Il lavoro affronta, in prospettiva pedagogica, il contributo che Katharina Rutschky ha fornito alle definizioni della categoria teoretica e del concetto scientifico di Pedagogia nera, nel tentativo di delineare un tessuto connettivo tra istanze educative, temi psicoanalitici e analisi critica della società. Attraverso alcuni rapporti/antinomie pedagogicamente assunti e trattati (fra i quali si segnalano: condizionamento e apertura al possibile; disposizione strutturale e progettualità esistenziale; asimmetria e implicazione paritaria), il contributo affronterà la relazione tra formazione e riproduzione sociale (così come tra ideologia e educazione) cercando di smarcarsi da una tematizzazione della violenza sull’infanzia e dei rapporti di potere nella relazione educativa in termini di dicotomia fra “bianco” e “nero” per assumere, in alternativa, la prospettiva di “abuso educativo” come configurazione possibile dell’educazione – la quale si dà e può darsi anche al di fuori e oltre l’abuso stesso. In questo senso, la ricostruzione proposta da Katharina Rutschky, a partire dai testi raccolti in “Pedagogia Nera” e nel rapporto con la loro assunzione sia nel pensiero psicoanalitico (Morton Schatzman, Alice Miller, etc.) che nella tradizione materialista (Louis Althusser, Fulvio Papi, etc.), ha fornito le fondamenta per una lettura critica del pedagogico, in un duplice senso. Da un lato, per sottolineare la preminenza del setting sulla relazione educativa che esso attraversa e rende possibile. Dall’altro, per rimarcare un carattere di ambivalenza della punizione – sospesa tra istanze distruttive, conformazione alla norma e cura educativa – che può essere utilmente letto in relazione alle più generali dinamiche socio-economiche e storico-culturali di asservimento e subalternità, traducendosi anche, seppur in forme mistificate o sublimate, negli stili e nelle relative procedure educative familiari, scolastiche ed extra-scolastiche, così come nelle istituzioni intenzionalmente formative e nelle relative culture di servizio. In questa prospettiva, assumendo dunque la punizione oltre ogni forma di spettacolarizzazione e di estemporaneità, l’opera di Katharina Rutschky permette una lettura non soltanto storiografica o documentale della violenza sull’infanzia, ma può aprire altresì spazi tipicamente pedagogici per tematizzare la relazione tra educazione e potere nei propri aspetti strutturali, tenendo insieme sia un’accezione valutativa che una a-valutativa del concetto di educazione e mantenendo al contempo in tensione dialettica e storico-materiale gli aspetti assiologici e quelli effettuali delle pratiche formative. In questo modo, si rende possibile una lettura di tale relazione in lunghezza, ampiezza e profondità della vita umana e una sua tematizzazione in setting di primo e di secondo livello – dunque, sia in termini di prassi educativa, che di consulenza e supervisione pedagogiche.
Dal "teatro dell'atroce" al dispositivo educativo. La "pedagogia nera" di Katharina Rutschky tra istanze di potere e percorsi di emancipazione / D'Antone, Alessandro. - (2022), pp. 93-115.
Dal "teatro dell'atroce" al dispositivo educativo. La "pedagogia nera" di Katharina Rutschky tra istanze di potere e percorsi di emancipazione
Alessandro D'Antone
2022
Abstract
Il lavoro affronta, in prospettiva pedagogica, il contributo che Katharina Rutschky ha fornito alle definizioni della categoria teoretica e del concetto scientifico di Pedagogia nera, nel tentativo di delineare un tessuto connettivo tra istanze educative, temi psicoanalitici e analisi critica della società. Attraverso alcuni rapporti/antinomie pedagogicamente assunti e trattati (fra i quali si segnalano: condizionamento e apertura al possibile; disposizione strutturale e progettualità esistenziale; asimmetria e implicazione paritaria), il contributo affronterà la relazione tra formazione e riproduzione sociale (così come tra ideologia e educazione) cercando di smarcarsi da una tematizzazione della violenza sull’infanzia e dei rapporti di potere nella relazione educativa in termini di dicotomia fra “bianco” e “nero” per assumere, in alternativa, la prospettiva di “abuso educativo” come configurazione possibile dell’educazione – la quale si dà e può darsi anche al di fuori e oltre l’abuso stesso. In questo senso, la ricostruzione proposta da Katharina Rutschky, a partire dai testi raccolti in “Pedagogia Nera” e nel rapporto con la loro assunzione sia nel pensiero psicoanalitico (Morton Schatzman, Alice Miller, etc.) che nella tradizione materialista (Louis Althusser, Fulvio Papi, etc.), ha fornito le fondamenta per una lettura critica del pedagogico, in un duplice senso. Da un lato, per sottolineare la preminenza del setting sulla relazione educativa che esso attraversa e rende possibile. Dall’altro, per rimarcare un carattere di ambivalenza della punizione – sospesa tra istanze distruttive, conformazione alla norma e cura educativa – che può essere utilmente letto in relazione alle più generali dinamiche socio-economiche e storico-culturali di asservimento e subalternità, traducendosi anche, seppur in forme mistificate o sublimate, negli stili e nelle relative procedure educative familiari, scolastiche ed extra-scolastiche, così come nelle istituzioni intenzionalmente formative e nelle relative culture di servizio. In questa prospettiva, assumendo dunque la punizione oltre ogni forma di spettacolarizzazione e di estemporaneità, l’opera di Katharina Rutschky permette una lettura non soltanto storiografica o documentale della violenza sull’infanzia, ma può aprire altresì spazi tipicamente pedagogici per tematizzare la relazione tra educazione e potere nei propri aspetti strutturali, tenendo insieme sia un’accezione valutativa che una a-valutativa del concetto di educazione e mantenendo al contempo in tensione dialettica e storico-materiale gli aspetti assiologici e quelli effettuali delle pratiche formative. In questo modo, si rende possibile una lettura di tale relazione in lunghezza, ampiezza e profondità della vita umana e una sua tematizzazione in setting di primo e di secondo livello – dunque, sia in termini di prassi educativa, che di consulenza e supervisione pedagogiche.File | Dimensione | Formato | |
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