L’Autore definisce “stressor ambientali” quelle componenti dell’ambiente palesemente irritanti di cui sarebbe preferibile, benché comunque impossibile, la totale assenza (polveri, odori, rumori); elabora poi le osservazioni dirette e la documentazione specifica, sia pure non sempre copiosa, traendone conferme e nuove indicazioni circa la conseguente riduzione del benessere nelle diverse fasi di allevamento del suino: esse vanno dalla riduzione delle performance (elemento comune e sempre primo segnale di ridotto benessere) all’alterazione dello stato sanitario (con particolare evidenza per le polveri e per la componente “ammoniaca” degli odori) ai disturbi comportamentali (tra cui stereotipie) e ad alterazioni organiche e fisiologiche (con particolare evidenza, in entrambi i casi, per i rumori). In tutti i casi, esiste spazio e si possono individuare prospettive per operare, attraverso il continuo miglioramento degli aspetti strutturali e di management, una riduzione dell’impatto dei citati fattori sull’animale e sull’ambiente: tecniche di distribuzione degli alimenti a limitata produzione di polveri insieme a impianti di ventilazione adeguati e sempre meno rumorosi, drenaggio delle urine, trattamenti mirati (della lettiera, dell’aria, delle deiezioni), strategie alimentari ad hoc (nutrizione azotata, uso di adsorbenti intestinali), preparazione e scelta oculata del personale (per favorire la conoscenza degli effetti dannosi dei rumori forti, costanti o improvvisi che siano), diffusione di musica dolce e a basso volume, insonorizzazione degli ambienti di sosta negli stabilimenti di macellazione. L’Autore discute infine risultati sperimentali relativi all’illuminazione, sottolineando la necessità di mantenerla ad elevati livelli in termini sia di intensità che di durata.
Stressor ambientali e benessere animale / Scipioni, Rosanna. - STAMPA. - 60:(2005), pp. 25-41.
Stressor ambientali e benessere animale
SCIPIONI, Rosanna
2005
Abstract
L’Autore definisce “stressor ambientali” quelle componenti dell’ambiente palesemente irritanti di cui sarebbe preferibile, benché comunque impossibile, la totale assenza (polveri, odori, rumori); elabora poi le osservazioni dirette e la documentazione specifica, sia pure non sempre copiosa, traendone conferme e nuove indicazioni circa la conseguente riduzione del benessere nelle diverse fasi di allevamento del suino: esse vanno dalla riduzione delle performance (elemento comune e sempre primo segnale di ridotto benessere) all’alterazione dello stato sanitario (con particolare evidenza per le polveri e per la componente “ammoniaca” degli odori) ai disturbi comportamentali (tra cui stereotipie) e ad alterazioni organiche e fisiologiche (con particolare evidenza, in entrambi i casi, per i rumori). In tutti i casi, esiste spazio e si possono individuare prospettive per operare, attraverso il continuo miglioramento degli aspetti strutturali e di management, una riduzione dell’impatto dei citati fattori sull’animale e sull’ambiente: tecniche di distribuzione degli alimenti a limitata produzione di polveri insieme a impianti di ventilazione adeguati e sempre meno rumorosi, drenaggio delle urine, trattamenti mirati (della lettiera, dell’aria, delle deiezioni), strategie alimentari ad hoc (nutrizione azotata, uso di adsorbenti intestinali), preparazione e scelta oculata del personale (per favorire la conoscenza degli effetti dannosi dei rumori forti, costanti o improvvisi che siano), diffusione di musica dolce e a basso volume, insonorizzazione degli ambienti di sosta negli stabilimenti di macellazione. L’Autore discute infine risultati sperimentali relativi all’illuminazione, sottolineando la necessità di mantenerla ad elevati livelli in termini sia di intensità che di durata.Pubblicazioni consigliate
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