La crisi finanziaria in atto da ormai più di un anno pone seri interrogativi circa l’efficacia dell’azione di regolamentazione e di controllo sul comparto finanziario, sempre più globalizzato e caratterizzato da un continuo processo di innovazione finanziaria. L’analisi della genesi della crisi, del suo successivo sviluppo e della diffusione a livello globale, fa emergere sia aspetti di analogia, sia elementi sicuramente nuovi rispetto alle crisi passate, evidenziando in ogni caso una complessità e forse anche una gravità senza precedenti. Grazie a tale analisi è possibile individuare gli snodi critici della regolamentazione e della vigilanza, sia per quanto riguarda singoli contesti nazionali, sia a livello internazionale. Emerge chiaramente l’esigenza di intervenire su due piani: il primo immediato per limitare i danni, ridurre il rischio di contagio sistemico e risolvere i diversi casi di crisi di banche e di altri intermediari finanziari; il secondo con un orizzonte temporale di più lungo periodo e una logica di più ampio respiro, per prevenire in futuro l’insorgere di nuove crisi di tale portata e ristabilire la fiducia dei risparmiatori.Nell’immediato, vi è la necessità di misure drastiche e certamente non indolori, calibrate alla gravità delle specifiche situazioni, per smontare il cosiddetto “sistema bancario ombra” come efficacemente definito dalla Banca dei Regolamenti Internazionali. Alcune misure sono già state prese, altre ne seguiranno ancora: ricapitalizzazione con ricorso al mercato per le banche con perdite rilevanti; intervento pubblico con creazione di bad banks e ricapitalizzazione di banche in difficoltà con fondi pubblici; nazionalizzazione di banche la cui situazione non consente interventi diversi e per le quali si valuti necessario il salvataggio per salvaguardare la stabilità sistemica. Si è giunti a progettare fondi speciali a cui conferire i titoli “tossici” ora nei bilanci delle banche Nel caso statunitense, origine ed epicentro della crisi, già abbiamo assistito ad interventi di sostegno e di salvataggio diretti e indiretti da parte delle autorità monetarie nei confronti di intermediari non vigilati e in precedenza esclusi dal safety net della banca centrale, come nel caso delle investment banks, ma il cui bail out è stato ritenuto necessario ai fini della stabilità sistemica, secondo la logica del “too big to fail”. Si è addirittura giunti, per le medesime ragioni, al salvataggio da parte del Tesoro con l’intervento della Federal Reserve, di una delle principali compagnie di assicurazione statunitensi: l’American International Group, AIG. A tali azioni si è aggiunta la pressante richiesta alle banche di fornire la massima trasparenza sull’attività di securitization, sugli strumenti strutturati in portafoglio e sui veicoli fuori-bilancio creati, per mettere in grado il mercato di conoscere la loro reale situazione. Questa è una condicio sine qua non per evitare ulteriori effetti contagio e ritornare ad una situazione di mercati liquidi e ben funzionanti. Oltre agli interventi di emergenza di cui si è detto, è necessario porre mano senza indugio all’attuale assetto della regolamentazione e dei controlli su intermediari e mercati finanziari, a livello di singoli paesi. Altrettanto importante e urgente è avviare iniziative a livello sovranazionale e potenziare il coordinamento e lo scambio di informazioni tra le autorità di paesi diversi, nonché gli organismi internazionali, per porre le basi di un sistema finanziario solido e in grado di fronteggiare futuri shock economici e finanziari. Obiettivo di questo intervento è di mettere a fuoco le azioni di più lungo periodo rese necessarie ed urgenti dalla crisi dei subprime: ciò richiede di trarre le conseguenze delle principali criticità emerse nell’ambito regolamentare e dei controlli, con cui si devono confrontare policy makers e autorità di vigilanza. A tal fine la scelta è stata quella di concentrare l’attenzione sugli aspetti più problematici in tre aree specifiche. La prima riguarda la regolamentazione e l’esigenza che emerge di intervenire in ambiti specifici con nuove regole e/o di adeguare quelle esistenti al nuovo scenario finanziario. La seconda area concerne l’architettura dei controlli che presenta modelli diversi nei vari contesti nazionali: tali modelli hanno dato prova di efficacia differente nel prevenire e/o nell’affrontare la crisi. Il terzo ambito di approfondimento riguarda le modalità con cui i controlli di vigilanza sono svolti, anche in questo caso con approcci e prassi diversi nei vari contesti. Al riguardo, sarà interessante seguire nei prossimi anni lo sviluppo della cosiddetta “Lamfalussy road map” che si pone l’obiettivo della convergenza delle prassi di vigilanza nei paesi dell’Unione Europea. A chiusura dell’intervento, verranno delineate quelle che appaiono le più pressanti azioni per il futuro, con particolare riferimento al problema della cooperazione internazionale, quanto mai necessaria a fronte di regimi regolamentari e assetti di vigilanza ancora fortemente frammentati a livello nazionale. L’attuale situazione non è infatti in grado di fronteggiare uno scenario di mercati finanziari globali e di crescente rilevanza di conglomerati finanziari con operatività cross-border e cross-sector.
Crisi finanziaria: quali lezioni per le autorità di vigilanza / Gualandri, Elisabetta. - In: BANCARIA. - ISSN 0005-4623. - STAMPA. - 10:(2008), pp. 3-15.
Crisi finanziaria: quali lezioni per le autorità di vigilanza
GUALANDRI, Elisabetta
2008
Abstract
La crisi finanziaria in atto da ormai più di un anno pone seri interrogativi circa l’efficacia dell’azione di regolamentazione e di controllo sul comparto finanziario, sempre più globalizzato e caratterizzato da un continuo processo di innovazione finanziaria. L’analisi della genesi della crisi, del suo successivo sviluppo e della diffusione a livello globale, fa emergere sia aspetti di analogia, sia elementi sicuramente nuovi rispetto alle crisi passate, evidenziando in ogni caso una complessità e forse anche una gravità senza precedenti. Grazie a tale analisi è possibile individuare gli snodi critici della regolamentazione e della vigilanza, sia per quanto riguarda singoli contesti nazionali, sia a livello internazionale. Emerge chiaramente l’esigenza di intervenire su due piani: il primo immediato per limitare i danni, ridurre il rischio di contagio sistemico e risolvere i diversi casi di crisi di banche e di altri intermediari finanziari; il secondo con un orizzonte temporale di più lungo periodo e una logica di più ampio respiro, per prevenire in futuro l’insorgere di nuove crisi di tale portata e ristabilire la fiducia dei risparmiatori.Nell’immediato, vi è la necessità di misure drastiche e certamente non indolori, calibrate alla gravità delle specifiche situazioni, per smontare il cosiddetto “sistema bancario ombra” come efficacemente definito dalla Banca dei Regolamenti Internazionali. Alcune misure sono già state prese, altre ne seguiranno ancora: ricapitalizzazione con ricorso al mercato per le banche con perdite rilevanti; intervento pubblico con creazione di bad banks e ricapitalizzazione di banche in difficoltà con fondi pubblici; nazionalizzazione di banche la cui situazione non consente interventi diversi e per le quali si valuti necessario il salvataggio per salvaguardare la stabilità sistemica. Si è giunti a progettare fondi speciali a cui conferire i titoli “tossici” ora nei bilanci delle banche Nel caso statunitense, origine ed epicentro della crisi, già abbiamo assistito ad interventi di sostegno e di salvataggio diretti e indiretti da parte delle autorità monetarie nei confronti di intermediari non vigilati e in precedenza esclusi dal safety net della banca centrale, come nel caso delle investment banks, ma il cui bail out è stato ritenuto necessario ai fini della stabilità sistemica, secondo la logica del “too big to fail”. Si è addirittura giunti, per le medesime ragioni, al salvataggio da parte del Tesoro con l’intervento della Federal Reserve, di una delle principali compagnie di assicurazione statunitensi: l’American International Group, AIG. A tali azioni si è aggiunta la pressante richiesta alle banche di fornire la massima trasparenza sull’attività di securitization, sugli strumenti strutturati in portafoglio e sui veicoli fuori-bilancio creati, per mettere in grado il mercato di conoscere la loro reale situazione. Questa è una condicio sine qua non per evitare ulteriori effetti contagio e ritornare ad una situazione di mercati liquidi e ben funzionanti. Oltre agli interventi di emergenza di cui si è detto, è necessario porre mano senza indugio all’attuale assetto della regolamentazione e dei controlli su intermediari e mercati finanziari, a livello di singoli paesi. Altrettanto importante e urgente è avviare iniziative a livello sovranazionale e potenziare il coordinamento e lo scambio di informazioni tra le autorità di paesi diversi, nonché gli organismi internazionali, per porre le basi di un sistema finanziario solido e in grado di fronteggiare futuri shock economici e finanziari. Obiettivo di questo intervento è di mettere a fuoco le azioni di più lungo periodo rese necessarie ed urgenti dalla crisi dei subprime: ciò richiede di trarre le conseguenze delle principali criticità emerse nell’ambito regolamentare e dei controlli, con cui si devono confrontare policy makers e autorità di vigilanza. A tal fine la scelta è stata quella di concentrare l’attenzione sugli aspetti più problematici in tre aree specifiche. La prima riguarda la regolamentazione e l’esigenza che emerge di intervenire in ambiti specifici con nuove regole e/o di adeguare quelle esistenti al nuovo scenario finanziario. La seconda area concerne l’architettura dei controlli che presenta modelli diversi nei vari contesti nazionali: tali modelli hanno dato prova di efficacia differente nel prevenire e/o nell’affrontare la crisi. Il terzo ambito di approfondimento riguarda le modalità con cui i controlli di vigilanza sono svolti, anche in questo caso con approcci e prassi diversi nei vari contesti. Al riguardo, sarà interessante seguire nei prossimi anni lo sviluppo della cosiddetta “Lamfalussy road map” che si pone l’obiettivo della convergenza delle prassi di vigilanza nei paesi dell’Unione Europea. A chiusura dell’intervento, verranno delineate quelle che appaiono le più pressanti azioni per il futuro, con particolare riferimento al problema della cooperazione internazionale, quanto mai necessaria a fronte di regimi regolamentari e assetti di vigilanza ancora fortemente frammentati a livello nazionale. L’attuale situazione non è infatti in grado di fronteggiare uno scenario di mercati finanziari globali e di crescente rilevanza di conglomerati finanziari con operatività cross-border e cross-sector.Pubblicazioni consigliate
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