Il lavoro analizza la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 3 maggio 2005, riguardante la problematica compatibilità della riforma operata dal legislatore italiano nella materia dei reati societari (d.lgs. 11 aprile 2001, n. 61) - ed in special modo per quanto riguarda la fattispecie delle false comunicazioni sociali - con i principi del diritto comunitario relativi alla trasparenza e veridicità dei bilanci. La decisione della Corte non assume una chiara presa di posizione sul merito della questione: da un lato afferma l'obbligo degli Stati membri dell'UE di reprimere le falsità dei bilanci con sanzioni "adeguate, proporzionate e dissuasive"; dall'altro lato, tuttavia, non giunge a sindacare l'adeguatezza o meno della disciplina introdotta dal legislatore italiano del 2002, per la ritenuta incapacità delle direttive comunitarie di provocare effetti sfavorevoli per gli imputati di processi penali in corso.
Verso una europeizzazione del diritto penale dell'economia: la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee sul falso in bilancio (caso Berlusconi) / Foffani, Luigi. - In: ANUARIO DA FACULTADE DE DEREITO DA UNIVERSIDADE DA CORUÑA. - ISSN 1138-039X. - STAMPA. - 12:(2008), pp. 333-346.
Verso una europeizzazione del diritto penale dell'economia: la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee sul falso in bilancio (caso Berlusconi)
FOFFANI, Luigi
2008
Abstract
Il lavoro analizza la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee del 3 maggio 2005, riguardante la problematica compatibilità della riforma operata dal legislatore italiano nella materia dei reati societari (d.lgs. 11 aprile 2001, n. 61) - ed in special modo per quanto riguarda la fattispecie delle false comunicazioni sociali - con i principi del diritto comunitario relativi alla trasparenza e veridicità dei bilanci. La decisione della Corte non assume una chiara presa di posizione sul merito della questione: da un lato afferma l'obbligo degli Stati membri dell'UE di reprimere le falsità dei bilanci con sanzioni "adeguate, proporzionate e dissuasive"; dall'altro lato, tuttavia, non giunge a sindacare l'adeguatezza o meno della disciplina introdotta dal legislatore italiano del 2002, per la ritenuta incapacità delle direttive comunitarie di provocare effetti sfavorevoli per gli imputati di processi penali in corso.Pubblicazioni consigliate
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