La riproduzione del discorso altrui è una delle attività verbali eseguite più frequentemente dal parlante, ma anche uno degli argomenti più trascurati dai manuali di educazione linguistica. In modi più o meno espliciti, ogni genere di discorso, ordinario o specialistico, evoca o risuona di voci e opinioni altrui. E' di estrema importanza, dal punto di vista pedagogico, rendere consapevoli gli studenti delle diverse strategie riportive e citative che essi hanno a disposizione come parlanti: si tratta infatti di un percorso che può portare da una più profonda riflessione metalinguistica al problema più generale dei rapporti con l'altro da sé. Il trattamento tradizionale del discorso riportato nei testi scolastici tende a risolversi in una contrapposizione grammaticale tra le forme del discorso diretto e di quello indiretto subordinato. Altre forme che esulano da questa dicotomia, come il discorso indiretto libero e il discorso diretto libero, vengono normalmente confinate al linguaggio letterario, negandone sia descrittivamente che normativamente l'appartenenza al linguaggio ordinario. L'autrice mostra l'insufficienza di tale trattamento del discorso riportato segnalando: a) la presenza attestata nella lingua parlata e ordinaria di tutte le forme di discorso riportato; b) la quantità e la varietà di forme di discorso riportato che va ben oltre le quattro possibilità di discorso diretto, discorso indiretto subordinato, discorso diretto libero e discorso indiretto libero. Viene inoltre discussa la pretesa "derivazione" del discorso indiretto subordinato dal discorso diretto e vengono di conseguenza ridiscussi i classici esercizi di trasposizione grammaticale dal discorso diretto al discorso indiretto subordinato. Viene perciò messo in luce come l'unico rapporto di derivazione esistente sia quello tra un discorso originario (reale o immaginario) e le forme di discorso riportato sia dirette che indirette; conseguentemente, il discorso originario, essendo un discorso primo, non può essere confuso con il discorso diretto, dal momento che il discorso diretto è un discorso secondo esattamente come lo è il discorso indiretto. Le peculiarità di ciascun diverso modo di riporto, diretto o indiretto, possono essere colte pienamente solo in prospettiva testuale e non frasale; infatti, ciò che caratterizza basicamente le diverse forme di riproduzione del discorso è la volontà del parlante di distanziarsi in qualche modo dalle parole e opinioni altrui che riporta e la volontà quindi di non assumere piena responsabilità su parti del discorso in atto. Il distanziamento e la differenziazione tra le proprie parole e quelle altrui può essere effettuato non solo attraverso le quattro forme canoniche di discorso riportato, ma anche attraverso altre strategie come il condizionale citativo, il discorso indiretto glossato, l'intonazione ironica, ecc. L'autrice riassume infine i punti cruciali della sua discussione sottolineando tre possibili trappole in cui si possa incorrere trattando di questi argomenti in sede di educazione linguistica: 1) presentare le due sole alternative del discorso diretto e del discorso indiretto subordinato come uniche strategie citative a disposizione del parlante ordinario; 2) utilizzare il discorso indiretto come strumento normativo privilegiato per esercitare le regole della concordanza; 3) adottare per la sfera della comunicazione ordinaria categorie e concetti appartenenti alla sfera della comunicazione letteraria.
Le trappole interne alla dicotomia discorso diretto/discorso indiretto / Calaresu, Emilia Maria. - In: ORIENTAMENTI PEDAGOGICI. - ISSN 0030-5391. - STAMPA. - 5:(1998), pp. 869-886.
Le trappole interne alla dicotomia discorso diretto/discorso indiretto
CALARESU, Emilia Maria
1998
Abstract
La riproduzione del discorso altrui è una delle attività verbali eseguite più frequentemente dal parlante, ma anche uno degli argomenti più trascurati dai manuali di educazione linguistica. In modi più o meno espliciti, ogni genere di discorso, ordinario o specialistico, evoca o risuona di voci e opinioni altrui. E' di estrema importanza, dal punto di vista pedagogico, rendere consapevoli gli studenti delle diverse strategie riportive e citative che essi hanno a disposizione come parlanti: si tratta infatti di un percorso che può portare da una più profonda riflessione metalinguistica al problema più generale dei rapporti con l'altro da sé. Il trattamento tradizionale del discorso riportato nei testi scolastici tende a risolversi in una contrapposizione grammaticale tra le forme del discorso diretto e di quello indiretto subordinato. Altre forme che esulano da questa dicotomia, come il discorso indiretto libero e il discorso diretto libero, vengono normalmente confinate al linguaggio letterario, negandone sia descrittivamente che normativamente l'appartenenza al linguaggio ordinario. L'autrice mostra l'insufficienza di tale trattamento del discorso riportato segnalando: a) la presenza attestata nella lingua parlata e ordinaria di tutte le forme di discorso riportato; b) la quantità e la varietà di forme di discorso riportato che va ben oltre le quattro possibilità di discorso diretto, discorso indiretto subordinato, discorso diretto libero e discorso indiretto libero. Viene inoltre discussa la pretesa "derivazione" del discorso indiretto subordinato dal discorso diretto e vengono di conseguenza ridiscussi i classici esercizi di trasposizione grammaticale dal discorso diretto al discorso indiretto subordinato. Viene perciò messo in luce come l'unico rapporto di derivazione esistente sia quello tra un discorso originario (reale o immaginario) e le forme di discorso riportato sia dirette che indirette; conseguentemente, il discorso originario, essendo un discorso primo, non può essere confuso con il discorso diretto, dal momento che il discorso diretto è un discorso secondo esattamente come lo è il discorso indiretto. Le peculiarità di ciascun diverso modo di riporto, diretto o indiretto, possono essere colte pienamente solo in prospettiva testuale e non frasale; infatti, ciò che caratterizza basicamente le diverse forme di riproduzione del discorso è la volontà del parlante di distanziarsi in qualche modo dalle parole e opinioni altrui che riporta e la volontà quindi di non assumere piena responsabilità su parti del discorso in atto. Il distanziamento e la differenziazione tra le proprie parole e quelle altrui può essere effettuato non solo attraverso le quattro forme canoniche di discorso riportato, ma anche attraverso altre strategie come il condizionale citativo, il discorso indiretto glossato, l'intonazione ironica, ecc. L'autrice riassume infine i punti cruciali della sua discussione sottolineando tre possibili trappole in cui si possa incorrere trattando di questi argomenti in sede di educazione linguistica: 1) presentare le due sole alternative del discorso diretto e del discorso indiretto subordinato come uniche strategie citative a disposizione del parlante ordinario; 2) utilizzare il discorso indiretto come strumento normativo privilegiato per esercitare le regole della concordanza; 3) adottare per la sfera della comunicazione ordinaria categorie e concetti appartenenti alla sfera della comunicazione letteraria.Pubblicazioni consigliate
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