Una costante dell’elaborazione scientifica di Marco Biagi è stata la proiezione verso il “fare”. Una vocazione per una ricerca capace di compromettersi con il divenire dei processi e dei contesti reali per guidarne la direzione. Un impegno “militante” che risale all’influenza determinante di Giuseppe Federico Mancini, suo Maestro accademico, definito dallo stesso Marco, pensando anche a se stesso, come un moderno «giurista di progetto». A Marco Biagi pareva infatti chiaro che il modello regolativo dei rapporti di lavoro utilizzato in Italia e in Europa non fosse più in grado di cogliere e governare le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro. Trasformazioni che, come aveva intuito prima di molti altri, avvengono oggi ad una velocità sconosciuta rispetto a quanto registrato nel Novecento industriale. Per Marco Biagi, contrariamente a quanto si è soliti pensare, per dare corpo ad una riforma complessiva del diritto del lavoro italiano non erano le idee e la progettualità a mancare. Ciò che frenava il cambiamento era, piuttosto, il mancato superamento di veti e di pregiudiziali ideologiche che rallentavano (e ancora rallentano) inutilmente, rispetto al processo di evoluzione in atto, le riforme necessarie ad evitare fenomeni di destrutturazione e deregolamentazione strisciante del mercato del lavoro.
Marco Biagi e un progetto per la regolazione del lavoro che cambia / Tiraboschi, Michele. - 257:(2024), pp. 1469-1475. [10.36253/979-12-215-0319-7.164]
Marco Biagi e un progetto per la regolazione del lavoro che cambia
Tiraboschi, Michele
2024
Abstract
Una costante dell’elaborazione scientifica di Marco Biagi è stata la proiezione verso il “fare”. Una vocazione per una ricerca capace di compromettersi con il divenire dei processi e dei contesti reali per guidarne la direzione. Un impegno “militante” che risale all’influenza determinante di Giuseppe Federico Mancini, suo Maestro accademico, definito dallo stesso Marco, pensando anche a se stesso, come un moderno «giurista di progetto». A Marco Biagi pareva infatti chiaro che il modello regolativo dei rapporti di lavoro utilizzato in Italia e in Europa non fosse più in grado di cogliere e governare le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro. Trasformazioni che, come aveva intuito prima di molti altri, avvengono oggi ad una velocità sconosciuta rispetto a quanto registrato nel Novecento industriale. Per Marco Biagi, contrariamente a quanto si è soliti pensare, per dare corpo ad una riforma complessiva del diritto del lavoro italiano non erano le idee e la progettualità a mancare. Ciò che frenava il cambiamento era, piuttosto, il mancato superamento di veti e di pregiudiziali ideologiche che rallentavano (e ancora rallentano) inutilmente, rispetto al processo di evoluzione in atto, le riforme necessarie ad evitare fenomeni di destrutturazione e deregolamentazione strisciante del mercato del lavoro.File | Dimensione | Formato | |
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