Nel lavoro, nella manifattura dei paesi industrializzati, in un quarto di secolo è cambiato tutto. È cambiata la tecnologia, con l’introduzione più o meno massiccia, dell’elettronica e delle tecnologie informative nella gestione e nel controllo dei processi. È cambiata l’organizzazione, modellata a garantire, qualità e conformità a standard predefiniti del prodotto, personalizzazione dei beni e dei servizi, velocità di esecuzione, in una cornice nella quale il concorrente potenziale non è più (o non è più soltanto) un vicino prossimo, ma sta ovunque nel mondo, Le due trasformazioni − nella tecnologia e nell’organizzazione − a loro volta hanno modificato in modo radicale le abilità e le competenze richieste dalle imprese: anche quando la personalizzazione dei beni è estrema a farsene carico sono in misura crescente (anche se non esclusiva) i meccanismi di controllo delle macchine e non la sapienza e la versatilità di mestieri antichi ricreando, per altra via, condizioni di fungibilità del lavoro tradizionalmente associate con la produzione di massa. Le trasformazioni sono non meno radicali prendendo a riferimento non l’impresa ma i lavoratori: i confini delle professioni e dei mestieri si sono fatti più sfrangiati, il legame con l’impresa e il posto di lavoro si è allentato, le aspettative di carriera sono divenute assai più incerte, sono mutati i meccanismi identitari associati al lavoro.È, appunto, cambiato tutto. E, tuttavia, al lavoro e alle sue trasformazione le scienze sociali prestano in questi anni relativamente poca attenzione. Non la sociologia, disciplina nella quale gli studi di riferimento più significativi continuano ad essere quelli degli anni Sessanta e Settanta, e ancor meno l’economia: l’economics, che con Smith (e con Marx) aveva fatto del lavoro il suo asse analitico principale, in larga misura espunge dal suo orizzonte di interessi i temi dei quali si è fatto cenno, confinandoli ad un ruolo del tutto secondario, tra le discipline derivate e ancillari.Lo studio che si propone in queste pagine guarda alla trasformazione del lavoro da un punto di vista specifico: pur un ambito assai circoscritto − e con una metodologia ancora in parte da affinare − si tenta di fornire misura della percezione soggettiva del lavoratore della qualità del suo lavoro. In particolare, la ricerca pone al centro il tema della qualità del lavoro, nelle sue diverse dimensioni, e indaga le connessioni esistenti tra la percezione del lavoratore della qualità del lavoro (e quindi il suo grado di soddisfazione), ponendoli in relazione alle caratteristiche contrattuali e retributive del rapporto di lavoro e all’attività formativa dell’impresa.Dopo una breve descrizione delle caratteristiche dei lavoratori intervistati (par. 2) la parte centrale del saggio si articola in tre sezioni: l’analisi della retribuzione (par. 3), l’analisi della qualità del lavoro nelle sue diverse dimensioni (parr. 4-12) e, da ultimo, il tema della formazione delle competenze e la domanda di formazione (par. 13). Seguono le conclusioni (par. 14). In appendice si discutono le caratteristiche del campione e si propongono alcune elaborazioni specifiche relative all’analisi di genere.

Qualità del lavoro e formazione nelle imprese artigiane nel settore del packaging / D., Bigarelli; S., Corradi; C., Fregni; Solinas, Giovanni. - STAMPA. - (2009), pp. 109-152.

Qualità del lavoro e formazione nelle imprese artigiane nel settore del packaging

SOLINAS, Giovanni
2009

Abstract

Nel lavoro, nella manifattura dei paesi industrializzati, in un quarto di secolo è cambiato tutto. È cambiata la tecnologia, con l’introduzione più o meno massiccia, dell’elettronica e delle tecnologie informative nella gestione e nel controllo dei processi. È cambiata l’organizzazione, modellata a garantire, qualità e conformità a standard predefiniti del prodotto, personalizzazione dei beni e dei servizi, velocità di esecuzione, in una cornice nella quale il concorrente potenziale non è più (o non è più soltanto) un vicino prossimo, ma sta ovunque nel mondo, Le due trasformazioni − nella tecnologia e nell’organizzazione − a loro volta hanno modificato in modo radicale le abilità e le competenze richieste dalle imprese: anche quando la personalizzazione dei beni è estrema a farsene carico sono in misura crescente (anche se non esclusiva) i meccanismi di controllo delle macchine e non la sapienza e la versatilità di mestieri antichi ricreando, per altra via, condizioni di fungibilità del lavoro tradizionalmente associate con la produzione di massa. Le trasformazioni sono non meno radicali prendendo a riferimento non l’impresa ma i lavoratori: i confini delle professioni e dei mestieri si sono fatti più sfrangiati, il legame con l’impresa e il posto di lavoro si è allentato, le aspettative di carriera sono divenute assai più incerte, sono mutati i meccanismi identitari associati al lavoro.È, appunto, cambiato tutto. E, tuttavia, al lavoro e alle sue trasformazione le scienze sociali prestano in questi anni relativamente poca attenzione. Non la sociologia, disciplina nella quale gli studi di riferimento più significativi continuano ad essere quelli degli anni Sessanta e Settanta, e ancor meno l’economia: l’economics, che con Smith (e con Marx) aveva fatto del lavoro il suo asse analitico principale, in larga misura espunge dal suo orizzonte di interessi i temi dei quali si è fatto cenno, confinandoli ad un ruolo del tutto secondario, tra le discipline derivate e ancillari.Lo studio che si propone in queste pagine guarda alla trasformazione del lavoro da un punto di vista specifico: pur un ambito assai circoscritto − e con una metodologia ancora in parte da affinare − si tenta di fornire misura della percezione soggettiva del lavoratore della qualità del suo lavoro. In particolare, la ricerca pone al centro il tema della qualità del lavoro, nelle sue diverse dimensioni, e indaga le connessioni esistenti tra la percezione del lavoratore della qualità del lavoro (e quindi il suo grado di soddisfazione), ponendoli in relazione alle caratteristiche contrattuali e retributive del rapporto di lavoro e all’attività formativa dell’impresa.Dopo una breve descrizione delle caratteristiche dei lavoratori intervistati (par. 2) la parte centrale del saggio si articola in tre sezioni: l’analisi della retribuzione (par. 3), l’analisi della qualità del lavoro nelle sue diverse dimensioni (parr. 4-12) e, da ultimo, il tema della formazione delle competenze e la domanda di formazione (par. 13). Seguono le conclusioni (par. 14). In appendice si discutono le caratteristiche del campione e si propongono alcune elaborazioni specifiche relative all’analisi di genere.
2009
I fabbisogni di apprendimento nelle imprese artigiane. Analisi su imprese e lavoratori del settore del packaging e della filiera nautica
9788856814835
Franco Angeli
ITALIA
Qualità del lavoro e formazione nelle imprese artigiane nel settore del packaging / D., Bigarelli; S., Corradi; C., Fregni; Solinas, Giovanni. - STAMPA. - (2009), pp. 109-152.
D., Bigarelli; S., Corradi; C., Fregni; Solinas, Giovanni
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