Il Quaderno presenta vari contributi relativi al tema della valutazione degli apprendimenti. Le proposte contenute delineano un quadro di lavoro centrato essenzialmente su forme e tipologie di "valutazione autentica", legate all'introduzione del portfolio delle competenze. Nell'articolo in questione, si fa notare come la riforma dei cicli del 2003 abbia fatto calare dall’alto sulla scuola uno strumento pedagogico mal pensato e mal delineato nella sua struttura epistemologica e nella sua applicabilità operativa; abbia poi affidato alle scuole stesse il compito di identificare i criteri di organizzazione e di compilazione, all’interno di una normativa contraddittoria. Nessuno dei pensatori “pedagogici” riuniti dal Ministro Moratti è riuscito a immaginare nemmeno uno dei seguenti tre aspetti: 1. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dall’operazione di compilazione in sé; 2. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dal coinvolgimento di bambini e genitori; 3. il grado di formazione dei docenti a cui viene richiesto questo lavoro aggiuntivo. Occorreva interrogarsi (e non è stato fatto) sui seguenti due punti: 1. gli eventuali livelli di elaborazione delle scuole, soprattutto di quelle più abituate all’innovazione (magari qualcuno sta già facendo qualcosa … le “buone pratiche” …); 2. i prevedibili bassi livelli di competenza nella gestione dello strumento portfolio (in una sua versione “pura”, e non nel confuso ibrido ministeriale) in una cultura scolastica come quella italiana, che deve chiedersi prima di tutto se lo strumento portfolio serve veramente o non serve. Non è un caso che, in molte scuole, i docenti si rifiutarono di compilare il portfolio non per motivi ideologici o pedagogici, ma per meri motivi sindacali, visto che il tempo implicito di compilazione esorbitava di gran lunga dal tempo scuola previsto dal contratto di lavoro. E’ infatti in atto una tendenza, nei processi di riforma a costo zero, di considerare la funzione docente come una zuppiera semivuota, da riempire, a seconda, del ghiribizzo del riformatore di turno, con compiti più o meno onerosi.
Le intenzionalità originarie / Barbieri, Nicola. - STAMPA. - 16:(2007), pp. 11-16.
Le intenzionalità originarie
BARBIERI, Nicola
2007
Abstract
Il Quaderno presenta vari contributi relativi al tema della valutazione degli apprendimenti. Le proposte contenute delineano un quadro di lavoro centrato essenzialmente su forme e tipologie di "valutazione autentica", legate all'introduzione del portfolio delle competenze. Nell'articolo in questione, si fa notare come la riforma dei cicli del 2003 abbia fatto calare dall’alto sulla scuola uno strumento pedagogico mal pensato e mal delineato nella sua struttura epistemologica e nella sua applicabilità operativa; abbia poi affidato alle scuole stesse il compito di identificare i criteri di organizzazione e di compilazione, all’interno di una normativa contraddittoria. Nessuno dei pensatori “pedagogici” riuniti dal Ministro Moratti è riuscito a immaginare nemmeno uno dei seguenti tre aspetti: 1. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dall’operazione di compilazione in sé; 2. il tempo di lavoro aggiuntivo comportato dal coinvolgimento di bambini e genitori; 3. il grado di formazione dei docenti a cui viene richiesto questo lavoro aggiuntivo. Occorreva interrogarsi (e non è stato fatto) sui seguenti due punti: 1. gli eventuali livelli di elaborazione delle scuole, soprattutto di quelle più abituate all’innovazione (magari qualcuno sta già facendo qualcosa … le “buone pratiche” …); 2. i prevedibili bassi livelli di competenza nella gestione dello strumento portfolio (in una sua versione “pura”, e non nel confuso ibrido ministeriale) in una cultura scolastica come quella italiana, che deve chiedersi prima di tutto se lo strumento portfolio serve veramente o non serve. Non è un caso che, in molte scuole, i docenti si rifiutarono di compilare il portfolio non per motivi ideologici o pedagogici, ma per meri motivi sindacali, visto che il tempo implicito di compilazione esorbitava di gran lunga dal tempo scuola previsto dal contratto di lavoro. E’ infatti in atto una tendenza, nei processi di riforma a costo zero, di considerare la funzione docente come una zuppiera semivuota, da riempire, a seconda, del ghiribizzo del riformatore di turno, con compiti più o meno onerosi.File | Dimensione | Formato | |
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