Affrontare un’analisi di bilanci pubblici in una prospettiva di genere costituisce un’impresa difficile che richiede coraggio politico, nuovi strumenti analitici e una stretta collaborazione tra persone impegnate nella sfera politica, nell’apparato amministrativo, nella ricerca e nella società civile. I bilanci di genere sono una nuova pratica, tuttora sperimentale, di valutazione delle politiche pubbliche che richiede di procedere con realismo e costanza, attuando spostamenti, anche piccoli, chiari e comunicabili come risultati acquisiti e condivisibili.Una lettura di genere dei bilanci presenta molti problemi inerenti alla difficoltà di rendere visibili le diverse condizioni di vita e di azione nella sfera pubblica di donne e uomini e il diverso impatto di genere delle politiche che ne consegue. La pratica di una consapevolezza sistematica della differenza e delle diseguaglianze tra uomini e donne non è ancora adeguatamente acquisita a livello politico; manca la volontà di vedere le diseguaglianze e di riconoscere il senso della differenza tra uomini e donne. Anche quando questa volontà si afferma, spesso mancano i dati ed ancora più spesso i dati disponibili non si sa come utilizzarli. Il risultato è una cecità di genere, invalidante sul piano delle politiche perché causa di iniquità, inefficienza ed inefficacia. Non si tratta solo di un problema statistico, ma anche e soprattutto di un problema analitico che riguarda la formulazione del quadro complessivo che nasconde e marginalizza sistematicamente aspetti fondamentali della vita delle donne. Ad esempio, le statistiche sull’uso del tempo rivelano che il lavoro non pagato svolto in ambito domestico e familiare supera il totale del lavoro pagato del sistema e che è distribuito in maniera fortemente ineguale tra uomini e donne. Questa diseguaglianza ‘domestica’ ha effetti generali e persistenti nella sfera ‘pubblica’ e segna tutte le disparità sociali di genere. L’invisibilità di questo lavoro nel quadro macro economico di riferimento porta ad una grave distorsione nel modo in cui si vede la relazione tra aspetti economici e sociali. Se viene rimossa, o fortemente ridotta, la complessità del processo che mette persone reali, dotate di corpo, e quindi di passioni, conoscenze e memoria, in grado di lavorare, agire nella sfera pubblica e convivere in un dato territorio, il sociale diventa solo il margine e un residuo che per la sua drammaticità non si riesce a nascondere. Le difficoltà normali, nascoste e non affrontate, emergono così solo come una lista di questioni sociali: povertà, esclusione, emarginazione. In questo margine vengono sistematicamente collocate le donne, viste come categoria subalterna, marginale tra i marginali, e non come soggetto di conoscenza sul mondo e di iniziativa politica. La riduttività e distorsione del quadro economico di riferimento non si correggono semplicemente declinando al femminile i dati del quadro contabile. Non si correggono neppure se si riescono a rendere visibili le differenze di impatto delle singole politiche su uomini e donne. Questo percorso deve essere integrato da uno sforzo di spostamento della prospettiva in tutte le fasi che portano alla formulazione del quadro di rendicontazione delle risorse pubbliche, partendo dal sistema dei valori e attraversando criticamente il quadro di analisi economica che individua i nessi tra processi reali: produzione, distribuzione, scambio e riproduzione sociale.

Los balances pùblicos desde una perspectiva de género / Picchio, Antonella. - In: PAPELES DE RELACIONES ECOSOCIALES Y CAMBIO GLOBAL. - ISSN 1888-0576. - STAMPA. - 102:(2008), pp. 113-122.

Los balances pùblicos desde una perspectiva de género

PICCHIO, Antonella
2008

Abstract

Affrontare un’analisi di bilanci pubblici in una prospettiva di genere costituisce un’impresa difficile che richiede coraggio politico, nuovi strumenti analitici e una stretta collaborazione tra persone impegnate nella sfera politica, nell’apparato amministrativo, nella ricerca e nella società civile. I bilanci di genere sono una nuova pratica, tuttora sperimentale, di valutazione delle politiche pubbliche che richiede di procedere con realismo e costanza, attuando spostamenti, anche piccoli, chiari e comunicabili come risultati acquisiti e condivisibili.Una lettura di genere dei bilanci presenta molti problemi inerenti alla difficoltà di rendere visibili le diverse condizioni di vita e di azione nella sfera pubblica di donne e uomini e il diverso impatto di genere delle politiche che ne consegue. La pratica di una consapevolezza sistematica della differenza e delle diseguaglianze tra uomini e donne non è ancora adeguatamente acquisita a livello politico; manca la volontà di vedere le diseguaglianze e di riconoscere il senso della differenza tra uomini e donne. Anche quando questa volontà si afferma, spesso mancano i dati ed ancora più spesso i dati disponibili non si sa come utilizzarli. Il risultato è una cecità di genere, invalidante sul piano delle politiche perché causa di iniquità, inefficienza ed inefficacia. Non si tratta solo di un problema statistico, ma anche e soprattutto di un problema analitico che riguarda la formulazione del quadro complessivo che nasconde e marginalizza sistematicamente aspetti fondamentali della vita delle donne. Ad esempio, le statistiche sull’uso del tempo rivelano che il lavoro non pagato svolto in ambito domestico e familiare supera il totale del lavoro pagato del sistema e che è distribuito in maniera fortemente ineguale tra uomini e donne. Questa diseguaglianza ‘domestica’ ha effetti generali e persistenti nella sfera ‘pubblica’ e segna tutte le disparità sociali di genere. L’invisibilità di questo lavoro nel quadro macro economico di riferimento porta ad una grave distorsione nel modo in cui si vede la relazione tra aspetti economici e sociali. Se viene rimossa, o fortemente ridotta, la complessità del processo che mette persone reali, dotate di corpo, e quindi di passioni, conoscenze e memoria, in grado di lavorare, agire nella sfera pubblica e convivere in un dato territorio, il sociale diventa solo il margine e un residuo che per la sua drammaticità non si riesce a nascondere. Le difficoltà normali, nascoste e non affrontate, emergono così solo come una lista di questioni sociali: povertà, esclusione, emarginazione. In questo margine vengono sistematicamente collocate le donne, viste come categoria subalterna, marginale tra i marginali, e non come soggetto di conoscenza sul mondo e di iniziativa politica. La riduttività e distorsione del quadro economico di riferimento non si correggono semplicemente declinando al femminile i dati del quadro contabile. Non si correggono neppure se si riescono a rendere visibili le differenze di impatto delle singole politiche su uomini e donne. Questo percorso deve essere integrato da uno sforzo di spostamento della prospettiva in tutte le fasi che portano alla formulazione del quadro di rendicontazione delle risorse pubbliche, partendo dal sistema dei valori e attraversando criticamente il quadro di analisi economica che individua i nessi tra processi reali: produzione, distribuzione, scambio e riproduzione sociale.
2008
102
113
122
Los balances pùblicos desde una perspectiva de género / Picchio, Antonella. - In: PAPELES DE RELACIONES ECOSOCIALES Y CAMBIO GLOBAL. - ISSN 1888-0576. - STAMPA. - 102:(2008), pp. 113-122.
Picchio, Antonella
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