO. - II:(2010), pp. 395-402. (Intervento presentato al convegno La comunicazione parlata 3 tenutosi a Napoli nel 23-25 febbraio 2009).
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