Opera minore del cardinale Roberto Bellarmino - nota, per lo più, ai cultori delle lettere volte alla cura dello spirito e non ancora fatta oggetto di specifico studio dalla scienza canonistica -, il De gemitu Columbae sive De bono lacrymarum si compone di tre libri: il primo è dedicato alla “necessità de’ gemiti”; il secondo e il terzo, rispettivamente, alle fonti e ai frutti delle “lagrime” - tra i temi trattati nell’ultimo libro spiccano per importanza i capitoli dedicati alla riforma del clero e a quella dei regolari . Della discreta fortuna che lo scritto riscontrò nella prima metà del Seicento sembrano dirci le numerose edizioni a stampa che si sono rincorse a brevissima distanza le une dalle altre: la prima romana del 1617 per i tipi di Bartolomeo Zannetti, volgarizzata da Tancredi Cotoni della Compagnia di Gesù, sembra destare particolare interesse rispetto alla coeva di Anversa, nonché alle successive in latino. E questo, a nostro avviso, proprio in forza dell’intervento di traduzione in lingua volgare che si è inteso qui intraprendere: in un’epoca in cui anche la lingua (il latino o il volgare) assurge a motivo portante nella dialettica cattolici-riformati, tale scelta non è (e non può essere ritenuta) priva di effetti. Giacché la volgarizzazione rappresenta uno strumento comunicativo di grande efficacia: in grado, per un verso, di avvicinarne il testo ai fedeli e di facilitarne, per altro verso, la comprensione e la circolazione tra un pubblico più vasto.

Il De gemitu Columbae del cardinale Roberto Bellarmino e lo jus publicum ecclesiasticum / Borghi, Alex. - In: STATO, CHIESE E PLURALISMO CONFESSIONALE. - ISSN 1971-8543. - 5:(2018), pp. 1-16.

Il De gemitu Columbae del cardinale Roberto Bellarmino e lo jus publicum ecclesiasticum

Borghi Alex
2018

Abstract

Opera minore del cardinale Roberto Bellarmino - nota, per lo più, ai cultori delle lettere volte alla cura dello spirito e non ancora fatta oggetto di specifico studio dalla scienza canonistica -, il De gemitu Columbae sive De bono lacrymarum si compone di tre libri: il primo è dedicato alla “necessità de’ gemiti”; il secondo e il terzo, rispettivamente, alle fonti e ai frutti delle “lagrime” - tra i temi trattati nell’ultimo libro spiccano per importanza i capitoli dedicati alla riforma del clero e a quella dei regolari . Della discreta fortuna che lo scritto riscontrò nella prima metà del Seicento sembrano dirci le numerose edizioni a stampa che si sono rincorse a brevissima distanza le une dalle altre: la prima romana del 1617 per i tipi di Bartolomeo Zannetti, volgarizzata da Tancredi Cotoni della Compagnia di Gesù, sembra destare particolare interesse rispetto alla coeva di Anversa, nonché alle successive in latino. E questo, a nostro avviso, proprio in forza dell’intervento di traduzione in lingua volgare che si è inteso qui intraprendere: in un’epoca in cui anche la lingua (il latino o il volgare) assurge a motivo portante nella dialettica cattolici-riformati, tale scelta non è (e non può essere ritenuta) priva di effetti. Giacché la volgarizzazione rappresenta uno strumento comunicativo di grande efficacia: in grado, per un verso, di avvicinarne il testo ai fedeli e di facilitarne, per altro verso, la comprensione e la circolazione tra un pubblico più vasto.
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Il De gemitu Columbae del cardinale Roberto Bellarmino e lo jus publicum ecclesiasticum / Borghi, Alex. - In: STATO, CHIESE E PLURALISMO CONFESSIONALE. - ISSN 1971-8543. - 5:(2018), pp. 1-16.
Borghi, Alex
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