Pubblicazione dei risultati della ricerca omonima finanziata sui capitolo "progetti di ricerca orientata", Unirevwistà degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Esercizio Finaziario 1998.La moneta unica: processi di internazionalizzazione della PMI e ruolo del sistema bancarioIntroduzioneIl 1° gennaio 1999, con l’inizio della fase transitoria, è entrato in vigore, seppur in maniera ancora virtuale, l’Euro, la moneta unica europea, destinata a sostituire, nel 2002, le divise nazionali dei dodici paesi partecipanti all’Unione Monetaria Europea, UME.Con l’introduzione della moneta unica, si sviluppa uno scenario competitivo allargato a tutti i paesi partecipanti all’UME, grazie all’utilizzo nei diversi mercati nazionali di una sola valuta. Questo scenario ha implicazioni strategiche ed operative di estremo rilievo per il sistema bancario, così come per quello industriale, anche se l’impatto non potrà che risultare comunque differenziato, sia con riferimento ai due diversi macrosettori (industriale e bancario), sia, in particolare all’interno dell’ambito industriale, in relazione alle differenti dimensioni di impresa e alle diverse configurazioni settoriali. In generale, per ogni ambito di attività economica, l'introduzione della a moneta unica e il conseguente sviluppo di mercati reali e finanziari sempre più integrati tendono a prefigurare:-un contesto di maggiore concorrenza, che offre nuove opportunità di internazionalizzazione alle imprese; -contemporaneamente, una rinnovata minaccia di entrata da parte di nuovi competitors, che possono più facilmente estendere il loro raggio di azione al di fuori dei loro mercati nazionali/locali di origine. L’analisi di questo evento ha animato il dibattito nelle scienze economiche, in particolare negli ambiti di studio della macroeconomia e della politica economica e finanziaria. Una folta pubblicistica ha affrontato il tema anche a livello di economia aziendale. In questi contributi, il tema della “preparazione all’Euro” è apparso dominante, con approfondimenti dedicati, a livello di impresa, soprattutto alle modifiche gestionali indotte dalla nuova disciplina valutaria e, a livello di consumatore/utente, agli impatti sui comportamenti di acquisto/usufruizione dei servizi finanziari, con approfondimenti sui costi e sui benefici dell’introduzione della moneta unica.Il presente studio è frutto delle analisi di ricercatori appartenenti a diverse specializzazioni disciplinari dell’economia aziendale e mira a:-analizzare, su un piano più generale, l’impatto dell’introduzione della moneta unica sui due macro sistemi (industriale e bancario), a livello sia strategico, sia tecnico-operativo; -sviluppare il tema collegato all’internazionalizzazione delle Piccole e Medie Imprese, PMI, alla luce delle nuove dinamiche competitive introdotte dalla moneta unica, approfondendo in particolare le direzioni e i contenuti dei processi di adattamento strategico e gli strumenti operativi a ciò necessari. L’integrazione monetaria sicuramente disattiva, per le imprese nazionali, la possibilità di accedere a modalità di competizione sui mercati europei basate sull’intervento del fattore esogeno legato al tasso di cambio (svalutazioni competitive). L’introduzione dell’Euro, azzerando l’azione competitiva dei differenziali di cambio, si pone, quindi, oggettivamente come un possibile agente di modifica degli assetti competitivi precedentemente raggiunti dalle imprese nazionali;-approfondire i temi relativi al supporto finanziario e consulenziale che il sistema bancario viene chiamato ad offrire in questo nuovo contesto competitivo, cercando di individuare le modifiche nella domanda/offerta di servizi finanziari e nelle relazioni di clientela;-focalizzare la ricerca sulla PMI, dato il suo estremo rilievo nel tessuto industriale nazionale e, soprattutto, emiliano-romagnolo;-in particolare, orientare l’analisi in via privilegiata verso l’industria ceramica che, a livello dell’Unione Europea, vede in posizione di leadership le imprese italiane (per lo più concentrate nel distretto di Sassuolo) e le imprese spagnole (principalmente raccolte nel distretto di Castellon). Obiettivo dell’analisi, su quest’ultimo punto, è quindi quello di osservare e studiare, in modo comparato, i processi di cambiamento, a livello gestionale e strategico, intervenuti nei due cluster di imprese ceramiche a seguito dell’avvicinarsi della fase di piena integrazione valutaria delle economie europee.Prima di passare alla descrizione dei singoli contributi di questo studio, in questa sede introduttiva è utile avanzare alcune considerazioni generali - di natura metodologica, ma non solo - che si ritiene possano risultare di ausilio nella lettura successiva.Una prima valutazione riguarda la natura e la direzione che assumono le determinanti di cambiamento in una fase di convergenza delle economie. L’evento Euro, da un lato, introduce alcuni elementi di variazione che vanno direttamente a toccare i comportamenti di impresa (negli adeguamenti connessi alla contabilità, ai sistemi informativi, agli aspetti finanziari, alle modalità di fissazione del prezzo e alla logica di costruzione dei listini, ….); dall’altro lato, introduce elementi di variazione che hanno invece un effetto mediato sui comportamenti aziendali, nel senso che possono prodursi a seguito di un cambiamento nel comportamento dei concorrenti e degli altri attori ambientali di riferimento (intensificarsi della competizione sul prezzo, revisione delle politiche di discriminazione di prezzo su base geografica, impatti sulle politiche di prodotto, modifiche nelle opportunità finanziarie…). Distinguere gli effetti di questi due ordini di fattori di variazione nei comportamenti concreti delle imprese non appare semplice, anche se la percezione degli elementi diretti di cambiamento è sicuramente più sviluppata, per le imprese così come per gli analisti esterni che provano a studiarle. L’orientamento dei ricercatori che hanno offerto il loro contributo a questo studio è andato nella direzione di tenero conto di questo doppio livello di implicazioni per non dire condizionamenti, (diretto e indiretto) che l’integrazione monetaria europea implica per le imprese.La seconda considerazione porta ad annotare che l’evento Euro, ai fini della ricerca economica, non può essere trattato come un evento discreto, puntuale, fotografabile in modo statico e affrontabile su un piano strettamente metodologico interrogando le imprese sulle azioni svolte nel “prima” e da svolgere nel “poi”. Piuttosto l’evento Euro, benché fenomeno di natura intrinsecamente valutaria, appare trattabile come l’esito, o il passaggio intermedio, di un processo più lungo e ampio di integrazione economica europea, che non ha solo natura valutaria e monetaria, e dal quale appare distinguibile per finalità che, per larga parte, sono di carattere analitico e disciplinare. Ciò non manca di avere conseguenze anche a livello di comportamenti d’impresa: la dinamica di cambiamento osservabile (o la percezione della sua attivazione da parte dei vertici aziendali) non si traduce sempre in una risposta ad hoc, di adattamento, rispetto ad un fenomeno puntuale e precisamente isolabile in senso temporale; si compone bensì di azioni che muovono in una prospettiva di più lungo periodo, nella quale ampio rilievo assume anche il grado di soddisfazione espresso rispetto alle attuali strategie e al loro grado di implementazione. Questo è soprattutto osservabile a livello di decisioni della direzione strategica di impresa, ma non mancano esempi di come la dimensione temporale lunga e la natura più complessa di questi fenomeni di cambiamento dell’economia europea esercitino il loro impatto anche a livello di politiche gestionali funzionali.Il terzo elemento da considerare è che l’attuale fase di passaggio verso la moneta unica europea si inserisce, più in generale, in un processo complessivo di integrazione delle economie a più ampio spettro internazionale, i cui effetti si combinano e si sovrappongono con quelli specifici dell’integrazione europea. Le valutazioni che le imprese - e i ricercatori che le osservano - fanno circa l’impatto dell’Euro sui comportamenti aziendali finiscono inevitabilmente per risentire di questo più vasto sistema di variazioni ambientali. Euro e globalizzazione dei mercati sono due fenomeni complessi che offrono scenari in parte concentrici per le valutazioni del management. Spesso nasce, quindi, una difficoltà oggettiva a scindere i due processi in maniera nitida, anche in considerazione del fatto che il processo di globalizzazione è in corso da più lungo tempo a livello internazionale. Alcune ricerche condotte in questo studio mirano esplicitamente a tenere conto di questa dimensione più ampia di riferimento per le decisioni di impresa.La quarta considerazione riguarda la visuale utilizzata da manager e imprenditori per valutare gli effetti dell’Euro sulle proprie imprese. Ogni valutazione è influenzata dal tipo di scomposizione analitica del problema compiuta dagli attori di impresa. Un problema può essere colto ad un livello sovraordinato e più astratto di analisi (quale sarà l’influenza dell’evento Euro sulle condotte e sulle performance dell’impresa e dei concorrenti?); ma probabilmente è inquadrabile più facilmente ad un livello analitico inferiore e può essere colto nella sua influenza su ambiti di impatto più segmentati e più facilmente “trattabili” dal management (a livello di singole politiche funzionali, singole variabili di marketing, singoli mercati geografici, singoli prodotti, ….). Tale scomposizione ha valenza evidentemente soprattutto sul piano analitico (i due livelli di decisione, specialmente nella PMI, coinvolgono spesso le medesime unità decisionali); nondimeno, si ritiene che queste prospettive segmentate di osservazione del fenomeno Euro vadano ad influenzare concretamente il modo con cui i manager si pongono di fronte al problema e, quindi, anche modalità ed esiti del processo di valutazione da cui poi discendono le scelte gestionali e strategiche d’impresa.Un ulteriore aspetto riguarda i diversi processi di evoluzione settoriale in cui si inscrivono le scelte d’impresa e che possono portare a differenti approcci al fenomeno Euro. In alcuni contesti settoriali - e il settore ceramico costituisce un esempio in questo senso - l’effetto di localizzazione distrettuale risulta ancora prevalente rispetto ad assetti maggiormente decentrati di organizzazione produttiva: in questi contesti le sollecitazioni a modificare disegni organizzativi e prospettive strategiche sono meno pressanti. Anzi, il processo di unificazione europea, ed in particolare l’adozione della moneta unica, per alcuni versi, sembra potere addirittura rafforzare l’effetto di localizzazione settoriale preesistente, dal momento che, abbassandosi i costi di transazione connessi alla circolazione fisica e legale delle merci all’interno del mercato unico, si accresce di fatto la competitività delle specializzazioni produttive e territoriali consolidate a livello di singolo settore. Di queste specificità settoriali, legate a dinamiche path-dependent e a comportamenti competitivi sperimentati nel tempo, si terrà conto nel valutare l’impatto del processo di integrazione economica europea sui sistemi distrettuali di Sassuolo e Castellon. Il complessivo progetto di ricerca si articola su due parti. Nella prima parte sono ospitati due lavori che affrontano in modo più generale le tematiche relative agli impatti dell’Euro sull’impresa e su alcune sue specifiche funzioni e attività.Nel primo contributo (“Euro e finanza”), Elisabetta Gualandri affronta il tema dell’introduzione della moneta unica nelle sue implicazioni di carattere finanziario, con riferimento al sistema bancario nel suo complesso, alla finanza d’impresa e, in stretta connessione, al rapporto banca-impresa. Sotto questo profilo di analisi, i mutamenti implicati dall’avvento della moneta unica vengono ricondotti a due ordini di fattori: in primo luogo fattori di breve periodo e transitori, limitati alla fase stessa dell’introduzione: essi sono sovente di natura prettamente tecnica e hanno implicazioni in termini di costi che si esauriscono, appunto, con l’entrata a regime della nuova valuta. In secondo luogo si considerano aspetti di natura più duratura, che tendono a influenzare gli attori economici nel medio/lungo termine, con impatto, quindi, più esteso nel tempo in termini di costi e benefici. In questo secondo caso, la nuova valuta coinvolge aspetti di natura non solo “tecnica”, ma anche e soprattutto strategica, con la possibilità che possano risultare modificati gli assetti concorrenziali nei diversi segmenti/comparti economici. Nello specifico del settore bancario, l’introduzione della moneta unica viene valutata nei suoi effetti di acceleratore dei processi di ristrutturazione del settore, già da alcuni anni caratterizzato, in sede europea, da una fase di accresciuta intensità competitiva e da profondi riassetti in termini di riposizionamento strategico, sviluppati, soprattutto, attraverso operazioni di fusione, acquisizione e alleanze strategiche. L’articolo va, inoltre, a valutare se, e in che modo, si stanno modificando le tradizionali relazioni di clientela e se l’introduzione dell’euro può alterare i contorni di questo quadro. Nel nuovo scenario di crescente concorrenza e disintermediazione, che richiede maggiore efficienza e ricerca di nuove aree di redditività, le banche si trovano, infatti, anche in ragione dell’accentuarsi della concorrenza sui mercati locali, di fronte alla necessità di ripensare le logiche di customer relationship: da un lato, migliorando la qualità dei servizi e prodotti offerti alla clientela, ampliandone il range, valorizzando quelli più innovativi e meno legati all’attività creditizia tradizionale; dall’altro, incentivando le imprese clienti a superare la frammentazione connessa al rapporto con più banche. Con riferimento specifico alle imprese, il contributo si focalizza su come la gestione finanziaria delle imprese sia coinvolta in misura rilevante dalla nascita dell’Unione Monetaria Europea, traendone benefici, diretti e indiretti, tanto maggiori quanto più l’impresa svolge attività transnazionale con “paesi in”. Il lavoro di Luca Giusti e Gianluca Marchi (“L’Euro come problema strategico”) si pone nella prospettiva, invece, di analizzare il fenomeno dell’introduzione della moneta unica come evento, di tipo macroambientale, in grado di influenzare le decisioni strategiche aziendali e di produrre cambiamento. Gli autori provano a fuoriuscire dalla logica, dominante nella pubblicistica, di affrontare l’Euro come problema principalmente di “preparazione” delle imprese all’evento di variazione del regime valutario, in cui l’attenzione è tradizionalmente posta su quanto le imprese dovrebbero fare per gestire il passaggio alla moneta unica; si focalizzano invece su un diverso approccio al problema, che mira a fare emergere quale tipo di priorità le imprese hanno assegnato all’evento nei loro processi decisionali (categorizzandolo come minaccia, come opportunità o come elemento neutrale o ambiguo) e quanto, al di là degli adeguamenti operativi, la coscienza del fenomeno abbia effettivamente contribuito ad attivare processi di sostanziale cambiamento strategico nelle imprese. Ciò che sembra, soprattutto, rilevare, ai fini dell’analisi, è la comprensione di cosa le imprese hanno percepito del fenomeno Euro, di quali significati hanno associato a tale evento e di come l’evoluzione, per molti versi autonoma, dei processi strategici delle imprese sia stata influenzata dall’emergere della consapevolezza di questo fenomeno a seguito del diffondersi dell’offerta informativa. L’aspetto centrale, emerso nella ricerca, è che la percezione del fenomeno Euro è stata tutt’altro che univoca, sia presso le imprese intervistate,sia presso i soggetti produttori dei servizi informativi. Il tema Euro è, di fatto, rappresentato, nella percezione dei manager intervistati e nelle scelte contenutistiche degli estensori dei documenti, come un concetto a vasto raggio, dai confini abbastanza incerti, che nelle diverse rappresentazioni finisce per offrirsi come contenitore di un più ampio ventaglio di eventi tra loro collegati, anche se spesso non sistematicamente gerarchizzati per priorità di importanza e intensità prevista di impatto. Ad esempio, la più volte menzionata minaccia connessa al rischio di ritardo nella preparazione all’Euro da parte delle imprese italiane è condivisa quando si osservano gli aspetti meramente operativi del processo di adeguamento delle imprese (contabilità, sistemi operativi conversione dei listini, ecc.); meno nitida e significativa è parsa, invece, quando riferita a problemi di posizionamento strategico e competitivo. Soprattutto, viene fatto rilevare come, mano a mano che si esplicitano aspetti e dimensioni del problema Euro più connesse alla dimensione strategica del fenomeno, i soggetti intervistati mostrano percezioni differenti a seconda della prospettiva temporale di riferimento assunta nelle loro analisi, dei fattori organizzativi e dei fattori esterni che influenzano cognizione ed azione delle imprese, della natura e qualità delle relazioni che le legano all’ambiente.La seconda parte del lavoro, costituita da tre distinti contributi, si sposta nel merito dell’industria ceramica e del confronto tra imprese italiane e spagnole.Nel suo secondo saggio (“Analisi dei questionari – Aspetti finanziari”), Elisabetta Gualandri, avvalendosi dei risultati di una ricerca sul campo condotta in Italia e in Spagna su imprese ceramiche e su alcuni dei principali attori bancari operanti nei due distretti, riprende le problematiche del passaggio all’Euro delle imprese su un piano principalmente tecnico-operativo, cercando in primo luogo di valutare i tempi del processo di adeguamento dei vari aspetti della gestione amministrativa: fatturazione, contabilità, bilancio. Il risultato a cui conduce la ricerca è che, in un quadro di generale ritardo nell’evoluzione della funzione finanziaria delle aziende italiane e spagnole, con queste ultime a mostrare livelli di più chiara arretratezza, nello specifico del tema dell’approccio all’Euro, nelle aree osservate dall’analisi, sono, tuttavia, le imprese spagnole quelle che sembrano mostrare la maggiore reattività nell’anticipare gli adempimenti. Anche se, come già ampiamente emerso in molte indagini analoghe condotte in altri settori e altri paesi europei, resta vero, comunque, che le imprese, sia spagnole che italiane, tendono in maggioranza (soprattutto quando hanno dimensioni più ridotte) a rinviare all’ultimo periodo utile il passaggio alla moneta unica, soprattutto per quanto riguarda la contabilità e il bilancio. In particolare, si sostiene come l’introduzione dell’euro potrebbe non veder dispiegati molti dei benefici potenzialmente prospettati, proprio a causa di una gestione finanziaria non adeguatamente sviluppata e per la carenza di una progettualità strategica che affronti il nuovo contesto in un’ottica di medio termine Non trova conferma, inoltre, l’ipotesi di una riduzione, collegata all’introduzione dell’euro e alla semplificazione delle problematiche legate ai pagamenti transfrontalieri, del numero di rapporti con diverse banche contemporaneamente tenuti in vita dalle imprese industriali: i due gruppi di imprese hanno infatti comportamenti omogenei anche con riferimento alla customer relationship improntata su un modello transazionale piuttosto che relazionale. Anche questo aspetto può costituire nel futuro un punto di debolezza. Nel complesso comunque si nota una crescente attenzione per la qualità dei servizi erogati dalle banche, fattore che appare decisamente discriminante nella scelta dei partern bancari.Il lavoro di Gianluca Marchi e Giuseppe Nardin (“Introduzione dell’Euro e comportamenti strategici delle imprese dell’industria ceramica: due distretti a confronto”), affronta i riflessi dell’introduzione dell’Euro sulla posizione strategica e sulle politiche sui mercati internazionali delle imprese ceramiche italiane e spagnole.Gli autori costruiscono i presupposti della loro ricerca partendo dalla considerazione di quanto scarsamente efficaci finiscano per essere quelle impostazioni che prevedono che l’introduzione delle nuova unità monetaria possa essere analizzata come un evento che interviene a modificare il profilo del contesto ambientale con modalità chiaramente predefinibili e comuni per tutti gli attori economici. I fattori di cambiamento connessi all’introduzione dell’Euro, chiamati in causa con maggiore sottolineatura dalla maggior parte degli studi precedenti, infatti, si presentano tutti come fonti di cambiamento potenziale, la cui probabilità, portata, impatto e tempo di accadimento possono, però, essere valutate in modi significativamente difformi in ragione di specificità settoriali, di fattori inerenti le diverse traiettorie evolutive e i diversi modelli competitivi delle singole aziende, di diverse logiche firm-specific di rappresentazione e interpretazione del contesto ambientale. Ad esempio, tra i fattori chiave della competizione di cui era attesa un’alterazione significativa a seguito del processo di unificazione monetaria europea, il fattore prezzo ha avuto sempre un’attenzione particolare nella letteratura manageriale, soprattutto nella direzione di prevedere una tendenza all'omogeneizzazione dei prezzi tra i produttori delle diverse aree/paese. L’analisi comparata dei due campioni di imprese ceramiche, italiane e spagnole, tuttavia, non conferma questa ipotesi e rivela che, nel periodo esaminato, il differenziale di prezzo medio tra produttori italiani e produttori spagnoli non solo non si è ridotto sui mercati europei, ma anzi è andato progressivamente ampliandosi. Più in generale, i risultati che scaturiscono dalla ricerca non offrono indicazioni coerenti con l’ipotesi che il processo di unificazione europea possa costituire un vettore privilegiato per l’omogeneizzazione delle modalità operative delle imprese su tutti i maggiori mercati serviti. Le dinamiche che stanno alla base del confronto competitivo hanno agito, quindi, in modo piuttosto indipendente dal modificarsi di un così importante elemento dell’assetto istituzionale e valutario del contesto ambientale, mentre sembrano più orientate ad incorporare gli effetti del più ampio processo di globalizzazione dei mercati che sta investendo il settore ceramico. E ciò vale non soltanto per quanto concerne le modalità organizzative di presenza internazionale, ma anche con riferimento all’insieme dei contenuti dell’offerta aziendale: prezzo, portafoglio prodotti, servizi offerti ai clienti.Il contributo di Tiziano Bursi (“L’industria ceramica italiana: strategie di crescita delle imprese e processi di concentrazione nello scenario competitivo della unificazione europea e della globalizzazione dei mercati”), a conclusione del lavoro, affronta il tema della crescente importanza delle strategie di crescita esterna nell’industria ceramica italiana, viste come il riflesso di una sollecitazione alla crescita dimensionale intrinsecamente connessa al processo di unificazione europea. Nel corso degli anni ’90, le modificazioni del contesto competitivo hanno posto alle imprese ceramiche, in modo sempre più stringente, il problema del consolidamento dimensionale, del potenziamento del profilo competitivo e della ricerca delle modalità più congrue di realizzazione. Il recupero di importanza della componente dimensionale – si sostiene – è avvenuto in concomitanza e per effetto del processo di espansione ed integrazione economica. Ciò fa sì che le imprese che non riescono ad agganciare il loro ritmo di sviluppo a quello sempre più veloce del mercato, rischiano di entrare in crisi anche se operano in nicchie di mercato. E ciò non solo e non tanto per i vantaggi che la dimensione consente in termini di economie di scala e di potere di controllo di mercato, quanto piuttosto per il fatto che la dimensione tende a diventare un fattore capace di generare e dominare le conoscenze e le risorse necessarie per fronteggiare la crescente complessità dei mercati e della tecnologia. Tra gli strumenti attivati per sostenere il processo di crescita, nell’ultimo decennio si è accresciuta la rilevanza dell’acquisizione di impresa. La ricerca, tuttavia, mostra come tale processo tenda a riguardare, per la maggior parte, operazioni di acquisizione interne al distretto di Sassuolo. Sebbene le trasformazioni in corso – ed in particolare il varo dell’UEM - sollecitino le imprese a ricercare una progressiva articolazione delle forme di presenza sui mercati esteri, un ampliamento delle aree geografiche di riferimento e l’accostamento allo strumento "naturale" dell'esportazione di modalità più innovative e flessibili di presidio estero, l’estensione della dimensione internazionale è ancora prevalentemente perseguita con il potenziamento della base produttiva insediata localmente nel distretto, mentre la proiezione sul mercato estero assume una connotazione ancora prevalentemente commerciale, assicurata dall’efficace azione delle organizzazioni di vendita aziendali. La configurazione sistemica distrettuale con la varietà di effetti sinergici positivi che produce, unitamente al vantaggio da localizzazione (vicinanza ai grandi bacini di domanda dell’Europa continentale), costituiscono ancora fattori fondamentali, difficilmente replicabili, di competitività su scala internazionale.

La moneta unica: processi di internazionalizzazione della Pmi e ruolo del sistema bancario / Gualandri, Elisabetta; Marchi, Gianluca. - STAMPA. - (2001), pp. 1-92.

La moneta unica: processi di internazionalizzazione della Pmi e ruolo del sistema bancario

GUALANDRI, Elisabetta;MARCHI, Gianluca
2001

Abstract

Pubblicazione dei risultati della ricerca omonima finanziata sui capitolo "progetti di ricerca orientata", Unirevwistà degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Esercizio Finaziario 1998.La moneta unica: processi di internazionalizzazione della PMI e ruolo del sistema bancarioIntroduzioneIl 1° gennaio 1999, con l’inizio della fase transitoria, è entrato in vigore, seppur in maniera ancora virtuale, l’Euro, la moneta unica europea, destinata a sostituire, nel 2002, le divise nazionali dei dodici paesi partecipanti all’Unione Monetaria Europea, UME.Con l’introduzione della moneta unica, si sviluppa uno scenario competitivo allargato a tutti i paesi partecipanti all’UME, grazie all’utilizzo nei diversi mercati nazionali di una sola valuta. Questo scenario ha implicazioni strategiche ed operative di estremo rilievo per il sistema bancario, così come per quello industriale, anche se l’impatto non potrà che risultare comunque differenziato, sia con riferimento ai due diversi macrosettori (industriale e bancario), sia, in particolare all’interno dell’ambito industriale, in relazione alle differenti dimensioni di impresa e alle diverse configurazioni settoriali. In generale, per ogni ambito di attività economica, l'introduzione della a moneta unica e il conseguente sviluppo di mercati reali e finanziari sempre più integrati tendono a prefigurare:-un contesto di maggiore concorrenza, che offre nuove opportunità di internazionalizzazione alle imprese; -contemporaneamente, una rinnovata minaccia di entrata da parte di nuovi competitors, che possono più facilmente estendere il loro raggio di azione al di fuori dei loro mercati nazionali/locali di origine. L’analisi di questo evento ha animato il dibattito nelle scienze economiche, in particolare negli ambiti di studio della macroeconomia e della politica economica e finanziaria. Una folta pubblicistica ha affrontato il tema anche a livello di economia aziendale. In questi contributi, il tema della “preparazione all’Euro” è apparso dominante, con approfondimenti dedicati, a livello di impresa, soprattutto alle modifiche gestionali indotte dalla nuova disciplina valutaria e, a livello di consumatore/utente, agli impatti sui comportamenti di acquisto/usufruizione dei servizi finanziari, con approfondimenti sui costi e sui benefici dell’introduzione della moneta unica.Il presente studio è frutto delle analisi di ricercatori appartenenti a diverse specializzazioni disciplinari dell’economia aziendale e mira a:-analizzare, su un piano più generale, l’impatto dell’introduzione della moneta unica sui due macro sistemi (industriale e bancario), a livello sia strategico, sia tecnico-operativo; -sviluppare il tema collegato all’internazionalizzazione delle Piccole e Medie Imprese, PMI, alla luce delle nuove dinamiche competitive introdotte dalla moneta unica, approfondendo in particolare le direzioni e i contenuti dei processi di adattamento strategico e gli strumenti operativi a ciò necessari. L’integrazione monetaria sicuramente disattiva, per le imprese nazionali, la possibilità di accedere a modalità di competizione sui mercati europei basate sull’intervento del fattore esogeno legato al tasso di cambio (svalutazioni competitive). L’introduzione dell’Euro, azzerando l’azione competitiva dei differenziali di cambio, si pone, quindi, oggettivamente come un possibile agente di modifica degli assetti competitivi precedentemente raggiunti dalle imprese nazionali;-approfondire i temi relativi al supporto finanziario e consulenziale che il sistema bancario viene chiamato ad offrire in questo nuovo contesto competitivo, cercando di individuare le modifiche nella domanda/offerta di servizi finanziari e nelle relazioni di clientela;-focalizzare la ricerca sulla PMI, dato il suo estremo rilievo nel tessuto industriale nazionale e, soprattutto, emiliano-romagnolo;-in particolare, orientare l’analisi in via privilegiata verso l’industria ceramica che, a livello dell’Unione Europea, vede in posizione di leadership le imprese italiane (per lo più concentrate nel distretto di Sassuolo) e le imprese spagnole (principalmente raccolte nel distretto di Castellon). Obiettivo dell’analisi, su quest’ultimo punto, è quindi quello di osservare e studiare, in modo comparato, i processi di cambiamento, a livello gestionale e strategico, intervenuti nei due cluster di imprese ceramiche a seguito dell’avvicinarsi della fase di piena integrazione valutaria delle economie europee.Prima di passare alla descrizione dei singoli contributi di questo studio, in questa sede introduttiva è utile avanzare alcune considerazioni generali - di natura metodologica, ma non solo - che si ritiene possano risultare di ausilio nella lettura successiva.Una prima valutazione riguarda la natura e la direzione che assumono le determinanti di cambiamento in una fase di convergenza delle economie. L’evento Euro, da un lato, introduce alcuni elementi di variazione che vanno direttamente a toccare i comportamenti di impresa (negli adeguamenti connessi alla contabilità, ai sistemi informativi, agli aspetti finanziari, alle modalità di fissazione del prezzo e alla logica di costruzione dei listini, ….); dall’altro lato, introduce elementi di variazione che hanno invece un effetto mediato sui comportamenti aziendali, nel senso che possono prodursi a seguito di un cambiamento nel comportamento dei concorrenti e degli altri attori ambientali di riferimento (intensificarsi della competizione sul prezzo, revisione delle politiche di discriminazione di prezzo su base geografica, impatti sulle politiche di prodotto, modifiche nelle opportunità finanziarie…). Distinguere gli effetti di questi due ordini di fattori di variazione nei comportamenti concreti delle imprese non appare semplice, anche se la percezione degli elementi diretti di cambiamento è sicuramente più sviluppata, per le imprese così come per gli analisti esterni che provano a studiarle. L’orientamento dei ricercatori che hanno offerto il loro contributo a questo studio è andato nella direzione di tenero conto di questo doppio livello di implicazioni per non dire condizionamenti, (diretto e indiretto) che l’integrazione monetaria europea implica per le imprese.La seconda considerazione porta ad annotare che l’evento Euro, ai fini della ricerca economica, non può essere trattato come un evento discreto, puntuale, fotografabile in modo statico e affrontabile su un piano strettamente metodologico interrogando le imprese sulle azioni svolte nel “prima” e da svolgere nel “poi”. Piuttosto l’evento Euro, benché fenomeno di natura intrinsecamente valutaria, appare trattabile come l’esito, o il passaggio intermedio, di un processo più lungo e ampio di integrazione economica europea, che non ha solo natura valutaria e monetaria, e dal quale appare distinguibile per finalità che, per larga parte, sono di carattere analitico e disciplinare. Ciò non manca di avere conseguenze anche a livello di comportamenti d’impresa: la dinamica di cambiamento osservabile (o la percezione della sua attivazione da parte dei vertici aziendali) non si traduce sempre in una risposta ad hoc, di adattamento, rispetto ad un fenomeno puntuale e precisamente isolabile in senso temporale; si compone bensì di azioni che muovono in una prospettiva di più lungo periodo, nella quale ampio rilievo assume anche il grado di soddisfazione espresso rispetto alle attuali strategie e al loro grado di implementazione. Questo è soprattutto osservabile a livello di decisioni della direzione strategica di impresa, ma non mancano esempi di come la dimensione temporale lunga e la natura più complessa di questi fenomeni di cambiamento dell’economia europea esercitino il loro impatto anche a livello di politiche gestionali funzionali.Il terzo elemento da considerare è che l’attuale fase di passaggio verso la moneta unica europea si inserisce, più in generale, in un processo complessivo di integrazione delle economie a più ampio spettro internazionale, i cui effetti si combinano e si sovrappongono con quelli specifici dell’integrazione europea. Le valutazioni che le imprese - e i ricercatori che le osservano - fanno circa l’impatto dell’Euro sui comportamenti aziendali finiscono inevitabilmente per risentire di questo più vasto sistema di variazioni ambientali. Euro e globalizzazione dei mercati sono due fenomeni complessi che offrono scenari in parte concentrici per le valutazioni del management. Spesso nasce, quindi, una difficoltà oggettiva a scindere i due processi in maniera nitida, anche in considerazione del fatto che il processo di globalizzazione è in corso da più lungo tempo a livello internazionale. Alcune ricerche condotte in questo studio mirano esplicitamente a tenere conto di questa dimensione più ampia di riferimento per le decisioni di impresa.La quarta considerazione riguarda la visuale utilizzata da manager e imprenditori per valutare gli effetti dell’Euro sulle proprie imprese. Ogni valutazione è influenzata dal tipo di scomposizione analitica del problema compiuta dagli attori di impresa. Un problema può essere colto ad un livello sovraordinato e più astratto di analisi (quale sarà l’influenza dell’evento Euro sulle condotte e sulle performance dell’impresa e dei concorrenti?); ma probabilmente è inquadrabile più facilmente ad un livello analitico inferiore e può essere colto nella sua influenza su ambiti di impatto più segmentati e più facilmente “trattabili” dal management (a livello di singole politiche funzionali, singole variabili di marketing, singoli mercati geografici, singoli prodotti, ….). Tale scomposizione ha valenza evidentemente soprattutto sul piano analitico (i due livelli di decisione, specialmente nella PMI, coinvolgono spesso le medesime unità decisionali); nondimeno, si ritiene che queste prospettive segmentate di osservazione del fenomeno Euro vadano ad influenzare concretamente il modo con cui i manager si pongono di fronte al problema e, quindi, anche modalità ed esiti del processo di valutazione da cui poi discendono le scelte gestionali e strategiche d’impresa.Un ulteriore aspetto riguarda i diversi processi di evoluzione settoriale in cui si inscrivono le scelte d’impresa e che possono portare a differenti approcci al fenomeno Euro. In alcuni contesti settoriali - e il settore ceramico costituisce un esempio in questo senso - l’effetto di localizzazione distrettuale risulta ancora prevalente rispetto ad assetti maggiormente decentrati di organizzazione produttiva: in questi contesti le sollecitazioni a modificare disegni organizzativi e prospettive strategiche sono meno pressanti. Anzi, il processo di unificazione europea, ed in particolare l’adozione della moneta unica, per alcuni versi, sembra potere addirittura rafforzare l’effetto di localizzazione settoriale preesistente, dal momento che, abbassandosi i costi di transazione connessi alla circolazione fisica e legale delle merci all’interno del mercato unico, si accresce di fatto la competitività delle specializzazioni produttive e territoriali consolidate a livello di singolo settore. Di queste specificità settoriali, legate a dinamiche path-dependent e a comportamenti competitivi sperimentati nel tempo, si terrà conto nel valutare l’impatto del processo di integrazione economica europea sui sistemi distrettuali di Sassuolo e Castellon. Il complessivo progetto di ricerca si articola su due parti. Nella prima parte sono ospitati due lavori che affrontano in modo più generale le tematiche relative agli impatti dell’Euro sull’impresa e su alcune sue specifiche funzioni e attività.Nel primo contributo (“Euro e finanza”), Elisabetta Gualandri affronta il tema dell’introduzione della moneta unica nelle sue implicazioni di carattere finanziario, con riferimento al sistema bancario nel suo complesso, alla finanza d’impresa e, in stretta connessione, al rapporto banca-impresa. Sotto questo profilo di analisi, i mutamenti implicati dall’avvento della moneta unica vengono ricondotti a due ordini di fattori: in primo luogo fattori di breve periodo e transitori, limitati alla fase stessa dell’introduzione: essi sono sovente di natura prettamente tecnica e hanno implicazioni in termini di costi che si esauriscono, appunto, con l’entrata a regime della nuova valuta. In secondo luogo si considerano aspetti di natura più duratura, che tendono a influenzare gli attori economici nel medio/lungo termine, con impatto, quindi, più esteso nel tempo in termini di costi e benefici. In questo secondo caso, la nuova valuta coinvolge aspetti di natura non solo “tecnica”, ma anche e soprattutto strategica, con la possibilità che possano risultare modificati gli assetti concorrenziali nei diversi segmenti/comparti economici. Nello specifico del settore bancario, l’introduzione della moneta unica viene valutata nei suoi effetti di acceleratore dei processi di ristrutturazione del settore, già da alcuni anni caratterizzato, in sede europea, da una fase di accresciuta intensità competitiva e da profondi riassetti in termini di riposizionamento strategico, sviluppati, soprattutto, attraverso operazioni di fusione, acquisizione e alleanze strategiche. L’articolo va, inoltre, a valutare se, e in che modo, si stanno modificando le tradizionali relazioni di clientela e se l’introduzione dell’euro può alterare i contorni di questo quadro. Nel nuovo scenario di crescente concorrenza e disintermediazione, che richiede maggiore efficienza e ricerca di nuove aree di redditività, le banche si trovano, infatti, anche in ragione dell’accentuarsi della concorrenza sui mercati locali, di fronte alla necessità di ripensare le logiche di customer relationship: da un lato, migliorando la qualità dei servizi e prodotti offerti alla clientela, ampliandone il range, valorizzando quelli più innovativi e meno legati all’attività creditizia tradizionale; dall’altro, incentivando le imprese clienti a superare la frammentazione connessa al rapporto con più banche. Con riferimento specifico alle imprese, il contributo si focalizza su come la gestione finanziaria delle imprese sia coinvolta in misura rilevante dalla nascita dell’Unione Monetaria Europea, traendone benefici, diretti e indiretti, tanto maggiori quanto più l’impresa svolge attività transnazionale con “paesi in”. Il lavoro di Luca Giusti e Gianluca Marchi (“L’Euro come problema strategico”) si pone nella prospettiva, invece, di analizzare il fenomeno dell’introduzione della moneta unica come evento, di tipo macroambientale, in grado di influenzare le decisioni strategiche aziendali e di produrre cambiamento. Gli autori provano a fuoriuscire dalla logica, dominante nella pubblicistica, di affrontare l’Euro come problema principalmente di “preparazione” delle imprese all’evento di variazione del regime valutario, in cui l’attenzione è tradizionalmente posta su quanto le imprese dovrebbero fare per gestire il passaggio alla moneta unica; si focalizzano invece su un diverso approccio al problema, che mira a fare emergere quale tipo di priorità le imprese hanno assegnato all’evento nei loro processi decisionali (categorizzandolo come minaccia, come opportunità o come elemento neutrale o ambiguo) e quanto, al di là degli adeguamenti operativi, la coscienza del fenomeno abbia effettivamente contribuito ad attivare processi di sostanziale cambiamento strategico nelle imprese. Ciò che sembra, soprattutto, rilevare, ai fini dell’analisi, è la comprensione di cosa le imprese hanno percepito del fenomeno Euro, di quali significati hanno associato a tale evento e di come l’evoluzione, per molti versi autonoma, dei processi strategici delle imprese sia stata influenzata dall’emergere della consapevolezza di questo fenomeno a seguito del diffondersi dell’offerta informativa. L’aspetto centrale, emerso nella ricerca, è che la percezione del fenomeno Euro è stata tutt’altro che univoca, sia presso le imprese intervistate,sia presso i soggetti produttori dei servizi informativi. Il tema Euro è, di fatto, rappresentato, nella percezione dei manager intervistati e nelle scelte contenutistiche degli estensori dei documenti, come un concetto a vasto raggio, dai confini abbastanza incerti, che nelle diverse rappresentazioni finisce per offrirsi come contenitore di un più ampio ventaglio di eventi tra loro collegati, anche se spesso non sistematicamente gerarchizzati per priorità di importanza e intensità prevista di impatto. Ad esempio, la più volte menzionata minaccia connessa al rischio di ritardo nella preparazione all’Euro da parte delle imprese italiane è condivisa quando si osservano gli aspetti meramente operativi del processo di adeguamento delle imprese (contabilità, sistemi operativi conversione dei listini, ecc.); meno nitida e significativa è parsa, invece, quando riferita a problemi di posizionamento strategico e competitivo. Soprattutto, viene fatto rilevare come, mano a mano che si esplicitano aspetti e dimensioni del problema Euro più connesse alla dimensione strategica del fenomeno, i soggetti intervistati mostrano percezioni differenti a seconda della prospettiva temporale di riferimento assunta nelle loro analisi, dei fattori organizzativi e dei fattori esterni che influenzano cognizione ed azione delle imprese, della natura e qualità delle relazioni che le legano all’ambiente.La seconda parte del lavoro, costituita da tre distinti contributi, si sposta nel merito dell’industria ceramica e del confronto tra imprese italiane e spagnole.Nel suo secondo saggio (“Analisi dei questionari – Aspetti finanziari”), Elisabetta Gualandri, avvalendosi dei risultati di una ricerca sul campo condotta in Italia e in Spagna su imprese ceramiche e su alcuni dei principali attori bancari operanti nei due distretti, riprende le problematiche del passaggio all’Euro delle imprese su un piano principalmente tecnico-operativo, cercando in primo luogo di valutare i tempi del processo di adeguamento dei vari aspetti della gestione amministrativa: fatturazione, contabilità, bilancio. Il risultato a cui conduce la ricerca è che, in un quadro di generale ritardo nell’evoluzione della funzione finanziaria delle aziende italiane e spagnole, con queste ultime a mostrare livelli di più chiara arretratezza, nello specifico del tema dell’approccio all’Euro, nelle aree osservate dall’analisi, sono, tuttavia, le imprese spagnole quelle che sembrano mostrare la maggiore reattività nell’anticipare gli adempimenti. Anche se, come già ampiamente emerso in molte indagini analoghe condotte in altri settori e altri paesi europei, resta vero, comunque, che le imprese, sia spagnole che italiane, tendono in maggioranza (soprattutto quando hanno dimensioni più ridotte) a rinviare all’ultimo periodo utile il passaggio alla moneta unica, soprattutto per quanto riguarda la contabilità e il bilancio. In particolare, si sostiene come l’introduzione dell’euro potrebbe non veder dispiegati molti dei benefici potenzialmente prospettati, proprio a causa di una gestione finanziaria non adeguatamente sviluppata e per la carenza di una progettualità strategica che affronti il nuovo contesto in un’ottica di medio termine Non trova conferma, inoltre, l’ipotesi di una riduzione, collegata all’introduzione dell’euro e alla semplificazione delle problematiche legate ai pagamenti transfrontalieri, del numero di rapporti con diverse banche contemporaneamente tenuti in vita dalle imprese industriali: i due gruppi di imprese hanno infatti comportamenti omogenei anche con riferimento alla customer relationship improntata su un modello transazionale piuttosto che relazionale. Anche questo aspetto può costituire nel futuro un punto di debolezza. Nel complesso comunque si nota una crescente attenzione per la qualità dei servizi erogati dalle banche, fattore che appare decisamente discriminante nella scelta dei partern bancari.Il lavoro di Gianluca Marchi e Giuseppe Nardin (“Introduzione dell’Euro e comportamenti strategici delle imprese dell’industria ceramica: due distretti a confronto”), affronta i riflessi dell’introduzione dell’Euro sulla posizione strategica e sulle politiche sui mercati internazionali delle imprese ceramiche italiane e spagnole.Gli autori costruiscono i presupposti della loro ricerca partendo dalla considerazione di quanto scarsamente efficaci finiscano per essere quelle impostazioni che prevedono che l’introduzione delle nuova unità monetaria possa essere analizzata come un evento che interviene a modificare il profilo del contesto ambientale con modalità chiaramente predefinibili e comuni per tutti gli attori economici. I fattori di cambiamento connessi all’introduzione dell’Euro, chiamati in causa con maggiore sottolineatura dalla maggior parte degli studi precedenti, infatti, si presentano tutti come fonti di cambiamento potenziale, la cui probabilità, portata, impatto e tempo di accadimento possono, però, essere valutate in modi significativamente difformi in ragione di specificità settoriali, di fattori inerenti le diverse traiettorie evolutive e i diversi modelli competitivi delle singole aziende, di diverse logiche firm-specific di rappresentazione e interpretazione del contesto ambientale. Ad esempio, tra i fattori chiave della competizione di cui era attesa un’alterazione significativa a seguito del processo di unificazione monetaria europea, il fattore prezzo ha avuto sempre un’attenzione particolare nella letteratura manageriale, soprattutto nella direzione di prevedere una tendenza all'omogeneizzazione dei prezzi tra i produttori delle diverse aree/paese. L’analisi comparata dei due campioni di imprese ceramiche, italiane e spagnole, tuttavia, non conferma questa ipotesi e rivela che, nel periodo esaminato, il differenziale di prezzo medio tra produttori italiani e produttori spagnoli non solo non si è ridotto sui mercati europei, ma anzi è andato progressivamente ampliandosi. Più in generale, i risultati che scaturiscono dalla ricerca non offrono indicazioni coerenti con l’ipotesi che il processo di unificazione europea possa costituire un vettore privilegiato per l’omogeneizzazione delle modalità operative delle imprese su tutti i maggiori mercati serviti. Le dinamiche che stanno alla base del confronto competitivo hanno agito, quindi, in modo piuttosto indipendente dal modificarsi di un così importante elemento dell’assetto istituzionale e valutario del contesto ambientale, mentre sembrano più orientate ad incorporare gli effetti del più ampio processo di globalizzazione dei mercati che sta investendo il settore ceramico. E ciò vale non soltanto per quanto concerne le modalità organizzative di presenza internazionale, ma anche con riferimento all’insieme dei contenuti dell’offerta aziendale: prezzo, portafoglio prodotti, servizi offerti ai clienti.Il contributo di Tiziano Bursi (“L’industria ceramica italiana: strategie di crescita delle imprese e processi di concentrazione nello scenario competitivo della unificazione europea e della globalizzazione dei mercati”), a conclusione del lavoro, affronta il tema della crescente importanza delle strategie di crescita esterna nell’industria ceramica italiana, viste come il riflesso di una sollecitazione alla crescita dimensionale intrinsecamente connessa al processo di unificazione europea. Nel corso degli anni ’90, le modificazioni del contesto competitivo hanno posto alle imprese ceramiche, in modo sempre più stringente, il problema del consolidamento dimensionale, del potenziamento del profilo competitivo e della ricerca delle modalità più congrue di realizzazione. Il recupero di importanza della componente dimensionale – si sostiene – è avvenuto in concomitanza e per effetto del processo di espansione ed integrazione economica. Ciò fa sì che le imprese che non riescono ad agganciare il loro ritmo di sviluppo a quello sempre più veloce del mercato, rischiano di entrare in crisi anche se operano in nicchie di mercato. E ciò non solo e non tanto per i vantaggi che la dimensione consente in termini di economie di scala e di potere di controllo di mercato, quanto piuttosto per il fatto che la dimensione tende a diventare un fattore capace di generare e dominare le conoscenze e le risorse necessarie per fronteggiare la crescente complessità dei mercati e della tecnologia. Tra gli strumenti attivati per sostenere il processo di crescita, nell’ultimo decennio si è accresciuta la rilevanza dell’acquisizione di impresa. La ricerca, tuttavia, mostra come tale processo tenda a riguardare, per la maggior parte, operazioni di acquisizione interne al distretto di Sassuolo. Sebbene le trasformazioni in corso – ed in particolare il varo dell’UEM - sollecitino le imprese a ricercare una progressiva articolazione delle forme di presenza sui mercati esteri, un ampliamento delle aree geografiche di riferimento e l’accostamento allo strumento "naturale" dell'esportazione di modalità più innovative e flessibili di presidio estero, l’estensione della dimensione internazionale è ancora prevalentemente perseguita con il potenziamento della base produttiva insediata localmente nel distretto, mentre la proiezione sul mercato estero assume una connotazione ancora prevalentemente commerciale, assicurata dall’efficace azione delle organizzazioni di vendita aziendali. La configurazione sistemica distrettuale con la varietà di effetti sinergici positivi che produce, unitamente al vantaggio da localizzazione (vicinanza ai grandi bacini di domanda dell’Europa continentale), costituiscono ancora fattori fondamentali, difficilmente replicabili, di competitività su scala internazionale.
2001
N/A
Dipartimento di Economia Aziendale Università di Modena e Reggio Emilia
ITALIA
La moneta unica: processi di internazionalizzazione della Pmi e ruolo del sistema bancario / Gualandri, Elisabetta; Marchi, Gianluca. - STAMPA. - (2001), pp. 1-92.
Gualandri, Elisabetta; Marchi, Gianluca
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