Germinazione asimbiotica in vitro di orchidee spontanee dell’Appennino tosco- emiliano. L.Ronconi, C. Del Prete, E. Sgarbi Dipartimento di Biologia A. - Sezione Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia Nell’ambito di un progetto per la tutela e la salvaguardia di ambienti minacciati da un progressivo degrado è stata condotta una serie di prove per la messa a punto di protocolli metodologici per la germinazione asimbiotica in vitro di alcune specie di orchidee spontanee dell’Italia centro-settentrionale anche in vista di un futuro graduale inserimento in situ. I semi delle orchidee europee terrestri sono tra i più piccoli del regno vegetale, non presentano endosperma e la germinazione è fortemente vincolata, in natura, dalla presenza di un fungo simbionte che fornisce all’embrione le sostanze nutrienti necessarie allo sviluppo del protocormo e successivamente della plantula, fino al raggiungimento della fase autotrofa. La germinazione asimbiotica delle orchidee delle zone temperate avviene spesso lentamente e irregolarmente (1) e a volte le plantule muoiono durante i primi stadi di sviluppo. La ragione di queste difficoltà è sconosciuta e può dipendere da molti fattori, ambientali e/o più specificamente collegati alla simbiosi con il fungo. In questo lavoro sono state affrontate alcune problematiche riguardanti la germinazione in vitro: quando il materiale consisteva in semi maturi sono stati utilizzati soluzioni di ipoclorito e trattamenti di sterilizzazione/scarificazione differenziati a seconda delle specie: il tegumento esterno dei semi maturi risulta impermeabile all’acqua e questo rappresenta una forma di dormienza di tipo fisico che deve essere superata con prolungata permanenza in acqua o con la scarificazione (2); con frutti immaturi invece il trattamento è stato uniformato sia perchè i semi all’interno delle capsule intatte sono sterili, sia perchè i trattamenti di scarificazione sono inutili, mancando nel seme immaturo gli inibitori alla germinazione. I risultati migliori sono stati ottenuti con Orchis e Ophrys sp.,con Serapias vomeracea ssp. laxiflora e Barlia robertiana, con elevate percentuali di germinazione (80-90%) e il raggiungimento dello stadio di plantula, con radichette e foglioline verdi. Da semi immaturi di Serapias neglecta si è giunti rapidamente allo stadio di plantula e si è tentato con successo una graduale acclimatazione all’ambiente esterno. Su tutte queste specie sono inoltre stati testati alcuni substrati a diversa composizione di macro e micro elementi per saggiare l’influenza dei nutrienti sulla capacità di promuovere la germinazione e sostenere le successive critiche fasi di sviluppo. Oltre ai classici substrati per orchidee, la cui formulazione risale alla seconda metà degli anni ‘40, è stato utilizzato anche un substrato formulato da Van Waes più di recente che contiene azoto solamente in forma organica: molte orchidee vivono in suoli poveri di azoto (10-20 ppm) ma ricchi di humus (3). Semi di Barlia robertiana posti a germinare su questo terreno hanno mostrato percentuali di germinazione elevate e sviluppo di protocormi e differenziazione di primordi fogliari più rapida rispetto ad altri substrati. Analoghi risultati sono stati ottenuti con Orchis morio ssp. picta, Ophrys garganica ssp. garganica; prove effettuate con Himantoglossum adriaticum hanno messo in evidenza la capacità di questo terreno di sostenere le richieste nutritive nelle varie fasi di crescita, mentre con altri substrati i protocormi hanno arrestato la crescita senza che si notasse nemmeno l’emissione di rizoidi. 1) G. Fast (1982). Orchid Biology, Reviews and Perespectives. II. (J.Arditti ed.) pagg.309-326. 2) H.N. Rasmussen (1995). Terrestrial orchids - from seed to mycotrophic plant. Cambridge Univ. Press.
Germinazione asimbiotica in vitro di Orchidaceae spontanee dell'Italia centrale: un'esperienza di propagazione ex situ per la reintroduzione in situ / Ronconi, Liliana; Carlo Del, Prete; Sgarbi, Elisabetta. - STAMPA. - (1999), pp. 94-94.
Germinazione asimbiotica in vitro di Orchidaceae spontanee dell'Italia centrale: un'esperienza di propagazione ex situ per la reintroduzione in situ
RONCONI, Liliana;SGARBI, Elisabetta
1999
Abstract
Germinazione asimbiotica in vitro di orchidee spontanee dell’Appennino tosco- emiliano. L.Ronconi, C. Del Prete, E. Sgarbi Dipartimento di Biologia A. - Sezione Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia Nell’ambito di un progetto per la tutela e la salvaguardia di ambienti minacciati da un progressivo degrado è stata condotta una serie di prove per la messa a punto di protocolli metodologici per la germinazione asimbiotica in vitro di alcune specie di orchidee spontanee dell’Italia centro-settentrionale anche in vista di un futuro graduale inserimento in situ. I semi delle orchidee europee terrestri sono tra i più piccoli del regno vegetale, non presentano endosperma e la germinazione è fortemente vincolata, in natura, dalla presenza di un fungo simbionte che fornisce all’embrione le sostanze nutrienti necessarie allo sviluppo del protocormo e successivamente della plantula, fino al raggiungimento della fase autotrofa. La germinazione asimbiotica delle orchidee delle zone temperate avviene spesso lentamente e irregolarmente (1) e a volte le plantule muoiono durante i primi stadi di sviluppo. La ragione di queste difficoltà è sconosciuta e può dipendere da molti fattori, ambientali e/o più specificamente collegati alla simbiosi con il fungo. In questo lavoro sono state affrontate alcune problematiche riguardanti la germinazione in vitro: quando il materiale consisteva in semi maturi sono stati utilizzati soluzioni di ipoclorito e trattamenti di sterilizzazione/scarificazione differenziati a seconda delle specie: il tegumento esterno dei semi maturi risulta impermeabile all’acqua e questo rappresenta una forma di dormienza di tipo fisico che deve essere superata con prolungata permanenza in acqua o con la scarificazione (2); con frutti immaturi invece il trattamento è stato uniformato sia perchè i semi all’interno delle capsule intatte sono sterili, sia perchè i trattamenti di scarificazione sono inutili, mancando nel seme immaturo gli inibitori alla germinazione. I risultati migliori sono stati ottenuti con Orchis e Ophrys sp.,con Serapias vomeracea ssp. laxiflora e Barlia robertiana, con elevate percentuali di germinazione (80-90%) e il raggiungimento dello stadio di plantula, con radichette e foglioline verdi. Da semi immaturi di Serapias neglecta si è giunti rapidamente allo stadio di plantula e si è tentato con successo una graduale acclimatazione all’ambiente esterno. Su tutte queste specie sono inoltre stati testati alcuni substrati a diversa composizione di macro e micro elementi per saggiare l’influenza dei nutrienti sulla capacità di promuovere la germinazione e sostenere le successive critiche fasi di sviluppo. Oltre ai classici substrati per orchidee, la cui formulazione risale alla seconda metà degli anni ‘40, è stato utilizzato anche un substrato formulato da Van Waes più di recente che contiene azoto solamente in forma organica: molte orchidee vivono in suoli poveri di azoto (10-20 ppm) ma ricchi di humus (3). Semi di Barlia robertiana posti a germinare su questo terreno hanno mostrato percentuali di germinazione elevate e sviluppo di protocormi e differenziazione di primordi fogliari più rapida rispetto ad altri substrati. Analoghi risultati sono stati ottenuti con Orchis morio ssp. picta, Ophrys garganica ssp. garganica; prove effettuate con Himantoglossum adriaticum hanno messo in evidenza la capacità di questo terreno di sostenere le richieste nutritive nelle varie fasi di crescita, mentre con altri substrati i protocormi hanno arrestato la crescita senza che si notasse nemmeno l’emissione di rizoidi. 1) G. Fast (1982). Orchid Biology, Reviews and Perespectives. II. (J.Arditti ed.) pagg.309-326. 2) H.N. Rasmussen (1995). Terrestrial orchids - from seed to mycotrophic plant. Cambridge Univ. Press.Pubblicazioni consigliate
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