Il Nuovo Accordo sul Capitale non deve essere inteso unicamente come un corpo normativo che introduce nuove modalità di regolamentazione dell’attività bancaria. Uno dei meriti principali risiede nella sua capacità di offrire un contributo fattivo nella risoluzione del rapporto fra banca e autorità creditizie e nell’introduzione di incentivi positivi nel perseguimento e nel raggiungimento degli obiettivi di vigilanza. L’introduzione dei sistemi di rating e la loro valenza operativa hanno già contribuito a sviluppare una sensibilità maggiore verso il concetto di rischio di credito e verso le tecniche di gestione. I nuovi orientamenti di vigilanza hanno fatto emergere in modo esplicito nuove esigenze gestionali relative alla definizione, alla misurazione e alla complessiva gestione del rischio di credito. Emerge chiaramente la necessità di evolvere verso una logica di risk management, attraverso il completamento della tradizionale gestione creditizia con strumenti meglio aderenti alle possibilità informative e tecnologiche attualmente a disposizione della banca. Un problema reale è costituito dagli effetti che questi modelli di gestione del rischio di credito producono per alcuni segmenti di clientela. Occorre trovare una modalità di congiunzione fra le esigenze del risk management, fondato su criteri finanziari e di natura oggettiva, e le esigenze relazionali che si fondano soprattutto sulle valutazioni soggettive dei relationship manager (RM) relative all’incertezza comportamentale e al rischio di opportunismo. Il mutamento dei meccanismi informativi e di coordinamento, provocato dall’implementazione dei sistemi di rating e dall’adozione di una logica credit risk management, pone una serie di problemi legati alle possibilità di valorizzazione della soft information e al ruolo del relationship manager all’interno dei nuovi processi gestionali e organizzativi. Questo lavoro si propone di analizzare le conseguenze che l’adozione di sistemi di rating producono sul ruolo dei relationship manager all’interno del nuovo processo di gestione del credito e sulla produzione di soft information.L’analisi prende avvio da un approfondimento della soft information e del rapporto esistente fra essa, il relationship lending e il finanziamento delle PMI. L’obiettivo è porre in evidenza la natura della soft information, le modalità di produzione e il suo ruolo svolto nella valutazione del merito creditizio.Successivamente, è stata effettuata un’analisi dei problemi legati alla valorizzazione della soft information da parte delle banche più complesse da un punto di vista organizzativo e con processi più strutturati. Si è cercato di sottolineare le principali difficoltà e i maggiori limiti determinati dall’esistenza di processi decisionali standardizzati, dall’adozione di meccanismi operativi e di formalizzazione/trasmissione delle informazioni più automatizzati e dall’esistenza di maggiore distanza fra organi deliberanti e cliente. Le riflessioni emerse nel corso dell’analisi delle caratteristiche della soft information e degli aspetti organizzativi sono state poi riferite al processo di gestione del rischio di credito e dell’attività in prestiti, più in generale, con l’obiettivo di analizzare le criticità del nuovo ruolo svolto dai relationship manager nell’ambito della gestione delle piccole e medie imprese.
Nuovo accordo sul capitale delle banche: impatti organizzativi e ruolo dei relationship manager / Cosma, Stefano. - STAMPA. - (2004), pp. 205-223.
Nuovo accordo sul capitale delle banche: impatti organizzativi e ruolo dei relationship manager
COSMA, Stefano
2004
Abstract
Il Nuovo Accordo sul Capitale non deve essere inteso unicamente come un corpo normativo che introduce nuove modalità di regolamentazione dell’attività bancaria. Uno dei meriti principali risiede nella sua capacità di offrire un contributo fattivo nella risoluzione del rapporto fra banca e autorità creditizie e nell’introduzione di incentivi positivi nel perseguimento e nel raggiungimento degli obiettivi di vigilanza. L’introduzione dei sistemi di rating e la loro valenza operativa hanno già contribuito a sviluppare una sensibilità maggiore verso il concetto di rischio di credito e verso le tecniche di gestione. I nuovi orientamenti di vigilanza hanno fatto emergere in modo esplicito nuove esigenze gestionali relative alla definizione, alla misurazione e alla complessiva gestione del rischio di credito. Emerge chiaramente la necessità di evolvere verso una logica di risk management, attraverso il completamento della tradizionale gestione creditizia con strumenti meglio aderenti alle possibilità informative e tecnologiche attualmente a disposizione della banca. Un problema reale è costituito dagli effetti che questi modelli di gestione del rischio di credito producono per alcuni segmenti di clientela. Occorre trovare una modalità di congiunzione fra le esigenze del risk management, fondato su criteri finanziari e di natura oggettiva, e le esigenze relazionali che si fondano soprattutto sulle valutazioni soggettive dei relationship manager (RM) relative all’incertezza comportamentale e al rischio di opportunismo. Il mutamento dei meccanismi informativi e di coordinamento, provocato dall’implementazione dei sistemi di rating e dall’adozione di una logica credit risk management, pone una serie di problemi legati alle possibilità di valorizzazione della soft information e al ruolo del relationship manager all’interno dei nuovi processi gestionali e organizzativi. Questo lavoro si propone di analizzare le conseguenze che l’adozione di sistemi di rating producono sul ruolo dei relationship manager all’interno del nuovo processo di gestione del credito e sulla produzione di soft information.L’analisi prende avvio da un approfondimento della soft information e del rapporto esistente fra essa, il relationship lending e il finanziamento delle PMI. L’obiettivo è porre in evidenza la natura della soft information, le modalità di produzione e il suo ruolo svolto nella valutazione del merito creditizio.Successivamente, è stata effettuata un’analisi dei problemi legati alla valorizzazione della soft information da parte delle banche più complesse da un punto di vista organizzativo e con processi più strutturati. Si è cercato di sottolineare le principali difficoltà e i maggiori limiti determinati dall’esistenza di processi decisionali standardizzati, dall’adozione di meccanismi operativi e di formalizzazione/trasmissione delle informazioni più automatizzati e dall’esistenza di maggiore distanza fra organi deliberanti e cliente. Le riflessioni emerse nel corso dell’analisi delle caratteristiche della soft information e degli aspetti organizzativi sono state poi riferite al processo di gestione del rischio di credito e dell’attività in prestiti, più in generale, con l’obiettivo di analizzare le criticità del nuovo ruolo svolto dai relationship manager nell’ambito della gestione delle piccole e medie imprese.Pubblicazioni consigliate
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