Con questo contributo intendiamo presentare alcune riflessioni metodologiche a partire da un percorso di ricerca avviato nel 2012 presso la Libera Università di Bolzano sulla relazione tra pedagogia e architettura nel processo di progettazione degli edifici scolastici (Weyland et al., 2019; Weyland, 2021; Weyland & Falanga, 2022), oggi interpretato dal laboratorio interdisciplinare EDEN, Educational Environments with Nature. Tra il 2016 e il 2018 è nata una attività di supporto consultivo alle scuole che coniuga il bisogno di qualificare gli spazi fisici della scuola con la necessità di aggiornare le pratiche didattiche e di sviluppare l’organizzazione scolastica. Da queste esperienze è sorta l’idea di veicolare tramite l’università proposte di accompagnamento allo “sviluppo della scuola” (Schratz & Steiner-Löffler, 1999) attraverso percorsi ricerca e formazione sul processo di progettazione insieme pedagogico-didattica e architettonica degli ambienti in cui inscenare la relazione educativa, al quale partecipano professionisti dell’istruzione, della ricerca educativa, dell’architettura e del design. Tra il 2019 e il 2022 ben 24 comunità scolastiche hanno stretto convenzioni di ricerca-formazione con l’università. In questi processi sono gli enti scolastici stessi a diventare committenti di ricerca e a porre i docenti nel ruolo di co-ricercatori sul campo, al fine di superare il noto divario che sussiste tra gli esiti della ricerca accademica e la loro incidenza in contesti scolastici-istituzionali (Scurati, Zanniello, 1993; Vannini, 2018). Come ricorda Paolo Calidoni (2021), è proprio Scurati che valorizza questa tipologia di ricerca per la sua estensione e flessibilità metodologica e per la capacità di incidere sugli aspetti motivazionali (i perché della ricerca) e relazionali (i rapporti, le comunicazioni, la diffusione dei risultati). Il retroterra di queste esperienze e il moltiplicarsi dei progetti offre la possibilità di sviluppare un programma di ricerca e di intervento che pone questioni metodologiche complesse. Oltre a sensibilizzare i docenti su quella che Luigina Mortari (2007) definisce «postura del ricercatore» nella sua pratica quotidiana, lo sforzo che si sta mettendo a punto è infatti quello di elaborare un programma di ricerca che faccia convergere i dati raccolti dalle diverse collaborazioni sui tre momenti che Elisabetta Nigris (2018) descrive come centrali: co-situare la ricerca; individuare il disegno; discutere e co-costruire l’analisi e la sintesi dei dati, al fine di stabilire l’efficacia delle azioni di cambiamento intraprese. Questo richiede che il processo di generazione del cambiamento sia messo a fuoco e che si costruisca un modello per la classificazione dei risultati che consenta di mettere in relazione gli interventi, i risultati immediati e l'influenza che essi possono esercitare sui fattori che hanno un nesso empiricamente e teoricamente giustificato con l’esito auspicato a lungo termine.
Fare ricerca e azione con gli insegnanti: Scuola e università come comunità in ricerca / Weyland, Beate; Zini, Andrea. - (2023). (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale SIPED 2023 "Sistemi Educativi, Orientamento, Lavoro" tenutosi a Bologna nel 02/02/2023 - 04/02/2023).
Fare ricerca e azione con gli insegnanti: Scuola e università come comunità in ricerca
Andrea Zini
2023
Abstract
Con questo contributo intendiamo presentare alcune riflessioni metodologiche a partire da un percorso di ricerca avviato nel 2012 presso la Libera Università di Bolzano sulla relazione tra pedagogia e architettura nel processo di progettazione degli edifici scolastici (Weyland et al., 2019; Weyland, 2021; Weyland & Falanga, 2022), oggi interpretato dal laboratorio interdisciplinare EDEN, Educational Environments with Nature. Tra il 2016 e il 2018 è nata una attività di supporto consultivo alle scuole che coniuga il bisogno di qualificare gli spazi fisici della scuola con la necessità di aggiornare le pratiche didattiche e di sviluppare l’organizzazione scolastica. Da queste esperienze è sorta l’idea di veicolare tramite l’università proposte di accompagnamento allo “sviluppo della scuola” (Schratz & Steiner-Löffler, 1999) attraverso percorsi ricerca e formazione sul processo di progettazione insieme pedagogico-didattica e architettonica degli ambienti in cui inscenare la relazione educativa, al quale partecipano professionisti dell’istruzione, della ricerca educativa, dell’architettura e del design. Tra il 2019 e il 2022 ben 24 comunità scolastiche hanno stretto convenzioni di ricerca-formazione con l’università. In questi processi sono gli enti scolastici stessi a diventare committenti di ricerca e a porre i docenti nel ruolo di co-ricercatori sul campo, al fine di superare il noto divario che sussiste tra gli esiti della ricerca accademica e la loro incidenza in contesti scolastici-istituzionali (Scurati, Zanniello, 1993; Vannini, 2018). Come ricorda Paolo Calidoni (2021), è proprio Scurati che valorizza questa tipologia di ricerca per la sua estensione e flessibilità metodologica e per la capacità di incidere sugli aspetti motivazionali (i perché della ricerca) e relazionali (i rapporti, le comunicazioni, la diffusione dei risultati). Il retroterra di queste esperienze e il moltiplicarsi dei progetti offre la possibilità di sviluppare un programma di ricerca e di intervento che pone questioni metodologiche complesse. Oltre a sensibilizzare i docenti su quella che Luigina Mortari (2007) definisce «postura del ricercatore» nella sua pratica quotidiana, lo sforzo che si sta mettendo a punto è infatti quello di elaborare un programma di ricerca che faccia convergere i dati raccolti dalle diverse collaborazioni sui tre momenti che Elisabetta Nigris (2018) descrive come centrali: co-situare la ricerca; individuare il disegno; discutere e co-costruire l’analisi e la sintesi dei dati, al fine di stabilire l’efficacia delle azioni di cambiamento intraprese. Questo richiede che il processo di generazione del cambiamento sia messo a fuoco e che si costruisca un modello per la classificazione dei risultati che consenta di mettere in relazione gli interventi, i risultati immediati e l'influenza che essi possono esercitare sui fattori che hanno un nesso empiricamente e teoricamente giustificato con l’esito auspicato a lungo termine.File | Dimensione | Formato | |
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