Questo volume si prefigge un duplice obiettivo: riflettere nuovamente sulla filosofia della vita di Jean-Marie Guyau (1854-1888), che resta uno dei prodotti più originali del pensiero francese di fine Ottocento, e nella quale la teoria estetica gioca un ruolo così rilevante; illuminare la zona d’ombra posta tra l’età del positivismo e l’età dell’intuizionismo, mostrando come la discussione filosofica di questo periodo sia ricca e complessa (dunque, irriducibile a una netta contrapposizione tra filosofie positiviste e filosofie antipositiviste), e come il positivismo stesso si sia gradualmente aperto a nuovi approcci, a una sostanziale revisione dei propri criteri e delle proprie metodologie. La figura di Guyau descrive in maniera esemplare questa traiettoria: l’analisi della sua formazione filosofica, in cui istanze di tipo idealistico si saldano con istanze di tipo positivistico ed evoluzionistico, permette di comprendere meglio le ragioni di una svolta spesso riduttivamente intesa all’insegna di una pura e semplice reazione. Nello stesso tempo, viene messa in evidenza l’attualità di Guyau, la sua capacità di prefigurare diversi nodi della riflessione novecentesca: la crisi dei fondamenti e la perdita di una concezione unitaria e oggettiva del mondo; il declino dei valori tradizionali e la necessità di ripensare tanto lo statuto dell’etica quanto la natura del legame sociale; l’ampliamento del territorio dell’estetica e i suoi rapporti con la sfera teoretica e pratica.Il volume indaga l’intera produzione del filosofo francese, dai primi testi al celebre "Esquisse d’une morale sans obligation ni sanction". Il filo conduttore dell’indagine è il nesso etica-estetica, di cui viene sondato il ruolo cruciale in tutte le articolazioni della filosofia della vita di Guyau. In particolare, emerge che l’apporto più controverso e stimolante del pensiero di Guyau, cioè la proposta di una morale “senza obbligo né sanzione”, basata sulla direzione altruistica inscritta nella vita come fatto bio-psicologico, presuppone un paradigma estetico per cui è la vita stessa ad assumere caratteri e funzioni generalmente riservati all’arte. Ma, mentre sottolinea il valore esemplare dell’esperienza estetica per un’azione morale non dogmaticamente pregiudicata, Guyau insiste anche sull’esigenza di dilatare i confini del bello, opponendosi alla teoria secondo la quale l’arte sarebbe un semplice gioco, un’attività disinteressata e inutile. Guyau, infatti, afferma da un lato che i confini della sfera estetica non sono dati una volta per tutte (tanto che possono diventare fatti estetici anche cose o situazioni cui è tradizionalmente negata una tale definizione) e, dall’altro, che l’arte è portatrice di valenze extraestetiche, di significati vitali mediante si ricollega sempre alle sfere del conoscere e dell’agire. Infine, la parte conclusiva del volume ricostruisce il pensiero sociologico di Guyau, che ha come campi d’indagine privilegiati l’arte, la religione e la metafisica. Anche in quest’ultimo ambito, l’arte svolge un ruolo esemplare e paradigmatico, sia perché favorisce la socievolezza e la capacità si simpatizzare con la vita altrui, sia perché indica le linee di sviluppo di una creatività esistenziale resa necessaria dal declino delle credenze e delle norme assolute. In sintesi, si profila una rifondazione estetica del discorso filosofico che, se trae origine dalla crisi dei fondamenti tradizionali e dall’incrinarsi delle certezze positivistiche, rivela forti assonanze con motivi e direzioni del dibattito odierno.

Jean Marie Guyau. Una filosofia della vita e l'estetica / Contini, Annamaria. - STAMPA. - 1:(1995), pp. 1-220.

Jean Marie Guyau. Una filosofia della vita e l'estetica

CONTINI, Annamaria
1995

Abstract

Questo volume si prefigge un duplice obiettivo: riflettere nuovamente sulla filosofia della vita di Jean-Marie Guyau (1854-1888), che resta uno dei prodotti più originali del pensiero francese di fine Ottocento, e nella quale la teoria estetica gioca un ruolo così rilevante; illuminare la zona d’ombra posta tra l’età del positivismo e l’età dell’intuizionismo, mostrando come la discussione filosofica di questo periodo sia ricca e complessa (dunque, irriducibile a una netta contrapposizione tra filosofie positiviste e filosofie antipositiviste), e come il positivismo stesso si sia gradualmente aperto a nuovi approcci, a una sostanziale revisione dei propri criteri e delle proprie metodologie. La figura di Guyau descrive in maniera esemplare questa traiettoria: l’analisi della sua formazione filosofica, in cui istanze di tipo idealistico si saldano con istanze di tipo positivistico ed evoluzionistico, permette di comprendere meglio le ragioni di una svolta spesso riduttivamente intesa all’insegna di una pura e semplice reazione. Nello stesso tempo, viene messa in evidenza l’attualità di Guyau, la sua capacità di prefigurare diversi nodi della riflessione novecentesca: la crisi dei fondamenti e la perdita di una concezione unitaria e oggettiva del mondo; il declino dei valori tradizionali e la necessità di ripensare tanto lo statuto dell’etica quanto la natura del legame sociale; l’ampliamento del territorio dell’estetica e i suoi rapporti con la sfera teoretica e pratica.Il volume indaga l’intera produzione del filosofo francese, dai primi testi al celebre "Esquisse d’une morale sans obligation ni sanction". Il filo conduttore dell’indagine è il nesso etica-estetica, di cui viene sondato il ruolo cruciale in tutte le articolazioni della filosofia della vita di Guyau. In particolare, emerge che l’apporto più controverso e stimolante del pensiero di Guyau, cioè la proposta di una morale “senza obbligo né sanzione”, basata sulla direzione altruistica inscritta nella vita come fatto bio-psicologico, presuppone un paradigma estetico per cui è la vita stessa ad assumere caratteri e funzioni generalmente riservati all’arte. Ma, mentre sottolinea il valore esemplare dell’esperienza estetica per un’azione morale non dogmaticamente pregiudicata, Guyau insiste anche sull’esigenza di dilatare i confini del bello, opponendosi alla teoria secondo la quale l’arte sarebbe un semplice gioco, un’attività disinteressata e inutile. Guyau, infatti, afferma da un lato che i confini della sfera estetica non sono dati una volta per tutte (tanto che possono diventare fatti estetici anche cose o situazioni cui è tradizionalmente negata una tale definizione) e, dall’altro, che l’arte è portatrice di valenze extraestetiche, di significati vitali mediante si ricollega sempre alle sfere del conoscere e dell’agire. Infine, la parte conclusiva del volume ricostruisce il pensiero sociologico di Guyau, che ha come campi d’indagine privilegiati l’arte, la religione e la metafisica. Anche in quest’ultimo ambito, l’arte svolge un ruolo esemplare e paradigmatico, sia perché favorisce la socievolezza e la capacità si simpatizzare con la vita altrui, sia perché indica le linee di sviluppo di una creatività esistenziale resa necessaria dal declino delle credenze e delle norme assolute. In sintesi, si profila una rifondazione estetica del discorso filosofico che, se trae origine dalla crisi dei fondamenti tradizionali e dall’incrinarsi delle certezze positivistiche, rivela forti assonanze con motivi e direzioni del dibattito odierno.
1995
9788880911166
Clueb
ITALIA
Jean Marie Guyau. Una filosofia della vita e l'estetica / Contini, Annamaria. - STAMPA. - 1:(1995), pp. 1-220.
Contini, Annamaria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/462833
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