Zusammenfassung: In un numero crescente di ambiti istituzionali, pur davanti a omaggi formali del plurilinguismo, si arriva spesso ad affossarlo a vantaggio di varie forme di riduzione del repertorio linguistico, di cui la lingua “unica” è l’esito più estremo. In una tale direzione vanno, per esempio, due comunità di parlanti diversissime fra loro come la comunità scientifica internazionale (che corrisponde piuttosto a una “comunità di discorso”) e la comunità geopolitica di una regione italiana plurilingue come la Sardegna. Nel primo caso si assiste a una semplificazione del repertorio a favore del solo inglese, nel secondo caso alla selezione di una sola delle molte lingue di Sardegna da affiancare alla lingua nazionale italiana. Casi pur diversi come questi mostrano la necessità di rimettere al centro del dibattito le ragioni per le quali la tutela della diversità linguistica è da considerarsi un valore e non un disvalore. Se ne discutono qui due in particolare: 1) sono le lingue stesse a essere un valore in sé perché le diverse lingue sono portatrici di diverse visioni del mondo; 2) la diversità linguistica è un valore soprattutto a partire dal parlante in quanto individuo e la tutela del plurilinguismo è strettamente collegata alla non discriminazione e alla salvaguardia delle pari opportunità. Sia nel caso della Unione Europea che in quello della comunità scientifica internazionale, ad esempio, la riduzione del repertorio al solo inglese (impropriamente definito “lingua franca”) comincia a porre problemi di pari opportunità negate anche ai parlanti di lingue nazionali maggioritarie come l’italiano e il tedesco. Il lavoro si conclude auspicando: a) la necessità di tenere più conto dei diversi bisogni linguistici collegati alle diverse situazioni e alle diverse varietà di discorso da esse richieste, per evitare puntare solo su forme di plurilinguismo generico concretamente impraticabili; b) la necessità di rendere più noti e riconoscibili i diversi tipi di “svantaggio linguistico”, compresi quei “nuovi” tipi che coinvolgono anche lingue maggioritarie, e prevedere compensazioni per coloro che le affrontano; c) ripensare il tipo di plurilinguismo da promuovere in Europa a livello comunitario, ponendo anche maggiore attenzione alle abilità recettive e, nell’ambito della comunità scientifica e accademica internazionale, soprattutto alle abilità di lettura di lingue diverse, e traduttive in genere, anche per i nativi anglofoni, di modo che possa ri-innescarsi un qualche tipo di circolo pluralisticamente virtuoso.
Il paradosso della promozione del monolinguismo come tutela del plurilinguismo (e del pluralismo e della diversità in genere) / Calaresu, Emilia Maria. - STAMPA. - 8:(2011), pp. 1-16.
Il paradosso della promozione del monolinguismo come tutela del plurilinguismo (e del pluralismo e della diversità in genere)
CALARESU, Emilia Maria
2011
Abstract
Zusammenfassung: In un numero crescente di ambiti istituzionali, pur davanti a omaggi formali del plurilinguismo, si arriva spesso ad affossarlo a vantaggio di varie forme di riduzione del repertorio linguistico, di cui la lingua “unica” è l’esito più estremo. In una tale direzione vanno, per esempio, due comunità di parlanti diversissime fra loro come la comunità scientifica internazionale (che corrisponde piuttosto a una “comunità di discorso”) e la comunità geopolitica di una regione italiana plurilingue come la Sardegna. Nel primo caso si assiste a una semplificazione del repertorio a favore del solo inglese, nel secondo caso alla selezione di una sola delle molte lingue di Sardegna da affiancare alla lingua nazionale italiana. Casi pur diversi come questi mostrano la necessità di rimettere al centro del dibattito le ragioni per le quali la tutela della diversità linguistica è da considerarsi un valore e non un disvalore. Se ne discutono qui due in particolare: 1) sono le lingue stesse a essere un valore in sé perché le diverse lingue sono portatrici di diverse visioni del mondo; 2) la diversità linguistica è un valore soprattutto a partire dal parlante in quanto individuo e la tutela del plurilinguismo è strettamente collegata alla non discriminazione e alla salvaguardia delle pari opportunità. Sia nel caso della Unione Europea che in quello della comunità scientifica internazionale, ad esempio, la riduzione del repertorio al solo inglese (impropriamente definito “lingua franca”) comincia a porre problemi di pari opportunità negate anche ai parlanti di lingue nazionali maggioritarie come l’italiano e il tedesco. Il lavoro si conclude auspicando: a) la necessità di tenere più conto dei diversi bisogni linguistici collegati alle diverse situazioni e alle diverse varietà di discorso da esse richieste, per evitare puntare solo su forme di plurilinguismo generico concretamente impraticabili; b) la necessità di rendere più noti e riconoscibili i diversi tipi di “svantaggio linguistico”, compresi quei “nuovi” tipi che coinvolgono anche lingue maggioritarie, e prevedere compensazioni per coloro che le affrontano; c) ripensare il tipo di plurilinguismo da promuovere in Europa a livello comunitario, ponendo anche maggiore attenzione alle abilità recettive e, nell’ambito della comunità scientifica e accademica internazionale, soprattutto alle abilità di lettura di lingue diverse, e traduttive in genere, anche per i nativi anglofoni, di modo che possa ri-innescarsi un qualche tipo di circolo pluralisticamente virtuoso.Pubblicazioni consigliate
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