Il saggio intende illustrare sinteticamente una linea di tendenza di ampio spettro cronologico che vede l’emersione progressiva della “parola”. Un punto di svolta si registra alla fine del XII secolo con la repressione dell’eresia: la Chiesa predispone un nuovo tipo di processo fondato sul rapporto asimmetrico tra giudice e imputato nonché sulla deposizione trascritta e sottoscritta di quest’ultimo. Ben presto, la centralità della confessione eleverà la tortura quale ordinario meccanismo di pressione fisica e psicologica durante l’interrogatorio. Quello inquisitorio in breve tempo diventerà il processo adottato anche dalle autorità laiche per la repressione dei crimini: l’importanza dell’interrogatorio sotto tortura è documentato, tra l’altro, da diverse opere di giuristi e cancellieri, che intendevano fornire una guida e un ausilio nella verbalizzazione delle domande e delle risposte. Nel caso celebre del processo agli untori di peste del 1630, i verbali superstiti verranno riletti con sfumature e intenti diversi da Alessandro Verri e da Alessandro Manzoni tra fine Settecento e metà Ottocento: in entrambi gli autori, comunque, risaltano con forza la “parola” dolente dei torturati e la stortura impressa dalla violenza sul risultato finale delle sentenze e delle condanne.The essay intends to briefly illustrate a broad chronological trend line that sees the progressive disclosure of the “word”. We can see a turning point at the end of the twelfth century with the repression of heresy: the Church prepares a new type of trial based on the asymmetrical relationship between the judge and the defendant as well as on the transcribed and signed deposition of the latter. Soon, the centrality of confession will elevate torture as an ordinary mechanism of physical and psychological pressure during interrogation. Soon the inquisitorial process will also become adopted by the secular authorities for the repression of crimes: the importance of interrogation under torture is documented, among other things, by various works by jurists and chancellors, who intended to provide guidance and help in verbalizing questions and answers. In the famous case of the trial of the plague spreaders of 1630, Alessandro Verri and Alessandro Manzoni will re-read the surviving minutes with different intentions between the end of the eighteenth century and the mid-nineteenth century: in both authors, however, the painful “word” of the tortured and the distortion imprinted by violence on the final result of rulings and convictions stand out strongly.KeywordsCriminal trial; Confession; Torture; Interrogation

Patire nel processo: tortura e confessione nella procedura penale d’antico regime / Tavilla, Carmelo Elio. - In: DNA DI NULLA ACADEMIA. - ISSN 2724-5179. - 2:(2022), pp. 6-17. [10.6092/issn.2724-5179/14634]

Patire nel processo: tortura e confessione nella procedura penale d’antico regime

Elio Tavilla
2022

Abstract

Il saggio intende illustrare sinteticamente una linea di tendenza di ampio spettro cronologico che vede l’emersione progressiva della “parola”. Un punto di svolta si registra alla fine del XII secolo con la repressione dell’eresia: la Chiesa predispone un nuovo tipo di processo fondato sul rapporto asimmetrico tra giudice e imputato nonché sulla deposizione trascritta e sottoscritta di quest’ultimo. Ben presto, la centralità della confessione eleverà la tortura quale ordinario meccanismo di pressione fisica e psicologica durante l’interrogatorio. Quello inquisitorio in breve tempo diventerà il processo adottato anche dalle autorità laiche per la repressione dei crimini: l’importanza dell’interrogatorio sotto tortura è documentato, tra l’altro, da diverse opere di giuristi e cancellieri, che intendevano fornire una guida e un ausilio nella verbalizzazione delle domande e delle risposte. Nel caso celebre del processo agli untori di peste del 1630, i verbali superstiti verranno riletti con sfumature e intenti diversi da Alessandro Verri e da Alessandro Manzoni tra fine Settecento e metà Ottocento: in entrambi gli autori, comunque, risaltano con forza la “parola” dolente dei torturati e la stortura impressa dalla violenza sul risultato finale delle sentenze e delle condanne.The essay intends to briefly illustrate a broad chronological trend line that sees the progressive disclosure of the “word”. We can see a turning point at the end of the twelfth century with the repression of heresy: the Church prepares a new type of trial based on the asymmetrical relationship between the judge and the defendant as well as on the transcribed and signed deposition of the latter. Soon, the centrality of confession will elevate torture as an ordinary mechanism of physical and psychological pressure during interrogation. Soon the inquisitorial process will also become adopted by the secular authorities for the repression of crimes: the importance of interrogation under torture is documented, among other things, by various works by jurists and chancellors, who intended to provide guidance and help in verbalizing questions and answers. In the famous case of the trial of the plague spreaders of 1630, Alessandro Verri and Alessandro Manzoni will re-read the surviving minutes with different intentions between the end of the eighteenth century and the mid-nineteenth century: in both authors, however, the painful “word” of the tortured and the distortion imprinted by violence on the final result of rulings and convictions stand out strongly.KeywordsCriminal trial; Confession; Torture; Interrogation
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Patire nel processo: tortura e confessione nella procedura penale d’antico regime / Tavilla, Carmelo Elio. - In: DNA DI NULLA ACADEMIA. - ISSN 2724-5179. - 2:(2022), pp. 6-17. [10.6092/issn.2724-5179/14634]
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