L’attuazione della legge sulla cd. par condicio (l. 28/2000) nel corso degli ultimi anni ha visto il tentativo di definire, per tutelarli, i confini della “informazione” e di regolare il “pari” accesso ai mezzi di comunicazione di massa da parte delle forze politiche. Entrambi gli sforzi si sono dimostrati laboriosi e parzialmente inefficaci nel bilanciare i diritti costituzionali sottostanti allo svolgimento di una corretta campagna elettorale, e hanno evidenziato, ancora una volta, come la legislazione elettorale e quella sulle risorse dei partiti politici condizionino significativamente anche le arene disponibili per la campagna elettorale, su cui si concentra l’attività di regolazione. In questo senso, anche nelle più recenti elezioni del 2013, il protagonista della campagna elettorale è stato il sistema radiotelevisivo. L’Agcom e la Commissione di Vigilanza Rai sono uscite dalle esperienze delle precedenti tornate elettorali (in particolare nel 2006 e 2010) con una definizione più chiara di comunicazione politica e di informazione (anche a seguito dell’intervento della giurisprudenza amministrativa, in particolare: Consiglio di Stato sent. 1943/2011). L’Agcom è però inciampata su una definizione incerta di “diffusione” (art. 8. L. 28/2000), ammettendo, a determinate condizioni e per determinati servizi, la diffusione di sondaggi anche nel periodo di divieto, salvo poi recedere da questa interpretazione. Rimane il problema di una regolazione delle campagne elettorali tarata sulle vecchie "emittenti radiotelevisive" che non è stata adeguata alle intense riforme sul sistema dei media nel loro complesso, intervenute a livello europeo, e a una diversa declinazione del pluralismo informativo, ad essa conseguente. L'agcom può farsi interprete di questo cambiamento nei limiti della propria competenza ma anche su questo aspetto gli orientamenti non sono univoci.
Diffusione di sondaggi e campagna elettorale: definizioni più certe, contesti più indefiniti / Caporale, M. - 1:(2013), pp. 64-88.
Diffusione di sondaggi e campagna elettorale: definizioni più certe, contesti più indefiniti
Caporale M
2013
Abstract
L’attuazione della legge sulla cd. par condicio (l. 28/2000) nel corso degli ultimi anni ha visto il tentativo di definire, per tutelarli, i confini della “informazione” e di regolare il “pari” accesso ai mezzi di comunicazione di massa da parte delle forze politiche. Entrambi gli sforzi si sono dimostrati laboriosi e parzialmente inefficaci nel bilanciare i diritti costituzionali sottostanti allo svolgimento di una corretta campagna elettorale, e hanno evidenziato, ancora una volta, come la legislazione elettorale e quella sulle risorse dei partiti politici condizionino significativamente anche le arene disponibili per la campagna elettorale, su cui si concentra l’attività di regolazione. In questo senso, anche nelle più recenti elezioni del 2013, il protagonista della campagna elettorale è stato il sistema radiotelevisivo. L’Agcom e la Commissione di Vigilanza Rai sono uscite dalle esperienze delle precedenti tornate elettorali (in particolare nel 2006 e 2010) con una definizione più chiara di comunicazione politica e di informazione (anche a seguito dell’intervento della giurisprudenza amministrativa, in particolare: Consiglio di Stato sent. 1943/2011). L’Agcom è però inciampata su una definizione incerta di “diffusione” (art. 8. L. 28/2000), ammettendo, a determinate condizioni e per determinati servizi, la diffusione di sondaggi anche nel periodo di divieto, salvo poi recedere da questa interpretazione. Rimane il problema di una regolazione delle campagne elettorali tarata sulle vecchie "emittenti radiotelevisive" che non è stata adeguata alle intense riforme sul sistema dei media nel loro complesso, intervenute a livello europeo, e a una diversa declinazione del pluralismo informativo, ad essa conseguente. L'agcom può farsi interprete di questo cambiamento nei limiti della propria competenza ma anche su questo aspetto gli orientamenti non sono univoci.File | Dimensione | Formato | |
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