Il materiale da impronta in implantoprotesi riveste un ruolo cruciale al fine della riabilitazione, in quanto condiziona in modo irreversibile tutte le successive fasi tecniche e cliniche. La precisione e la stabilità dimensionale sono le caratteristiche fisiche e meccaniche che il materiale necessariamente deve avere in protesi tradizionale e, ancor più in implanto-protesi, dove le imprecisioni anche minime si trasformano in tensioni molto dannose per l’osteointegrazione dell’impianto.I materiali da impronta di precisione più versatili appartengono alla categoria degli elastomeri e tra essi i più utilizzati sono polieteri e polivinilsilossani.Secondo la recente letteratura entrambi i materiali ottengono risultati pressoché sovrapponibili e la loro scelta è del tutto indifferente.Diverso invece è parlare delle loro caratteristiche biologiche, in quanto è stato riportato dalla letteratura che i polieteri sono in grado di dare una reazione flogistica, tossica e allergica.Riguardo alla tossicità dei polivinilsilossani non c’è univocità di opinioni, pur essendo risultati di un grado di tossicità molto inferiore.La biocompatibilità dei materiali da impronta, requisito richiesto dagli standard ISO 10993, risulta di importanza sempre maggiore in implanto-protesi, soprattutto considerando la crescente richiesta di accorciare i tempi di trattamento. Con l‘avvento del carico immediato si è resa necessaria l’impronta intraoperatoria, a lembi aperti, o subito post-operatoria, su lembi appena suturati. La chirurgia rigenerativa rende i tessuti che si vanno a trattare ancor più delicati. Per questo motivo, anche se i tempi dell’impronta possono durare al più una ventina di minuti per la tecnica di impronta diretta pick-up, la biocompatibilità dei materiali d’impronta diventa un requisito importante. Inoltre l’eseguire l’impronta su tessuti cruentati rende più facile l’evenienza che frammenti del materiale possano rimanervi all’interno.In ogni caso è importante che nessun frammento estraneo rimanga all’interno dei tessuti, per questo motivo è bene prestarvi la massima cautela e può essere d’aiuto utilizzare un materiale dal colore ben distinguibile e radiopaco per valutare la presenza di eventuali frustoli attraverso una radiografia.Tuttavia, per maggior sicurezza e per garanzia a un trattamento già oneroso dal punto di vista biologico, è consigliabile utilizzare un materiale non tossico.I test di citotossicità condotti finora sono stati eseguiti su cellule in linea continua, meno costose, ma adatte solo a un primo screening sulla tossicità dei materiali.Con il presente studio si confronta la citotossicità di alcuni materiali da impronta, appartenenti alle categorie dei polivinilsilossani e dei polieteri, su fibroblasti gengivali umani ottenuti da biopsie eseguite su soggetti sani adulti. I fibroblasti gengivali umani sono quanto di più vicino alle cellule che nella realtà clinica entrano a contatto col materiale da impronta.
Scelta del materiale da impronta in implantoprotesi: influenza della biocompatibilità / Coppi, C.; Malaguti, G.; Bianchi, R.; Bortolini, Sergio; Franchi, M.; Consolo, Ugo. - In: DOCTOR. OS. - ISSN 1120-7140. - STAMPA. - Suppl. 1 16 (1):(2005), pp. 213-215. (Intervento presentato al convegno VIII Convegno di Odontoiatria S.I.O.C.M.F tenutosi a Centro Daina - Nembro(BG) nel 28-29 gennaio 2005).
Scelta del materiale da impronta in implantoprotesi: influenza della biocompatibilità
BORTOLINI, Sergio;CONSOLO, Ugo
2005
Abstract
Il materiale da impronta in implantoprotesi riveste un ruolo cruciale al fine della riabilitazione, in quanto condiziona in modo irreversibile tutte le successive fasi tecniche e cliniche. La precisione e la stabilità dimensionale sono le caratteristiche fisiche e meccaniche che il materiale necessariamente deve avere in protesi tradizionale e, ancor più in implanto-protesi, dove le imprecisioni anche minime si trasformano in tensioni molto dannose per l’osteointegrazione dell’impianto.I materiali da impronta di precisione più versatili appartengono alla categoria degli elastomeri e tra essi i più utilizzati sono polieteri e polivinilsilossani.Secondo la recente letteratura entrambi i materiali ottengono risultati pressoché sovrapponibili e la loro scelta è del tutto indifferente.Diverso invece è parlare delle loro caratteristiche biologiche, in quanto è stato riportato dalla letteratura che i polieteri sono in grado di dare una reazione flogistica, tossica e allergica.Riguardo alla tossicità dei polivinilsilossani non c’è univocità di opinioni, pur essendo risultati di un grado di tossicità molto inferiore.La biocompatibilità dei materiali da impronta, requisito richiesto dagli standard ISO 10993, risulta di importanza sempre maggiore in implanto-protesi, soprattutto considerando la crescente richiesta di accorciare i tempi di trattamento. Con l‘avvento del carico immediato si è resa necessaria l’impronta intraoperatoria, a lembi aperti, o subito post-operatoria, su lembi appena suturati. La chirurgia rigenerativa rende i tessuti che si vanno a trattare ancor più delicati. Per questo motivo, anche se i tempi dell’impronta possono durare al più una ventina di minuti per la tecnica di impronta diretta pick-up, la biocompatibilità dei materiali d’impronta diventa un requisito importante. Inoltre l’eseguire l’impronta su tessuti cruentati rende più facile l’evenienza che frammenti del materiale possano rimanervi all’interno.In ogni caso è importante che nessun frammento estraneo rimanga all’interno dei tessuti, per questo motivo è bene prestarvi la massima cautela e può essere d’aiuto utilizzare un materiale dal colore ben distinguibile e radiopaco per valutare la presenza di eventuali frustoli attraverso una radiografia.Tuttavia, per maggior sicurezza e per garanzia a un trattamento già oneroso dal punto di vista biologico, è consigliabile utilizzare un materiale non tossico.I test di citotossicità condotti finora sono stati eseguiti su cellule in linea continua, meno costose, ma adatte solo a un primo screening sulla tossicità dei materiali.Con il presente studio si confronta la citotossicità di alcuni materiali da impronta, appartenenti alle categorie dei polivinilsilossani e dei polieteri, su fibroblasti gengivali umani ottenuti da biopsie eseguite su soggetti sani adulti. I fibroblasti gengivali umani sono quanto di più vicino alle cellule che nella realtà clinica entrano a contatto col materiale da impronta.File | Dimensione | Formato | |
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