Autorialità e poetica di Zavattini scrittore di cinema

Questo lavoro si inserisce nella prospettiva teorica e metodologica tracciata dal primo volume, con la differenza di affrontare materiali di scrittura che portano a film realizzati, alcuni dei quali visti nelle sale di tutto il mondo. Il nostro lavoro di selezione e pubblicazione dei soggetti, trattamenti e sceneggiature zavattiniani intende percorrere e sviluppare in particolare alcune direttrici di ricerca, complementari e dialoganti tra loro. Un primo percorso è di taglio storiografico, per indagare i modelli di sceneggiatura ai quali Zavattini si ispira inizialmente, per proseguire nei decenni successivi una propria sperimentazione e sviluppare personali metodologie e poetiche. Un secondo percorso di riflessione riguarda il binomio tra “ricerca” e “professionismo”, cioè tra cinema di impegno e cinema di mestiere: due polarità entro cui si muove lo sceneggiatore e autore Zavattini nell’arco di una carriera che va dagli anni trenta alla metà degli anni ottanta del Novecento. L’identità autoriale di Zavattini si intreccia a questioni morali e di natura teorica, ma anche a problemi di stile e scelte metodologiche. Interrogandosi più volte in prima persona sullo statuto professionale dello “scrittore di cinema”, Zavattini si erge nel panorama italiano quale massimo rappresentante di splendori e miserie del mestiere dello sceneggiatore, «sempre in lotta con la fretta della macchina-cinema, l’invadenza dei registi, l’approssimazione delle strutture produttive» (Caldiron in Zavattini 2022b, p. XI). E non va dimenticato che la sua foltissima filmografia rappresenta «soltanto la punta dell’iceberg delle centinaia di soggetti e delle migliaia di pagine di interventi, postille, dichiarazioni, appunti, lettere, testi, diari» a cui Zavattini ha affidato la propria inesauribile attività di scrittore, innovatore e teorico del cinema.