Il saggio ha per oggetto la regolazione giuridica del potere di organizzazione sul tempo di lavoro. In particolare vengono analizzate alcune forme giuridiche (derivanti non soltanto dalla disciplina dell’orario di lavoro ex d.lgs. n. 66/03) attraverso le quali si estrinseca il potere organizzativo imprenditoriale di flessibilizzare il tempo di lavoro.Il tema in questione esige ovviamente una indagine accurata dei limiti e condizioni apposti all’esercizio di questo potere, desumibili sia dalla regolazione legislativa, secondo l’interpretazione della giurisprudenza, sia dalla contrattazione collettiva. Con il d.lgs. n. 66/03 vi è un consolidamento dell’orario multiperiodale, per cui la variazione della sua regolamentazione è affidata per intero alla contrattazione collettiva; di qui il quesito se il prestatore di lavoro possa, nel caso in cui la clausola collettiva attribuisca al datore di lavoro la facoltà di variare la collocazione temporale della prestazione, opporsi a tale modifica della disciplina contrattuale originaria dell’orario, derivante dall’applicazione della nuova disposizione collettiva. La tesi sostenuta nel saggio è quella dell’applicazione analogica dell’art. 10, co. 1, l. n. 300/1970 in tutti i casi in cui il prestatore di lavoro possa far valere esigenze personali o familiari di non minore rilevanza sociale e costituzionale di quelle proprie del lavoratore studente; e ciò non solo in materia di collocazione temporale della prestazione, ma anche in materia di orario multiperiodale, la cui regolamentazione è espressamente affidata dal legislatore all’autonomia privata di tipo collettivo.
Tempo della prestazione e poteri del datore di lavoro / Allamprese, Andrea. - In: ADL. ARGOMENTI DI DIRITTO DEL LAVORO. - ISSN 1126-5760. - STAMPA. - 2:(2007), pp. 341-366.
Tempo della prestazione e poteri del datore di lavoro
ALLAMPRESE, Andrea
2007
Abstract
Il saggio ha per oggetto la regolazione giuridica del potere di organizzazione sul tempo di lavoro. In particolare vengono analizzate alcune forme giuridiche (derivanti non soltanto dalla disciplina dell’orario di lavoro ex d.lgs. n. 66/03) attraverso le quali si estrinseca il potere organizzativo imprenditoriale di flessibilizzare il tempo di lavoro.Il tema in questione esige ovviamente una indagine accurata dei limiti e condizioni apposti all’esercizio di questo potere, desumibili sia dalla regolazione legislativa, secondo l’interpretazione della giurisprudenza, sia dalla contrattazione collettiva. Con il d.lgs. n. 66/03 vi è un consolidamento dell’orario multiperiodale, per cui la variazione della sua regolamentazione è affidata per intero alla contrattazione collettiva; di qui il quesito se il prestatore di lavoro possa, nel caso in cui la clausola collettiva attribuisca al datore di lavoro la facoltà di variare la collocazione temporale della prestazione, opporsi a tale modifica della disciplina contrattuale originaria dell’orario, derivante dall’applicazione della nuova disposizione collettiva. La tesi sostenuta nel saggio è quella dell’applicazione analogica dell’art. 10, co. 1, l. n. 300/1970 in tutti i casi in cui il prestatore di lavoro possa far valere esigenze personali o familiari di non minore rilevanza sociale e costituzionale di quelle proprie del lavoratore studente; e ciò non solo in materia di collocazione temporale della prestazione, ma anche in materia di orario multiperiodale, la cui regolamentazione è espressamente affidata dal legislatore all’autonomia privata di tipo collettivo.File | Dimensione | Formato | |
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