Traiettorie di digitalizzazione nel welfare italiano: uno studio comparato tra Emilia-Romagna e Lombardia

Over the last decades, the Italian welfare system has been the focus of attention of academic studies, legislative interventions and programmatic plans. The picture that emerges is of a high institutional fragmentation from which significant organisational criticalities derive: if the current competition of non-public actors (individual citizens, intermediate bodies and the third sector), undisputed protagonists of the new model of participatory welfare (the so-called “community welfare”), represents a potential solution to face the challenges deriving from a growth and differentiation of the demand for care, this participation introduces further elements of complexity into the functioning of this sector. In light of different regional welfare systems and the welfare-mix based processes, varying from region to region, the existence of a relationship between the ways each region regulates the socio-health integration, on the one side, and private profit and non profit suppliers’ organisational processes, on the other side, is undeniable. By circumscribing the analysis to the private social sector and to services for non-self-sufficient people, the research focuses on the relationship between regional governance models and organisational processes. This relationship takes on particular relevance in the current scenario, expressing new and different social challenges, to which COVID-19 - taken as an external shock - appears to have contributed considerably. The goal of research is to identify the inter-organisational dimensions that have the greatest impact on the organisational processes of third sector providers, with particular attention to digitalisation processes. To this end, a comparative study between third sector providers operating in different regions was necessary. This comparative study was preceded by a preliminary study, aimed at updating the social and health governance structure of the two selected regions, Emilia-Romagna and Lombardia. At the methodological level, the research was articulated in two phases. The first phase, functional to the subsequent phase of construction of case studies, aimed at an operational definition of the organisational and interorganisational dimensions that frame the daily action of service suppliers in the context of the two affiliate regional systems. In this phase significant qualitative data were collected through twenty semi-structured interviews to key informants. In the second phase two case studies, based on two selected non profit service providers, respectively operating in Emilia Romagna and Lombardia, were carried out.Tthe case studies analyse qualitative data collected through seventeen interviews to the top and middle managers of the two selected organisations, followed by a text coding implemented with the support of the Atlas.ti software. The research is relevant for the current debate reported by the most recent literature on the digitalisation of welfare systems: although it is a limited study, some general trajectories can be deduced from the research results, enriching such debate. In particular, the digitalisation in the welfare sector seems to represent an opportunity to recompose very fragmented governance systems. In fact, the identified digitalisation processes make evident the need to find new spaces for a re-institutionalisation of the welfare system. Far from being used in a predictive way, but used for a more rapid and extensive reading of the needs, the technologies could actually support a better integrated and shared programming, able to ensure prompt answers to such needs.

Da decenni il welfare socio-sanitario italiano è al centro dell’attenzione di studi e ricerche, di interventi legislativi e di disegni programmatici di cambiamento da parte dei diversi governi che si sono succeduti. Il quadro che ne emerge è quello di un’elevata frammentazione istituzionale da cui derivano significative criticità organizzative: se l’attuale concorso di attori non pubblici (singoli cittadini, corpi intermedi e terzo settore), protagonisti indiscussi del nuovo modello di welfare partecipativo (il cosiddetto community welfare), costituisce una potenziale soluzione per fronteggiare le sfide derivanti dalla crescita e differenziazione della domanda di cura, tale partecipazione immette nel funzionamento di questo settore ulteriori elementi di complessità. Alla luce della titolarità non concorrente in capo alle regioni (welfare regions) e dei processi di welfare-mix che si sono andati affermando in misura diversa nella gestione dei servizi di ciascuna regione, è innegabile che esista una relazione tra i modi in cui le regioni regolano e governano l’area dell’integrazione socio-sanitaria e i processi organizzativi delle imprese profit e no profit coinvolte. Circoscrivendo la propria analisi al privato sociale e ai servizi per la non autosufficienza, la ricerca ha come oggetto il rapporto tra modelli di governance regionali e processi organizzativi. Tale rapporto assume particolare rilevanza nello scenario attuale, caratterizzato da un mutamento delle sfide sociali, a cui il COVID-19 - assunto come schock esterno - risulta aver contribuito in maniera considerevole. L’obiettivo è quello di individuare le dimensioni inter-organizzative (ossia le componenti della governance socio-sanitaria regionale di afferenza) maggiormente impattanti sui processi organizzativi di enti erogatori del Terzo settore, con particolare attenzione ai processi di digitalizzazione. A tal fine si è reso necessario uno studio comparato tra enti appartenenti a diverse regioni, preceduto da uno studio preliminare, volto ad attualizzare l’assetto delle governance sociosanitarie delle due regioni selezionate, Emilia Romagna e Lombardia. A livello metodologico, la ricerca è stata strutturata in due fasi. La prima fase, finalizzata ad una definizione operazionale delle dimensioni organizzative ed interorganizzative che inquadrano l’agire quotidiano degli enti erogatori nel contesto dei sistemi regionali di governance a cui afferiscono (funzionale alla successiva fase di costruzione di studi di caso), ha visto una significativa raccolta di dati qualitativi attraverso venti interviste semi-strutturate a key informants. La seconda fase si è focalizzata sulla realizzazione dei due studi di caso, attraverso diciassette interviste a figure apicali e intermedie appartenenti alle due organizzazioni selezionate, seguite da una codifica del corpo testuale, con il supporto del software Atlas.ti. La ricerca assume rilevanza nel quadro della più recente letteratura sulla digitalizzazione del welfare, dal momento che, pur trattandosi di uno studio circoscritto, dai risultati è possibile desumere alcune traiettorie generali che possono arricchire il dibattito in corso. In particolare, in relazione alla sfida dell’integrazione socio-sanitaria emerge come la digitalizzazione costituisca un’opportunità per ricomporre governance molto frammentate. I processi di digitalizzazione identificati renderebbero, infatti, evidente la necessità di trovare nuovi spazi per una reistituzionalizzazione del welfare. Lungi dall’essere utilizzate in una logica predittiva, ma impiegate per una più celere ed estesa lettura dei bisogni, le tecnologie potrebbero effettivamente sostenere una programmazione condivisa, capace di maggiore prontezza nel dare risposta a tali bisogni.